Tank

Fitlh Hounds of Hades

Nei primi anni ottanta la New Wave Of British Heavy Metal sfornò tanti gruppi dallo stile diverso, anche se poi la sonorità dei Diamond Heads è quella che è stata incorporata nella considerazione culturale di essere quella più vicina a tale corrente.

In senso Speed, vicino ai Motorhead, e quindi anche con inflessioni punk, emersero i britannici Tank con un disco di culto come ‘Fith Hounds of Hades’ che oggi forse è conosciuto solo dai più appassionati, ma che allora era tra i più duri esempi del panorama. Un album d’esordio che non è un capolavoro in senso stretto, ma sicuramente è un tassello importante per capire quel momento storico artisticamente ricco e sfaccettato. Nel marzo del 1982 si era ancora nel pieno del famoso movimento metallico e senza questo disco il racconto non sarebbe completo.

I due pezzi sopra la media sono quelli che aprono il primo e il secondo lato del vinile. Il primo è ‘SHELLSHOCK’, un veloce pezzo rutilante che inizia con un intro etnico prima di sfociare in un attacco virulento. Il secondo è invece ‘TURN YOUR HEAD AROUND’, dalla chitarra che elettrizza l’aria; esso è più orecchiabile e lineare, ma comunque grintoso e stilisticamente ineccepibile, con un ritornello perfetto da cantare ai concerti e dal ritmo adatto allo scatenamento sotto il palco. Altra perla è ‘Struck by lightning’ che presenta la stessa carica, leggermente meno fruibile ma anch’essa divertente ed irriverente.

I Tank di tale album hanno comunque molto del sound classico della NWOBHM, e lo si sente piuttosto nettamente in un brano come ‘Run like Hell’, così come ‘Heavy Artillery’, minori ma significativi. Un brano tradizionalissimo come ‘That’s what Dreams are made of’ abbandona l’essenza Speed ma rimane sempre ancorato ai Motorhead, stavolta con sonorità anche precedenti alla NWOBHM, ricordando l’album ‘Overklill del 1978 dei Motorhead, sia per riff e cantato, ma soprattutto per la sua espressività pscichedelica. Ci sono cadute di tono dato che il songwriting non mantiene sempre la stessa pregnanza, anche a causa di una certa immaturità come avviene in ‘Who needs Love Songs’ o come l’episodio ‘Blood, Guts & Beer’ che è più interlocutorio e cerca un giro di chitarra elaborato, senza però ottenere un buon risultato vista la sua fastidiosa ripetività.

Che la band abbia addentellati stilistici con i Motorhead è maggiormente confermato dal nome del produttore che fu proprio il chitarrista dei Motorhead, Fast Eddie Clark.  La verve punk era stata portata dal fondatore Algy Ward, in quanto ex membro dei Damned. La voce grezza ma meno roca di Lemmy, sa gestirsi abbastanza bene e non ha bisogno di grande virtuosismo perché le song non lo pretendono. Si tratta di un metal che si basa sui riff e su un cantato sguaiato, non troppo urlato, ma nemmeno molto raffinato e l’effetto è quello che serve ad un tipo così basico di rock. La velocità dei 4/4 è veloce ma anche cadenzata, non è sempre col piede sull’acceleratore. Oggi la band è divisa in due entità separate con lo stesso moniker, di cui l’altro non suona lo stesso tipo di musica, ma neanche contiene nella formazione qualcuno della vecchia guardia, prediligendo un Hard Rock più elegante e classico, volutamente non moderno. In realtà la discografia di questi Tank ottanti ani non è tra le cose migliori che la musica heavy abbia creato, ma questo primo rimane essenziale per la collezione del metallaro vero. Un quarantennale da ricordare.

Roberto Sky Latini

Lato A
Shellshock
Struck by Lightning
Run like Hell
Blood, Guts & Beer
That’s what Dreams are made of

Lato B
Turn your Head around
Heavy Artillery
Who needs Love Songs?
Filth Hounds of Hades
(He fell in Love with a) Stormtrooper

Algy Wards – vocals / bass
Peter Brabbs – guitar
Mark Brabbs – drums