Suffer in Silence

Obscurity

Il colore di questa band estrema è nero ma non è soffocante. Anzi c’è un’aurea dinamica che usa contrapporre diversi modelli balenando luci fra le sezioni fosche. Sono luci malinconiche o tristi, ma permettono che si infiltri una certa ariosità.Una band italica che appare inattaccabile, sia per capacità compositiva, che per quella esecutiva. Album che fluisce armoniosamente nonostante il buio ferale. Abbiamo dovuto aspettare cinque anni per questo quarto parto, ma le attese sono state soddisfatte totalmente.‘INTO THE DARKNESS’ è una traccia piena di cambi formali passando da un ritmica cadenzata e saltellante ad una violenta in blasting che arpiona l’ascoltatore offrendo diverse pulsioni emozionali passando da una misura gotica ad una più classicamente black, usando sia suoni soft che dosi pesanti di muri oppressivi; un’ottima prima traccia che possiede anche un senso teatrale ben sviluppato a metà strada fra Mercyful Fate e Craddle Of Filth. ‘LIVING IN ETERNITY’ è un altro pezzo da novanta, cesellato con grande cura, rifugge il caos, pur avendo una valenza Death, ed offre una aggressione di estrema raffinatezza.

Il Death disturbante di ‘TIME LEFT’ gioca in maniera graffiante con alcune scene ritmiche e il cantato si appoggia su melodie chitarristiche che sono suadenti. ‘WAR FOR WAR’ inserisce un severo tasso epico che fa venire in mente il Viking Metal scandinavo, sferzando in modo robusto e roboante l’ascoltatore, dove però vengono a galla anche arpeggi gelidi e chitarre liquide che danno un senso più ampio per quanto velenoso. Molto sentiti e interessanti, appunto, i vari arpeggi disseminati qua e là, in particolare va menzionato quello di circa un minuto e venti che introduce ‘BLACK SKIES’, facendone parte, il quale vive di luce propria, ma il pezzo continua a rendersi pregnante con la parte elettrica strumentale che ne segue, in una essenza gotica che vibra fascinosamente, avanzando con una cadenza lenta ma inesorabile.

L’elenco delle tracce possiede una duplice anima, Black and Death, non facendo alcuna scelta di campo per l’album, ma lasciando che siano le singole tracce a tenere l’essenza principale in uno dei due insiemi. Ciò che è chiara è la determinazione melodica di questi episodi che non lesinano parti soft. Non manca mai un feeling gotico che ne esalta le atmosfere, e ad esso, in maniera non molto spinta, si associa anche una sfumatura di sinfonismo che aumenta il pathos. Tornando al cromatismo del disco, il nero è sì preponderante, ma è screziato di punteggiature che sparano scintille lucenti argentate e rossori di braci roventi, evitando impalcature statiche e monolitiche. Ciò determina una movimentata ricchezza di riflessi, che pur tinto di umor nero, rende il lavoro pieno di respiro. Magari anche respiri ansiosi, però attraenti. Il growling usato è intriso di tenebra e incrementa in modo funzionale, senza esagerazioni espressive, l’essenza del songwriting, non ammassando i vocalizzi con ipertrofie che degraderebbero le canzoni. Si evidenzia un perfetto equilibrio tra le componenti per cui ogni elemento inserito diventa utile, anzi necessario. Questo progetto è realizzato in modo tale da dimostrare la matura intelligenza dell’unico compositore: Patrick Amati.

Roberto Sky Latini

 

Into the Darkness
Living in Eternity
Time left
War for War
Fearless
Black Skies
Death to the Impostors
Never born

Patrick Amati – vocals / guitars / bass / synth
Filippo “Ciko” Cicoria – drums