Steve Vai Alien Guitar Secrets

Masterclass 18.05.2023

Steve Vai
Alien Guitar Secrets – Masterclass
18.05.2023

Auditorium Gazzoli , Terni
Organizzato dall’Associazione Visioninmusica

Aprile 2023. So che a Roma verrà Satriani, e quando passo in una via di Terni, città dove abito, e vedo un manifesto con la faccia di Steve Vai, mi chiedo: “Ma non era Satriani che doveva venire? Ma che fanno, mettono i manifesti qui in Umbria per una cosa di Roma?” Poi leggo meglio e c’è scritto proprio Terni. Non posso crederci, Steve Vai arriva in una città ai margini culturali d’Italia come la nostra? Non è un concerto, ma il Paganini del metal,  quando ti arriva così vicino, non può essere lasciato passare senza approfittarne. Anche se non suonassero affatto, nel caso di Morricone, Pavarotti o Chopin, non ti recheresti in ogni caso ad una loro masterclass, visto che ti cadono accanto?  E con questa attrattiva imperdibile acquisto 90 euro di biglietto. Questa cifra, a differenza del ticket meno costoso (60 euro), mi permette una foto con l’idolo ed un autografo. La serata è piovosa, e l’artista arriva in ritardo, ma questo mi permette di avvicinarmi di un metro perché anche io arrivo nello stesso momento; si fa fare delle foto ma io non faccio in tempo a tirare fuori il cellulare che lui entra dalla porta per gli artisti. All’interno è vietato fotografare e filmare. Tra la gente che attende l’entrata vedo molti metallari ternani che conosco, ma anche gente, la sento raccontare, che viene dal Lazio, dalla Toscana, dal Piemonte.  La sala del palazzo Gazzoli non sarà comunque tutta piena, eppure numero sufficiente a rendere l’accoglienza calorosa. Al di là della fatica a seguire i due interpreti nella traduzione delle parole del chitarrista (uno dei due si è rivelato un professionista non all’altezza), la serata è trascorsa fluida e divertente, riuscita anche se ridotta di un sesto, data la mezz’ora di ritardo per l’inizio (due ore e mezza  totali invece delle tre previste). Vai ha esternato qualcosa del suo avere origini italiane tirando fuori anche un “Mannaggia la miseria” ereditato dai nonni di Dorno (Pavia), e ne ha riso; ha continuato a scherzare ed è rimasto sempre molto rilassato.

Steve Vai, accolto da un fervente scrosciare di applausi e di vocalizzi da parte della platea, inizia subito con due pezzi. E lì i brividi hanno marchiato la pelle di ogni spettatore in sala; vedere le dita così chiaramente fluidificarsi sulle corde della chitarra è stato un brivido dietro l’altro. Poi è toccato alle domande del pubblico che nella maggior parte ha usato l’inglese, e gli interpreti dovevano tradurre anche chi faceva la domanda. Steve ha risposto fermandosi spesso a riflettere e ha cercato di raccontare senza troppo ridursi al minimo. Domande poco tecniche, più concettuali che strettamente musicali.Tornando al mese di maggio che ha visto Steve Vai a Terni, certo la coincidenza con la presenza pochi giorni prima del suo maestro Satriani in Italia è stata curiosa. Vai ha chiaramente detto durante la sua chiacchierata, che Satriani è la persona con cui trova maggior divertimento a suonare delle session.

Un Satriani che aveva solo 16 anni, quando Vai dodicenne seguiva le sue lezioni, che alla fine diventavano ore di giochi di chitarra per lunghe session live con Vai alle spalle di Satriani, senza vedere cosa quest’ultimo facesse con le mani. Steve ha rivelato che la musica e le melodie sono da sempre state la sua spontanea passione, ma che imparare a gestire la chitarra è stato faticoso, niente affatto spontaneo (veniva dal pianoforte e dalla fisarmonica). Due sono state le cose che lo hanno fatto diventare un chitarrista: tanta pratica e Joe Satriani. Ad un certo punto due domande che lo hanno stimolato a spiegare le sue ispirazioni artistiche avevano fatto diventare questa serata un meeting del tipo di quelli famosi che si organizzano per essere incontri motivazionali. “Devi essere te stesso, la musica è la tua, mentre crei devi sentire piacere e divertimento”.

Questi discorsi diventano spesso un po’ melensi e pieni di luoghi comuni, ma alla fine un concetto artistico importante è emerso: non devi pensare a che effetto farà la musica negli altri o se farà successo commercialmente, deve essere qualcosa che ti emoziona profondamente, mentre componi devi vivere le sensazioni che quei suoni ti danno. Io ho pensato che ciò coincide con quello che viene detto in tutte quelle innumerevoli interviste dove le band denunciano una loro incapacità di essere all’altezza perché la pressione che si percepisce quando si ha avuto successo, nel fare un nuovo lavoro (spesso il secondo), è talmente forte da mettere in crisi l’artista. Considerando quante volte ciò viene espresso da tanti musicisti, possiamo leggere sotto tale interpretazione, l’indicazione di Vai a eliminare dalle nostre orecchie la vocina che ci suggerisce quanto poco siamo bravi e quanto non sappiamo soddisfare le aspettative degli altri. Ha parlato proprio di voci interiori che ci interpellano in questo senso, come pure possono dirci che siamo tanto bravi, elemento altrettanto negativo. Steve ha ripetuto concetti che suonavano un po’ in questo modo: “quando criticate troppo in senso negativo, rischiate di non lasciarvi andare al gusto di quello che state facendo; siate sì critici ma in senso positivo, solo quel tanto che serve per il pezzo in sè, non rispetto ad altri parametri”.

Tra le cose accennate c’è stato Zappa, col quale ha suonato quando aveva 18 anni, del quale ha riferito di aver imparato la massima libertà artistica. Tra il pubblico ci sono state due richieste per brani specifici, e che forse erano già in scaletta, ma Vai li ha eseguiti con piacere, anche perché poi venivano da due giovanissimi, un bambino di dieci anni ed un adolescente di quindici, entrambi chitarristi. Si è poi dato un tempo per effettuare delle brevi jam con cinque chitarristi del pubblico, visibilmente emozionati di stare sul palco con l’iconico artista. E infine si è fatta la fila per foto e autografo, a cui si è aggiunto un attestato di presenza nel quale c’è un’altra sua firma. Soddisfatto,  ho sentito di aver speso bene i miei soldi, dato che ho avuto davvero un denso piacere, ricevuto qualcosa di emotivo, e sorridevo mentre egli suonava. Sentire ‘For the Love of Gold’ e ‘Tender Surrender’ guardando da così vicino le sue mani magiche, regala il senso dell’arte, che è un vissuto esperienziale in grado di elevarti  su altri piani. Steve Vai merita la sua fama, merita di essere considerato un irrangiungibile esempio, merita il successo e anche i soldi che ha preso in questa serata. Che il metallo dia sempre queste suggestive vibrazioni!

Roberto Sky Latini