Steve Hackett
The Circus And The Nightwhale
Con i suoi molteplici progetti musicali e tour in giro per il mondo Stephen “Steve” Richard Hackett non smette mai di stupirci. 74 anni compiuti il 12 febbraio ed il leggendario chitarrista celebre per la sua attività con i Genesis nel periodo dal 1971 al 1977, continua imperterrito per la sua strada fatta soprattutto di qualità e creatività. A tre anni di distanza dall’ultimo lavoro in studio, il nostro pubblica il suo trentesimo lavoro intitolato “The Circus and the Nightwhale“.
Nel disco che suona molto concept come nella miglior tradizione del prog, Steve si occupa soprattutto di chitarre elettriche, acustiche, e 12 corde, e canta in quasi tutti i brani presenti; è accompagnato da un’orda di grandissimi musicisti come Roger King alle tastiere, Rob Townsend al sax, Jonas Reingold al basso, Nad Sylvan alla voce, Craig Blundell alla batteria e Amanda Lehmann alla voce. Sono presenti in qualità di ospiti anche Nick D’Virgilio e Hugo Degenhardt alla batteria ed infine John Hackett al flauto.L’album si apre con diversi effetti che rimandano chiaramente agli anni d’oro del prog fino ad un pianto di bambino che muta in un assordante fischio di un treno, ho appena descritto l’intro di People of the Smoke, che continua con il lento incedere del treno al ritmo di una lontana pendola che rintocca sopra ad archi impazziti e quasi contrasta la chitarra elettrica mostruosamente espressiva di Steve. Impatto straordinario che continua senza sosta fino alla breve strumentale These Passing Clouds che sottolinea in modo piu’ emotivo le linee musicali della opener.
Taking You Down con la voce di Nad Sylvan è uno straordinario mix di venature prog con una chiara matrice crimsoniana che si attenua con la splendido acquerello acustico di Found and Lost trasformandosi in una delicata ballata blues che mi ricorda alcuni tratti del David Gilmour solista. La successiva magica e fiabesca Enter the Ring mi piace un sacco, introdotta da uno scroscio di acqua e da un incessante carillon è un pezzo che ha le tinte tipiche del sound Genesis, gli impasti vocali ed il flauto si fondono con una chitarra liquida e sognante.La successiva Get me Out è un pezzo trascinante e d’ambiente allo stesso tempo avente come tema dominante la chitarra elettrica di Steve a farla da padrone con diversi assoli da paura. I quasi sette minuti di Ghost Moon and Living Love rendono la traccia come il manifesto dell’intero lavoro, un lungo pezzo come da perfetta tradizione prog con continui rimandi agli anni settanta ed allo stile tipico di Canterbury, con chitarre rilassate e melodiche a rincorrersi con delle bellissime voci, chapeau !
A seguire i meravigliosi suoni arabbeggianti e misteriosi della breve Circus Inferno fanno da apertura ad altri due intermezzi strumentali, la focosa Brekout prima e l’introspettativa All the Sea che a loro volta, lentamente ed inesorabilmente introducono i suoni ambient e progressivi di Into the Nightwhale, una traccia straordinariamente coinvolgente con suoni notturni e pacati che accompagnano la voce e la chitarra di Steve in un’atmosfera ricca di emozioni prima di esplodere nel puro rock di Wherever you are con batteria e chitarre distorte ed impazzite in primo piano. Il disco si conclude con le delicate note di White Dove, qui la chitarra acustica racchiude tutte le passioni scatenate nel corso dell’album e le sublima in un fantastico ed allo stesso tempo intimo ricamo di note suadenti.
Quasi un ritorno al passato per Steve, questo lavoro ha molto in comune con i dischi straordinariamente belli e successivi all’abbandono dei Genesis. Un album nuovo, ridondante di idee e percezioni musicali, suonato ed arrangiato alla perfezione ma con il cuore pulsante di una vecchia generazione rock che ormai non c’è quasi piu’…
Massimo Cassibba