Stainless Madness

Disciples

“Disciples” è il disco di debutto della band spagnola Stainless Madness e presenta la band madrilena  al suo meglio, rafforzando le loro radici thrash ed esplorando nuovi territori sonori.Il tentativo di far evolvere  un genere come il thrash metal dopo ascoltato  questo disco credo che si possa dire  riuscito perché  pur mantenendo le radici le loro radici ben salde hanno fatto il passo successo proponendo una  lettura del tutto personale in grado di sorprendere anche i più scettici. in effetti  questo è il disco che non ti aspetti da una band così giovane ma che possiede un grandissima personalità merito anche  di una preparazione   artistica  con la quale sono riusciti  a dare  ai fan e non solo una possibile  lettura diversa di un genere  che a volte  ha mostrato il fianco .Per questo album di debutto, l’illustrazione della copertina è stata realizzata dal membro del gruppo Mr. Vegas. I testi delle canzoni parlano spesso della morte che  è un tema ricorrente nei testi dell’album, spesso legato alla guerra e alla distruzione causata da leader corrotti. La copertina cerca di rappresentare questa idea in un’unica immagine: un soldato moribondo trascinato dalla morte stessa, mentre due figure in abito elegante osservano con freddezza, simboleggiando coloro che orchestrano questi conflitti.”La morte è un tema ricorrente nei testi dell’album, spesso legato alla guerra e alla distruzione causata da leader corrotti. La copertina cerca di rappresentare questa idea in un’unica immagine: un soldato moribondo trascinato dalla morte stessa, mentre due figure in abito elegante osservano con freddezza, simboleggiando coloro che orchestrano questi conflitti”.

Dal punto di vista musicale, l’album procede con precisione: riff incessanti, batteria veloce e cambiamenti dinamici che spingono l’energia al massimo. La struttura thrash fissa il sound, mentre sottili influenze metalcore e death melodico contribuiscono a creare atmosfere distinte in tutta la tracklist.Dopo l’intro cinematografica “Exordium“, gli spagnoli danno il via con “Freedom’s Grave“, che mette immediatamente in mostra uno dei punti di forza della band emergente: suonano con grande ferocia e intensità.
Anche in questo caso,“Freedom’s Grave” è ricca di aggressività e influenze melodiche death metal, e Héctor Vegas  fa un ottimo lavoro nell’incorporare i blast beat quando necessario. Gli elementi thrash sono presenti in alcuni momenti, ma sono per lo più oscurati dagli elementi melodici. Inoltre, poiché la band accorda gli strumenti in modo più basso, i riff perdono parte di quella nitidezza che il thrash richiede. Detto questo, il suono della chitarra è l’ultima delle mie preoccupazioni, perché alla fine della canzone la band inserisce un bass drop e uno di quei breakdown “core” che dovrebbero segnalare brutalità, ma che invece segnalano solo banalità.

Ashes of Silences” è un miscuglio di stili diversi, pur mantenendo con successo un tono cupo. Sebbene fosse una delle canzoni pubblicate due anni fa nel demo della band, qui suona molto diversa, poiché è accordata in modo più basso. La band incorpora groove taglienti, sezioni pulite e persino un breve assolo di batteria. Il cantante Marcos Cristóbal incorpora una tecnica di spoken word baritonale alla Randy Blythe, che più o meno funziona per lo stile che stanno cercando di ottenere, ma il finale culminante qui deraglia nonostante la tenacia voluta.

Dragged by the Hours” presenta dei punti luminosi in cui il riffing sincronizzato della band mi ricorda i Megadeth, ma il brano è appesantito da un altro breakdown sconcertante che presenta tutti i tratti distintivi del metalcore banale: un bass drop, un rullante che suona come uno steel drum e armonici giovanili.

Ancora una volta, la band lo ha ammesso apertamente, quindi non si può essere troppo severi con loro, ma “Into Oblivion” è l’unico brano dell’album che risente davvero delle scelte della band. “Into Oblivion” è una ballata pop-metal radiofonica che farebbe impazzire i programmatori di Sirius XM’s Octane.    Il resto di Disciples prosegue più o meno senza nulla di troppo stravagante, anche se “Seeds of Pain” spicca per essere la migliore canzone del disco. Canzoni melodiche death metal a tutti gli effetti con breakdown organici e riff pesanti.

La title track è particolarmente ben sviluppata e mostra ciò che la band è in grado di fare quando non si preoccupa delle mode del momento un disco da ascoltare dall’inzio alla fine senza un attimo di respiro.

Stefano Bonelli

TRACKLIST:
Exordium
Freedom’s Grave
Ashes of Silence
Dragged by the Hours
Into Oblivion
Against My Will
Normative Corruption
Seeds of Pain
Disciples

LINEUP:
Marcos Cristóbal – vocals & bass
Diego Moreno – guitar
Alejandro Villaseca – rhythm guitarH
éctor Vegas – drums & choruses