Sodomic Baptism
Contra Christum
Provenienti dalla Bielorussia,i Sodomic Baptism nascono nel 2013 per mano dei fratelli Tetin,Alexis che si diletta tra chitarra e basso e Alex che è il cantante della band.Come già successo per “Black fire pandemonium“,Ep di esordio ufficiale uscito nel 2014 e riedito nel 2017 come full ,non ci è dato sapere chi ci sia dietro le pelli in questo nuovo “Contra Christum“,ma credetemi se vi sto a dire che poco cambia;il satanic death metal proposto dalla band ritrova la luce con l’uscita di questo 2025 dal titolo alquanto esaustivo, dopo la bellezza di 8 anni dal suo predecessore compiendo a mio parere un passo indietro sia nelle composizioni che nella produzione.Se ascoltando “Black Fire pandemonium” avevo trovato una giusta e ben precisa collocazione di ciò che suonano questi ragazzi,questa ultima uscita in realtà mi ha un pò confuso.Stessa natura dei suoni,stesso pattern vocale ma con una batteria talmente ovattata da far scomparire di tanto in tanto il rullante,i S.B. hanno voluto spingersi un pò oltre i canoni di caos e disarmonie cadendo spesso nel baratro della noia,dimostrando che in questi 8 anni i nostri hanno lavorato poco sulla personalità e male sul concept dei pezzi,che oggi risultano poco incisivi e mal amalgamati tra loro.Se nel 2017 potevano sembrare già dotati di una certa maturità quindi di un certo impatto,oggi la pochezza dei riff di chitarra cala drasticamente la considerazione che avevo su di loro,basta ascoltare la opener “Posthumous rebirth“,che dopo l’intro di rito,apre le porte ad un lavoro appena sufficiente per essere definito “death metal”,se non fosse per Alex che si diletta dietro al microfono dando tutto se stesso;un riff piuttosto anonimo che costituisce la struttura principale del pezzo, si protrae per ben 4 minuti fino a sfociare in una parte finale in cui l’assolo trova(per fortuna) una ritmica più plettrata e consona all’enfasi della composizione,ma che a poco serve per rinvigorire tutto quello che è stato suonato.
Già in “Bloody redemption” il death metal “vero” si fa sentire e devo dire che rispetto alla opener,una certa ferocia e soprattutto un certo filo conduttore sensato fanno si che i 4 minuti buttati giù,rendono la composizione degna di nota;i riff plettrati e i vari cambi di tempo sono ben congeniati e il coinvolgimento emotivo si fa sentire caparbio,peccato per i pochi momenti di blast beat in cui,come ho già detto,il rullante va quasi letteralmente a pu+++ne,ma complessivamente è un pezzo godibile.Proseguo l’ascolto arrivando a “LCF”,forse il pezzo più incisivo del disco,dove alcune reminescenze ai Morbid Angel più tradizionali si fanno sentire,una buona composizione che quasi mi riporta ai fasti di “Black fire pandemonium“.Una cosa purtroppo inizia a stufarmi:Alex,pur avendo una buona voce chiara e cavernosa,troppo spesso scade nell’inespressività,come se volesse mantenere intenzionalmente l’approccio monotonale,e troppo spesso impostando i cantati con la classica doppia linea growl/simil scream che è cara allo zio Benton dei Deicide. “The witches laughter” è il pezzo più old school dei precedenti, tecnicamente vario e con arrangiamenti interessanti,non viaggia a chissà quale velocità ma i fraseggi plettrati e le relative melodie della chitarra rendono il tutto abbastanza piacevole,forse avrei omesso qualche soluzione semplicistica e avrei curato di più le brevi parti in blast beat che risultano confusionarie,così per arrivare ad una chiusura finale di netto come se ti tranciassero un dito mentre mangi,peccato.
“Adept of caos” ha un approccio più brutal ed energico,pesante e ben congeniato con un cantato lunghissimo;considerate che Alex in questo pezzo canta una prima sessione lunga un minuto e mezzo tutta d’un fiato(si,ok,in studio fanculo le regole della fisica,ma dal vivo?mmah…),per poi fare una breve pausa di mezzo minuto per poi riprendere a cantare per altri 38 secondi,chissà come farà…comunque un buon pezzo,d’impatto e divertente.Il settimo pezzo di questa release è “Belial.The path to knowledge of the abyss“,anche questo un buon pezzo,più vario dei precedenti e più death metal,con un buon cantato e con un sound di batteria che sembra migliore dei precedenti,con un rullante più presente e un mix più efficace dei precedenti,bella anche la chiusura in dissolvenza che va a sfociare naturalmente a “Resurrection outhrough renunciation of grace“,un outro che io avrei utilizzato come al solito in chiusura album ma che qui trova il suo posto di diritto;macabro ed oscuro quanto basta in realtà questo outro piazzato come penultima traccia è la reale chiusura del disco visto che la nona ed ultima traccia,”The trascendence of existence“,è letteralmente un ottimo pezzo gothic/doom di 6 minuti con degli inserti di canto in pulito (che lasciano il tempo che trovano) che onestamente non avrei inserito,e semplicemente perchè non ne trovo il nesso con il resto dell’album, ma che per la qualità della composizione direi che è sbalorditivo.
Avrete notato che non ho fatto menzioni ed accostamenti ad altre bands,eh si,perchè realmente non è facile trovare delle somiglianze ad altre consorelle del panorama death metal,cosa che ritengo sia un punto di forza primario di questa band,ma che in termini di personalità e perseveranza debba ancora crescere un attimino.
Giuseppe Musso