Scala Mercalli
Confini 1915-18
L’Heavy Metal insorge nella piazza del panorama musicale italico, con la band tematica che non ha abbandonato neanche stavolta la propria attitudine concettuale, cioè quella della nazione combattente, in questa occasione riferita alla prima guerra mondialeQuindi uscendo dal tema del Risorgimento italiano, il quale comunque si ricollegava alle motivazioni dello stesso Risorgimento. Il gruppo lo fa utilizzando la tradizione Heavy Metal ma con un’altissima personalità compositiva che accende fiammate esplosive come anche offre ambientazioni più meditative, con una carica emotiva che viene sempre percorsa da moti accentati. Episodi, nella maggior parte, davvero realizzati con impronta estrosa e ficcante.
‘LA GRANDE GUERRA’ è una oscura odissea sonora, epica, a tratti marziale, con riffing thrash e una parte solista paesaggistica, il tutto a produrre un risultato globale molto bello ed efficace. Pathos e tensione ne ‘L’IMPRESA DI PREMUDA’, bel pezzo con echi Maideniani senza per questo farsi derivativo, considerando anche un finale lirico di suggestivo impatto. ‘ACE OF ACES’ è un power-brano frizzante, dinamicamente luminoso, che cuce un momento solista estremamente piacevole. La pesantezza di ‘WRITE YOUR DESTINY’ si coniuga bene con la melodia e ne risulta un pezzo tanto intransigente quanto corale ed arioso. Anche la semiballata ‘SOLDIER WITHOUT NAME’ penetra nell’ascoltatore con abile intelligenza scritturale, e proprio il contrasto dolce/duro ne fa un episodio ricco di verve espressiva. Un po’ debole ‘Piave Fiume Sacro’ a causa di un songwriting monotono, a parte il ritornello in italiano, e un assolo non efficacissimo, dove le note della famosa canzone ‘La Leggenda del Piave’ del 1918, non sembrano sfruttate in maniera soddisfacente; sembra più un voler glorificare un concetto lirico che dare musicalmente attenzione al brano in sé.
Accordi, assoli e linee melodiche costruiscono chiaroscuri variegati, molto espressivi e in più occasioni sorprendendo nella loro originale impostazione. Anche quando alcuni passaggi ricalcano antiche rimembranze anni ottanta si riesce a non perdere il proprio carattere distintivo di band. La maggior parte delle song scorre senza intoppi e costruisce ottimi percorsi descrittivi ma del tutto heavy, senza perdere in attitudine neanche un goccio metallico. Le parti in italiano funzionano come quelle in inglese, incastrandosi perfettamente nelle parti strutturali. Gli assoli sono particolarmente seducenti, e in grado di muoversi tra arrembaggi tonici e sezioni soffici. Si vive una atmosfera densa e le armi strumentali sono fortemente integrate fra loro in un ben riuscito equilibrio e così donare intensità al tutto. Il gruppo suona con decisa maturità e possiede quell’ispirazione artistica che si chiama “arte”.
In un mondo moderno contemporaneo, dove la guerra dovrebbe essere stata ormai bandita dal sociale e invece si scatena ancora con la sua cruda violenza, irrispettosa dell’essere umano, parlare dell’Italia storica in guerra non significa tessere le lodi dell’ “uomo militaresco” come se fosse un valore in sé, ma significa raccontare quanto la persona sappia affrontare le avversità riuscendo anche a mantenere talvolta la propria dimensione umana. In fondo anche combattere per la giustizia rende la persona un “guerriero”. Le guerre annichiliscono l’uomo ma anche in queste circostanze si vedono sorgere integrità idealistiche di singoli individui che giustamente devono essere cantate. E quanto è adatto il metal a questo tipo di narrazioni? Questi musicisti sanno tradurre con grande capacità tali sensazioni in musica.
Roberto Sky Latini