Sarcophagum

The Grand Arc Of Madness

Nati nella prima metà del 2021, i Sarcophagum sono un gruppo death metal proveniente dall’Australia, composto da membri attuali e passati dei Golgothan Remains. Dopo l’EP di debutto del 2022, Conduits to the Underworld, la band ci presenta il suo primo album full-length, composto da quattro brani.
La prima cosa che salta all’occhio è la presenza di soli quattro brani, con una durata che supera di poco la mezz’ora. Tuttavia, in questo breve lasso di tempo si scatena tutta la potenza e la vena creativa del gruppo. Stiamo parlando di un death metal che, nella sua brutalità, si arricchisce di numerose sfaccettature, riuscendo a amalgamare alla perfezione ogni singola parte e dettaglio.La ritmica, precisa e penetrante, si fa sentire nelle ossa, mentre un lavoro di chitarra pungente si fonde con una componente atmosferica cupa e profonda. Il pathos che si percepisce è notevole, senza mai cadere nell’esagerazione.La dissonanza è presente, ma non è mai esasperata come spesso accade in questo periodo storico per il genere.Questa vena atmosferica e l’incedere oscuro e feroce ricordano, seppur lontanamente, anche mondi familiari al post-black metal o, comunque, a un black metal atmosferico piuttosto frenetico.

Perdersi tra le mille sfumature è un passatempo che coinvolge rapidamente l’ascoltatore, mentre le note di questo disco lo travolgono e lo trascinano in mondi tortuosi e neri, con un senso di oppressione, ma anche di trasporto dell’animo notevole.Seppur siano presenti le più disparate influenze, i Sarcophagum hanno una chiara identità e una decisa linea guida da seguire, oltre ad una notevole capacità di scrittura e soprattutto, una qualità veramente apprezzabile: il giusto dosaggio di tutti i suoi elementi.Ogni sfumatura ha il tempo di entrare nella testa e poi scomparire senza risultare mai pesante o scontata, facendo scorrere il disco con grande facilità, nonostante la densità di elementi.

Un disco che assume le sembianze di un viaggio profondo e tenebroso nelle sue atmosfere, incollando l’ascoltatore alle note di questo viscerale percorso sonoro.Una costante musicalità e compattezza dei suoni accompagna tutto l’ascolto, e la ferocia tipica del genere diventa un perfetto tassello che si incastra con gli altri senza mai diventare preponderante. Un disco che convince e, per certi versi, sorprende, sia per la sua vena creativa che per il perfetto equilibrio degli elementi.
Sicuramente, un gruppo che entra a pieno titolo nel mondo del death metal più cupo, dissonante e stratificato.

Daniele Giudici

Ritual Pillars Burn
Feudal Futures
Vermiform
The Grand Arc of Madness

Adam – bass
Robin – drums
Matt – guitars
Chris – vocals

Nuclear Winter Records
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