Robert Reed
Sanctuary IV
Un artista completo e poliedrico che negli ultimi trent’anni ha segnato irrimediabilmente il prog sound anglosassone, uno stile ed una tecnica musicale inconfondibili applicati a vari generi ed ecco qua spiegato in due righe il fenomeno Robert Reed. Gli esordi con i Cyan e i The Fireworks poi i grandissimi Magenta con i quali sforna degli album capolavoro, infine il meraviglioso progetto Kompendium senza parlare della miriade di collaborazioni con le superstar del prog attuale e passato. Da una decina di anni, in qualità di grande estimatore del primo Mike Oldfield, è partito con la sua idea di continuazione del lavoro del suddetto con riferimento ai lavori degli anni settanta/ottanta in particolare. Questa idea ha preso il nome di Sanctuary dove ha suonato con grande maestria ogni strumento avvicinandosi ed ispirandosi a lavori come Tubular Bells, Hergest Ridge, Ommadawn, Incantations, Platinum, QE2, Crises e Discovery.
Con il IV capitolo della serie, Robert Reed cattura ancora una volta l’essenza del sound classico di Mike Oldfield, combinando un’orchestrazione sinfonica con influenze folk e celtiche, la produzione è affidata a Tom Newman (storico produttore di Oldfield), mentre suonano leggende come il flautista Les Penning (Ommadawn) e il batterista Simon Phillips (Crises, Five Miles Out). Le composizioni sono solide ed emozionanti, le suite, sebbene evocative dei capolavori di Oldfield, sono opere originali che si sviluppano in modo coerente e culminano in climax di grande impatto emotivo.I primi 20 minuti sono impegnati dalla prima traccia, The Eternal Search, un viaggio epico che attinge dall’intera discografia classica di Oldfield, fondendo le influenze in un unico, potente brano che include anche un assolo di batteria di Simon Phillips. La seguente Truth, segue la struttura di Tubular Bells, partendo da atmosfere acustiche e liriche per costruire gradualmente verso un inno maestoso e toccante. Infine la breve Sanctuary rappresenta un breve e pastorale brano celtico che chiude l’album in perfetto stile Oldfield, con Les Penning nuovamente in primo piano.
Per gli appassionati di Oldfield (come me) parliamo di un album magnifico e di altissima qualità che non è una semplice imitazione, ma un rispettoso e abile omaggio in grado di reggersi splendidamente sulle proprie gambe, da immaginare come la continuazione ideale di quel sound che fu unico…ma è anche un eccellente album di rock progressivo strumentale, melodico e maestoso. In definitiva un lavoro che celebra il genio musicale originale che viene portato avanti da un artista di analogo straordinario talento.
Massimo Cassibba