Rhapsody Of Fire
Challenge the Wind
Le varie vicissitudini del gruppo, dalla separazione dei due leader in poi, avevano provocato ricerche espressive non del tutto in linea col passato, molto bene Luca Turilli e in particolare le modernizzazioni della coppia Turilli/Lione in ‘Zero Gravity’. Ma Staropoli con i Rhapsody Of Fire aveva messo in atto una banalizzazione del proprio stile, entrando a far parte della cerchia di gruppi meno blasonati, dall’estetica inferiore, che già inflazionavano il panorama col loro Power semplice e senza che fosse pompato particolarmente. Specificatamente ‘The Eighth Mountain’ del 2019 fu una scelta di omologazione nel genere che non aveva portato canzoni di rilievo, per quanto buone; ed anche gli assoli non avevano poi un grande carattere, lasciando un po’ l’amaro in bocca. Nel 2021 invece ‘Glory for Salvation’ testimoniava che la band aveva ripreso smalto, regalando canzoni fresche e toniche. E con quest’ultimo lavoro si aumenta ancora di più la qualità dato che esso possiede una verve davvero felice, in grado di portare degno virtuosimo dentro un songwriting piuttosto ispirato, tornando in alcuni pezzi alla complessità ed in altri meno complessi riproponendo una pompata maestosità.
Proprio la title-track ‘CHALLENGE THE WIND’ e la versatile ‘DIAMOND CLAWS’ rappresentano la migliore parte Power di questo full-lenght, che la band scelse già di percorrere, come detto, in modo semplificato, ma qui rispettando la forma enfatica e non cedendo alla povertà del sopracitato ‘The Eighth Mountain’. Echi scuri del passato si ritrovano nella stupenda suite ‘VANQUISHED BY SHADOWS’ di sedici minuti, realizzandola sia con accordi incombenti che con la voce in growl. E poi mutazioni soffici con ponti orecchiabili ne diversificano le sensazioni. Finalmente qualcosa che dona quel feeling regale per cui il gruppo divenne famoso. Magari nelle parti soft (anche nel finale) invece di usare le tastiere per fare certi plasticosi tappeti sarebbe stato meglio metterci dei violini, è un difetto già individuato nel precedente album, ma alla fine è di poco conto.
Una traccia meno irruente come ‘KREEL’S MAGIC STAFF’ è una luce che inonda l’ascoltatore di solare intensità, vicina a certe cose meno dure dei Blind Guardian, senza mancare comunque di personalità; ed è un brano che al centro dell’opera amplia bene il panorama aumentando le variazioni presenti nell’album e riempiendo di ulteriore magia l’ascolto. Nessun filler, nessuna perdita di mordente, e scrittura efficace. Anche i brani più canonici, per esempio ‘Holy Downfall’, posseggono un bel tiro e afferrano l’ascoltatore, anche perché poi gli assoli penetrano bellamente in testa. Nella stessa dimensione non cruenta, ma in un mood più lineare, sta ‘A BRAVE NEW HOPE’, che spiega come si scrive un brano semplice ma di livello. E il finale sontuoso, ma non eccessivo, di ‘MASTERED BY THE DARK’ avvolge e blandisce terminando con corale pienezza espressiva, in un ritmo cadenzato che avanza suadente.
Epicità, cori ariosi, potenza e visioni multicolori, tutto costruito con arte dal forte impatto. Nel disco non mancano le dure dinamicità metalliche e nemmeno le accattivanti melodie aperte. In alcuni momenti la linea vocale e alcuni passaggi appaiono scontati, ma sono pochi istanti, ed il lavoro regge con grinta. Lo spirito è quello vibrante dei veri Rhapsody e si aggiungono parti soliste non solo tecnicamente ineccepibili, ma anche dense di emozionale suggestione. Il movimento sonoro è tutto energico, non ci sono ballate e non si infilano nemmeno prolungamenti di intro od outro: si va insomma sempre al sodo. Sono inoltre assenti partiture folk o etniche, prediligendo l’elettricità della chitarra e la vena rockettara di stampo epico. Nell’arrangiamento la voce talvolta diventa troppo sottile e servirebbe una maggiore corposità per aumentare la possenza dell’insieme, ma nulla si può dire della bravura incontestabile di Voli. La storia lontana dei gloriosi ‘Symphony of Enchanted Land’ e quella meno lontana dei mastodontici ‘Frozen Tears of Angels’ e ‘Dark Wings of Steel’ viene rispettata e rimessa a fuoco per un significativo ritorno al meglio. Un disco che fa la sua “porca” figura utilizzando una pura essenza metal, musica d’eccellenza ancora agli apici del Symphonic Metal.
Roberto Sky Latini