Bleed

Reuter Motzer Grohowsky

La musica di questo disco è basata sull’esempio musicale di Robert Fripp mente e chitarrista dei King Crimson, il quale ha creato con il suo strumento un suono ispirando negli anni vari gruppi e musicisti.

A questo suono si sono ispirati i tre musicisti che con Bleed hanno voluto ricreare queste sensazioni suonando le composizioni in una jam session realizzata in uno studio di registrazione. Markus Reuter e Tim Motzer suonano varie chitarre mentre Kenny Grohowski mantiene un ritmo di batteria rumoroso e tettonico. Il trio sovra incide postumamente mellotron, organo e piano elettrico facendo in modo che tutto funzioni correttamente rispettando le applicazioni della tessitura sonora. Ed è proprio questo particolare che ascoltare la musica del trio americano, ci darà la sensazione di essere immersi in questi paesaggi tridimensionali.

Il gruppo ha realizzato un disco molto suggestivo e di difficile assimilazione, ed è per questo motivo che Bleed richiede un’attenzione che altrimenti renderebbe complicato l’ascolto. Questa attenzione particolare però, alla fine ci porterà ad un livello di ascolti superiore che andrà sviluppato con altri ascolti qualitativamente alti. Le composizioni otto in tutto della durata media che varia dagli 11minuti e trenta di vari brani ed altri più brevi fanno di questo lavoro un esperienza appagante. Certamente Bleed darà filo da torcere a chi magari non è avvezzo a queste sonorità ma darà invece molte soddisfazioni a chi già le conosce.

Come detto all’inizio questo nuovo lavoro ha come punto di riferimento i King Crimson e difatti a suffragio di quanto da me affermato ci arriva Monolith, un brano che ci fa venire in mente un album come Red per la particolare dinamica evolutiva dei brani e Starless è il brano che  evidentemente esplicita chiaramente questa ingombrante influenza e  Motzer and company lo hanno preso come fonte d’ispirazione. La produzione è molto buona realizzata in modo professionale facendo distinguere tutti gli strumenti anche quando raggiungono l’apoteosi sonora dove si raggiunge anche una potenza notevole, di certo Bleed non è un disco statico anzi ,questa sua dinamicità ci permette di spaziare senza tema di annoiarci ciò fa si  che l’attenzione che richiede sia anche dovuta ad una curiosità che ci induce ad ascoltare questo ensemble di nuove canzoni.

Stefano Bonelli    

 

Bleed
Causatum
Sibylline
Monolith
Oracle Chamber
Impenetrable
Free In The Now
Externalities Of The Truest Universality

Markus Reuter – (Stick Men, Centrozoon, Stephan Thelen) / Touch Guitars® AU8, Looping
Tim Motzer  – (Goldbug, Friedman-Liebezeit) / Acoustic-Electric 6 & 12 String Guitars, Baritone Electric, Electric Guitar, Bow, Electronics, Looping
Kenny Grohowski – (John Zorn, Brand X, Titan To Tachyons) / Drums and Percussion