Red Hot Chili Peppers
Return of the Dream Canteen
È un po’ strano recensire la band che è stata la mia band preferita durante tutta la mia adolescenza e che mi ha anche accompagnato durante molti momenti difficili della mia vita.
Mi innamorai della loro “poesia” “Under the bridge” del 1991, essendo una loro grande fan ho collezionato tutti i loro album. Partendo da questo presupposto prima di addentrarmi nella descrizione del loro ultimo album devo dire che purtroppo ho notato un cambiamento verso la troppa commercializzazione del loro rock dal 1999 con “Californication”, deludendomi un po’, nonostante quest’album contenga delle canzoni “capolavoro”. Parlo degli storici Red Hot Chili Peppers. Dopo un cambio di line up oggi ritrovo il mio amato John Frusciante. L’ultimo full lenght dei RHCP si chiama “Return of the Dream Canteen” che è il tredicesimo album in studio, pubblicato il 14 ottobre 2022 dalla Warner Records come doppio LP e singolo CD. Prodotto dallo storico Rick Rubin, è stato registrato durante le stesse sessioni del precedente album in studio della band, “Unlimited Love”, pubblicato all’inizio del 2022. “Return of the dream canteen” edito dalla Warner Records, si compone di diciassette tracks, si apre con “Tippa my tongue”, caratterizzata da sonorità estive, dal sound troppo scontato dove il basso è l’unico a risaltare grazie al mitico FLEA, non c’è creatività o eclettismo in questo brano dove la voce di Anthony Kiedis giocherella con parole e note.
Ci trascina un po’ di più la seconda track “Peace and love” senza straordinari cambi di rotta dalla prima. L’anarchia sonora è tutta nel terzo brano, che arriva dopo la ballad “Peace and Love”, e si intitola “Reach Out”: qui la voce di Anthony Kiedis libera le sue tonalità e si sente molto il chitarrone di John Frusciante e la batteria soft e hard del meraviglioso Chad Smith, molto carina è la track “Eddie” che ci rilassa e ci fa viaggiare nel nuovo sound dei Red hot chili peppers. Molto bello è il riff di chitarra al 3’:36”, anche se mi ricorda molto un brano contenuto nell’album del 2006 “Stadium Arcadium”, chiamato “Turn it gain”. Molto interessante è il brano “Afterlife” è quello che preferisco tra tutti insieme a “shoot me a smile”. Andiamo verso la conclusione dell’album con “La La La La La La La” questa incita a trascorre una vita insieme dove “every day’s the same but new”, ogni giorno è uguale ma è nuovo.
L’album si chiude con “In the snow” che è anche il brano più lungo di “Return of The Dream Canteen”, sfiora i sei minuti e in una frase condensa l’esistenza umana: “Does everything that feels so nice”, lui fa ogni cosa che lo faccia stare bene. Per concludere posso dire che i Red hot chili peppers hanno fatto un disco niente male ma niente a che vedere con i vecchi RHCP che mi piacevano tanto, in ogni caso vale la pena dare un ascolto all’album per capire come abbiano cambiato il loro stile.
DALYLA
La musica ha un grande potere: ti riporta indietro nel momento stesso in cui ti porta avanti, così che provi, contemporaneamente, nostalgia e speranza.
(Nick Hornby)