Zeit

Rammstein

La band teutonicissima funziona ancora bene. Sparge atmosfere teatrali o cinematiche senza cercare di superare se stessa, ma rimanendo ormai in una stilistica che essa ha reso popolare e commerciale grazie anche ad una espressività personale. Ottavo capitolo di una saga non produttiva al massimo come quantità in trent’anni, ma che come qualità lascia sempre il segno.

Il tempo passa e al gruppo sembra un peccato che trascorra, ed infatti il testo di ‘ZEIT’ si lamenta che è arrivato un qualcosa di bello al presente, un presente perfetto, che però il tempo senza pietà fa subito divenire passato: “Aspetta, quando diventa più bello, l’orologio ci osserva. Il momento è perfetto, ma il tempo continua a scorrere”. E la musica corrispondente della title-track è appunto mesta, soft, seppure anche ritmata, ma lasciando sovrapporsi una attitudine introspettiva. ‘ZICK ZACK’ si basa su di una ritmica ossessiva con gli accordi scuri che poi sfociano in un ritornello morbido orecchiabile; è una song estremamente povera dal punto di vista musicale ma è il carattere intransigente a renderla vincente. I momenti dalla tonicità più esuberante funzionano al meglio. Infatti la quadrata ‘GIFTING’ mescola attitudine industrial ad un ritmo lineare per entrare in modo diretto nell’ascoltatore, mentre il cantato usa enfasi recitativa accompagnato da un ritornello invasivo. Ancora più incisiva ‘OK’ che impatta col rifframa e frazioni di chitarra solista rockeggiante, ma il ritornello dal vocione corale colpisce come colpivano certi cori degli Accept.

Così poi anche ‘ANGST’ permette alla parte più acre e dark di emergere come controparte di quella più violenta; l’incombente paesaggio sonoro costruito in questo brano è pressione avvolgente. L’insieme del disco è accattivante, e anche ‘Meine Tranen’, che si basa tutta sulla tonalità fluida dell’ugola,  ha un bel fascino, in senso descrittivo ed atmosferico. Purtroppo basarsi solo sulla linea vocale non sempre raggiunge livelli artistici consistenti. ‘Dicke Titten’ parla di tette ma la musica non è viziosa, magari un po’ piaciona, ma alla fine un filler. E meno ficcante ancora ‘Lugen’ che si affida ad un lungo parlato musicalmente poco significativo e poi quando canta non propone nulla di esaltante, dando forse troppo valore al testo e lasciando che la musica sia solo portatrice delle parole (che parlano di un bugiardo). E l’ultima song del lotto, ‘Adieu’, è anch’essa troppo spoglia lasciando che scorra una linea melodica scontata. Insomma la parte finale presenta un appeal basso senza intaccare eccessivamente un album che però piazza un altro bel colpo che forse anche in un mercato ristretto come quello dei tempi moderni può portare i suoi frutti.

Gli episodi non violenti sono più d’uno, però mantengono un’aria gotica di intensa fattura, grazie alle alternanze elettroniche e alle distorsioni unite al lirismo estetico della voce calda e virile. Molte volte il tedesco non risuona duro, ammorbidito dai toni. L’originalità del riffing spesso non è originale, ma gestito con cognizione di causa. I brani sono strutturalmente semplici. A volte, e non raramente, gli accordi sembra di averli già sentiti però l’anima interpretativa sovrasta i dejavù ponendo ogni pezzo nella scia artistica di una band coerente con se stessa. Il fatto che manchino gli assoli non è sempre positivo, ma la storica forma canzone dei Rammstein non può cambiare ed anche questa assenza rientra nella loro concezione di musica, nettamente senza ridondanze e diventando così più fruibile e facile. Se dentro questo calderone si sentono echi decadenti di Marylin Manson e di In This Moment è perchè tutti loro emanano ambientazioni corrotte e corrosive. Ma in alcuni afflati morbidi si percepisce una certa dolcezza di fondo, magari malinconica, non proprio triste, ma quasi di commiserazione di certe nostre realtà umane. Gli aspetti indiscutibilmente catchy s’incrociano però con le solite benefiche pulsioni deviate di un sound iconico, senza dubbio eclettico sebbene in altre sezioni “normalizzato”. In  ogni caso è un lavoro che si impone, anche migliore del capitolo sfornato tre anni fa.  Affidabili ed efficaci.

Roberto Sky Latini

Universal Music Group
www.zeit.rammstein.de/en

Armee Der Tristen
Zeit
Schwarz
Giftig
Zick Zack
OK
Meine Tränen
Angst
Dicke Titten
Lügen
Adieu

Till Lindemann – vocals
Paul Landers – guitar
Richard Z. Kruspe – guitar
Flake – keyboards
Oliver Riedel – bass
Christoph Schneider – drums