Primal Fear

Code Red

Né sorpresa né delusione all’ascolto di questo ultima creatura dei germanici in questione. Quattordicesimo disco dal 1998 che ricalca uno stile ormai consolidato, dentro l’alveo quadrato del classico heavy teutonico. Si tratta di quel metal che suona tradizionale come forma base quando fu creato dai Judas, e poi seguito da tanti altri con l’arrivo della NWOBHM. Quindi ci si trova in un ambito originario, nello spirito della musica metallica scevra da contaminazioni; tutto basato su accordi, assoli e melodia d’attacco, senza tanti arzigogoli.

Fra le migliori tracce, una buona metà scalda efficacemente gli animi e scuote le budella. Non è di violento impatto ‘BRING THAT NOISE, ma è uno dei pezzi più epici dell’album (di enfasi epica, anche maggiore, c’è ‘Their Gods are failed’ ma appare più canonico), con cori maschi e una portanza potente, pur nella sua melodica essenza di una parte del cantato. Interessante la staffilata power-sinfonica di ‘CANCEL CULTURE’ che infiamma l’ascoltatore con una irrefrenabile velocità e un febbricitante dinamismo, anche se la parte sinfonica del ritornello dà la sensazione fortissima di Deja-Vù, come se i musicisti non si rendessero conto  di come ciò possa farli risultare banali; fortunatamente è l’unico settore debole della canzone, per il resto è davvero entusiasmante, compresa la parte strumentale che possiede un ricco feeling espressivo. La scorrevole ‘PLAY A SONG’ funziona proprio perché lineare e solare nella sua essenza sonora, ed è uno dei punti che viene voglia di cantare accompagnando il singer. Assalto feroce con ‘RAGED BY PAIN’ che non lascia scampo con la propria veemenza acida, frustando le orecchie essa eccita le membra del fan incallito; sebbene anche qui prima dell’assolo ci sia un breve cantato che a qualcos’altro assomiglia. E belle tesa arriva sul finale ‘FEARLESS’, la quale alterna strofe dure ad un ritornello luminoso facendosi ‘Happy’ senza che la cosa stoni assolutamente. All’interno di tutto questo sfavillio elettrico appare strano trovare la ballata ‘Forever’, che però ha la sua intrigante bellezza, e pur stando tra i brani minori riesce in ogni caso a conquistare diligentemente l’ascoltatore; ricorda la modalità che fu dei compaesani Victory, una band anni ottanta di metal tradizionale ma meno duro.

Riff compatti, e su tutto la voce che si dipana con energica rutilanza e però poi passa più volte a melodie non claustrofobiche, anche piuttosto orecchiabili, ma mai fuori contesto, anzi riuscendo a variare l’estetica del brano facendolo uscire dal rischio di farsi semplicistico. Non è una cosa che riesce sempre, visto che vari episodi risuonano particolarmente scontati tipo ‘Deep in the Night’ e ‘Steelmelter’. In effetti la band non riesce mai a inventare un album che sia opera d’arte totale, perchè anche stavolta la metà delle tracce si accontenta sempre di rimanere in una zona confortevole lasciando trasparire una ispirazione limitata, e suonarle bene non evita che si abbia sentore di già sentito. In questi ultimi anni altre band hanno costruito dischi di livello più alto rispetto a questo; lo stesso KK Priest con ‘The Sinner rides again’ di quest’anno è riuscito a mettere in campo un prodotto più interessante e variegato. Tale poca innovazione è però vissuta in maniera intelligente permettendo anche ai momenti minori di farsi piacevolmente gustare. Complice di questa positività è la sempre perfetta fattura tecnica di registrazione che risulta ogni volta tonica nei suoni e ogni volta con ottimali idee di arrangiamento. Insomma, nonostante non una scrittura continuativamente personale, è personale la voce del cantante che fra singulti alla Halford e vocalizzazioni alla Accept, dà quella scossa in più ad ogni song. Tra ritmi accelerati, cadenzati e middle-time, l’album non perde mai mordente. Alla fine abbiamo un full-lenght incisivo, che non sarà uno dei lavori più riusciti della band e nemmeno dell’heavy, ma finisce comunque per essere incisivo, e rende benissimo l’anima del vero rocker metallaro; adatto a chi vuole divertirsi con quella che è la stilistica fondante del metallo puro.

Roberto Sky Latini

Atomic Fire
www.primalfear.de

Another Hero
Bring that Noise
Deep in the Night
Cancel Culture
Play a Song
The World is on Fire
Their Gods have failed
Steelmelter
Raged by Pain
Forever
Fearless

Ralf Scheepers – vocals
Tom naumann – guitar
Alex Beyrodt – guitar
Magnus Karlsson – guitar
Mat Sinner – bass
Michael Ehrè – drums