Paradise Lost

Ascension

Con molto piacere mi trovo alle prese con la recensione del nuovo e diciassettesimo album dei Paradise Lost, pionieri di quello che è stato definito gothic metal.
La band nel corso di una carriera che sfiora i quarant’anni di storia, non si è mai nascosta, ha fatto della sperimentazione un marchio di fabbrica, pur senza tirarsi dietro critiche e dissensi da parte dei fan della prima ora. Cerchiamo di capire qualcosa di questo “Ascension”. Vi dico subito che il disco mi è piaciuto molto! Le danze si aprono con la bellissima “Serpent Of The Cross”, canzone dalle sfumature doom che si fondono a perfezione con momenti dove la melodia sembra farla da padrone, nonostante la miscela risulta essere bilanciata.Fin dalle prime note percepiamo la chiara intenzione della band, disegnare musica con tanti pennelli. Heavy Metal, melodie accattivanti, frangenti tristi, groove e un’aria misteriosa che lascia spazio alla rinascita.Le liriche di questo disco sono incentrate su quello che la vita ti riserva, tanti momenti belli e alcuni terribili, affronta quest’ultimi con determinazione, comportati da uomo vero e per il momento ti ricompensiamo con la morte!

“Tyrants Serenade” i tempi si fanno moderati, con un chorus destinato a stamparsi nelle nostre menti. Ancora doom post eightiees con “Salvation”, nuovamente mi trovo ad apprezzare le melodie dettate dalle sei corde, e da una voce sempre più versatile. “Silence Like The Grave” è una triste sentenza, fin dalle prime note suona tanto difficile correre ai ripari, una cavalcata dannatamente Metal ci trascina a metà del brano, tutto molto bello, i Paradise Lost sono diventati grandi e non a caso.

“Lay A Wreath Upon The Wolrd” tempo di meditazione, chi siamo, capaci di essere buoni cristiani o terribili imbonitori? Mi piace sempre di più Ascension, dalle tante sfumature, ma, grazie a un suono ormai consolidato riesce a essere omogeneo.“Diluvium” conferma quanto detto, andando a fare pace tra Metal classico e atmosfere oppressive. “Savage Days” ci riconsegna una band capace di farsi apprezzare anche per le sue scelte pregne di tristezza. Non ci si ferma mai, con “Sirens” i Paradise Lost vestono per un attimo il costume “da Metallica”, riffs groovy e una voce piena, carica di energia, vanno a costituire uno dei miei brani preferiti.

“Deceivers” aggiunge poco altro, in senso buono, si prosegue spediti verso la meta.“The Precipice”, la scelta è difficile, di fronte ancora una volta a dover tirare le somme, ma oggi  non c’è più tempo; un pianoforte ci accompagna fino al ciglio del precipizio, tra passaggi melodici e altri decisamente più energici. “This Shark Town” siamo vicini alla chiusura, I Paradise Lost ci deliziano con trame possenti e un chorus epico.

“A Life Unknown”, è l’ora dei saluti, ma non si tratta di un addio, piuttosto di un arrivederci, dalle parole di Nick la band andrà avanti ancora per anni, almeno fino a quando le emozioni dei tempi dietro saranno ancora vive, e di tutto questo noi siamo molto felici.

In alto il nostro saluto!
Trevor Sadist

Serpent On The Cross
Tyrants Serenade
Salvation
Silence Like The Grave
Lay A Wreath Upon The World
Diluvium
Savage Days
Sirens
Deceivers

The Precipice

Nick Holmes – vocals
Gregor Mackintosh – lead guitar, keyboards
Aaron Aedy – rhythm guitar
Stephen Edmondson – bass
Jeff Singer – drums