Orra
Glimmer of Hope
Se vi sono mancati i Fates Warning vi giungono in soccorso i greci Orra arrivati al loro secondo album intitolato Glimmer of Hope che si attesta su alti livelli compositivi. E una delle maggiori influenze della band è proprio quella dei Fates Warning.E non solo per un mero fattore di timbrica per quanto riguarda Louis Hatzimihalis essendo molto simile a quello di Ray Alder dei Fates Warning! Si perché anche i riferimenti musicali si rifanno a quelli della band americana soprattutto per album come Perfect Simmetry e Parallels. Il talento dei greci è fuor di dubbio e ciò che definisce gli Orra in termini di suono e direzione è la melodia intrecciata con un flusso e riflusso emotivo e diversificato. Un lavoro di prog metal lirico, un album di cui si innamoreranno i fan del progmetal melodico.
Certo si poteva fare meglio per quanto riguarda la produzione ed in particolar modo per i suoni della batteria che a volte sembra chiusa in se stessa mentre il gran lavoro del chitarrista/tastierista fa un lavoro efficace con dei riff taglienti come ad esempio in At the Edge of the World forse uno dei capostipiti del disco. La seguente Seclusion (In These Walls) è una classica ballad in stile progmetal accostabile a qualcosa dei Dream Theater la cui fase centrale è occupata da un assolo di grande fattura eseguito sempre dal nostro Peter Pierrakeas.
Ottimo l’artwork ad opera dell’artista Dimitris Tsoutsas. Il quale riesce a catturate benissimo ed in modo suggestivo il concetto del titolo Barlume di speranza. Il disco include anche una cover di “Here Come The Tears” dei Judas Priest scelta quanto mai inusuale essendo questa una canzone poco conosciuta della band di Rob Halford ed è stata presa da uno dei dischi più progressivi dei Judas Priest uno dei migliori secondo me per quanto riguarda il primo periodo , e forse proprio per questo gli Orra l’hanno scelta facendone un ottima versione con il cantante in grande spolvero .
Un disco in definitiva che mi sento di consigliare non solo agli amanti del prg ma un po’ a tutti i metallari che abbiano un senso estetico nei loro ascolti.
Stefano Bonelli