Orion Child
Aesthesis
Gli Orion Child pubblicano “Aesthesis”, album di dieci brani che presenta subito la carta di identità di questa band, già dopo la intro halo-iana, tutt’altro che banale, Revel(AI)tion: si tratta di Skhuldom in cui il gruppo riesce a miscelare in egual misura ed in maniera che appare naturalissima, il power metal classico su tutti la caratteristica voce acuta del cantante dalla notevole estensione e timbrica aperta, con il growl ed i tempi di batteria fractalizzati ripetutamente ossessivi tipici del melodic death metal. Questa è una enorme e fondamentale caratteristica degli Orion Child che danno quindi un tocco di personalità, un carattere distintivo al loro suono. Forse, come in Aesthesis, è il lato power a prevalere, con annesse parti di synth che strizzano l’occhio a suggestioni prog accentuate ma sempre su alti livelli di velocità esecutiva delle percussioni; cosa che accade anche in When the tide arises dove la batteria si propone come alternanza alla compresenza melodic growl e cantato Kisk-iano di Hernandez e Calvo.
Inutile stare a specificare il grande lavoro fatto soprattutto negli aspetti melodici dei ritornelli dalla voce di Hernandez come nelle armonizzazioni delle chitarre sempre asservite al contesto e mai banali, di Calvo ed Herrera, o il killer piano di Tera che chiude la prog-gissima My redemption, intrisa di potenza e aggressività. L’album riesce a progredire in maniera molto equilibrata tra i due toni, conservando una atmosfera tutto sommato positiva, speranzosa e mai assolutamente opprimente. Ci sono anche delle collaborazioni importanti, come Ronnie Romero (Rainbow, Michael Schenker) in Numbers are law, baciata da un solo di chitarra davvero coinvolgente ed elettrico.
Oppure Pedro Monge (Vhaldemar), nella prog song Forever, che aumentano il prestigio del disco. Reaching for the stars ricalca le coordinate di cui sopra, con un solo di chitarra melodico ma anche impetuoso. Runaway accentua maggiormente ancora il lato power della band. Prisoners of the past invece ha l’onere di chiudere tutto il disco, facendo da summa di quanto su esposto, e lo fa con una magnificenza e un coinvolgimento strumentale e vocale da paura. Concludo evidenziando come ci troviamo di fronte ancora ad una buona ed interessante proposta per i vostri timpani esigenti.
Ivanhoe