Obsidian Mantra
As We All Will
La band death metal polacca Obsidian Mantra ci presenta il nuovo album che segna esattamente il primo decennio di attività. Dopo un ep e due album che ci hanno mostrato un gruppo che mescolava un death metal moderno incalzante e feroce ad un groove sostenuto e possente, con “As We All Will” le ambizioni e le idee creative sono cresciute notevolmente.Infatti attualmente possiamo catalogare questa proposta come un death metal che abbraccia allo stesso modo una derivazione sia progressiva che tecnica. Se prima l’attenzione era incentrata sulla potenza sonora, ora le soluzioni si aprono in un ventaglio di virtuosismi tecnici, con cambi di ritmo e contorte sferzate chitarristiche. I cambi di formazione hanno sicuramente donato linfa vitale e una spinta creativa non banale.Le liriche affronto i problemi esistenziali del l’essere umano in conflitto perenne per affrontare le debolezze e le paure della vita, cercando la strada per sopravvivere in questa società. Infatti è proprio questo conflitto ad essere tramutato in musica, portando alle orecchie dell’ascoltatore un suono brutale, opprimente che per cupezza richiama addirittura mondi vicini al black metal.
La musica dal canto suo procede con un’incessante potenza ritmica devastante, dove blast beat e cambi di ritmo veloci e potenti allo stesso tempo, si amalgamo alla perfezione con riff brucianti e taglienti. Un autentico moto spacca ossa che trova il tempo di creare virtuose soluzioni che riescono a rimanere compatte e brutali senza divagare ed uscire dal seminato. Con tracce tutto sommato brevi e una grande capacità di condensare in pochi minuti tutti questi elementi, fanno si che il disco scorra alla velocità della luce senza il minimo cedimento. Tutto viene perfettamente incastonato in questo muro di brutalità, con tecnica e qualità esecutiva e con soluzioni non troppo complesse da coinvolgere l’ascoltatore in headbanging forsennati. Il tutto in un’atmosfera che si presenta cupa e opprimente e dona tonalità nere a questa ventata malefica di brutalità devastante.
Il cantato risulta cupo e cavernoso, ma non è per nulla difficile comprenderne le parole, come non è difficile associare questo cantato a Max Cavalera dei Sepultura.La scelta del gruppo di ampliare notevolmente il proprio raggio d’azione musicale e sicuramente riuscita.Se il groove nei vecchi dischi era l’attore principale ora diventa uno dei tanti tasselli di questa proposta musicale che parte da un technical death metal che diventa brutale, opprimente, ma che non perde quelle caratteristiche necessarie a renderlo piacevole e incalzante.
Un disco equilibrato nella sua brutalità perché non esagera mai in nessuno dei suoi elementi donandoci una prova veramente convincente e grande curiosità per il proseguo della carriera degli Obsidian Mantra.
Daniele Giudici