Nirvana
Bloom, Mezzago 26/11/1989
NIRVANA
Il 26 novembre 1989 i Nirvana salirono sul palco del Bloom di Mezzago davanti a un pubblico curioso ma ignaro di avere davanti a sé una delle band destinate a cambiare la storia del rock.
Era il tour che supportava “Bleach”, pubblicato da pochi mesi per la piccola etichetta chiamata “Sub Pop”.Nessuna pubblicità televisiva su MTV, nessuna rotazione radiofonica, nessuna “Teen Spirit”.La band si presentava come un trio magro, rumoroso e affamato, che stava costruendo il proprio linguaggio con un’urgenza che oggi appare quasi romantica.Il Bloom di fine ’89 era uno dei pochi locali italiani capaci di intercettare le onde del rock alternativo americano, e quella sera si respirava una miscela irripetibile di curiosità, scetticismo e pura voglia di “Sentire”. Il pubblico non era delle grandi occasioni, ma compatto; molti erano venuti più per l’etichetta “Sub Pop” che per i Nirvana stessi.Quando il trio salì sul palco, l’impatto fu immediato: un muro di suono sporco, volutamente sbilenco, che rompeva qualunque convenzione estetica del rock dell’epoca.Il concerto ruotò attorno ai brani di “Bleach”, suonati con un’intensità quasi brutale. Brani come “Blew”, con il suo riff ossessivo, fu un’apertura che non lasciò spazio a compromessi. Seguì una sequenza feroce di composizioni come: “School”, “Floyd the Barber”, “Negative Creep”, “Swap Meet”, “Scoff”dove Kurt Cobain sputava le parole più che cantarle.
La band americana era davvero ben assortita e completa: Cobain con quella vocalità grezza e già inconfondibile che sembrava uscire direttamente dalla sua gola ferita, Krist Novoselic si muoveva come un gigante scoordinato ma magnetico, mentre Chad Channing, alla batteria, era meno “furia” rispetto al futuro Grohl ma perfettamente aderente al sound abrasivo del periodo “Sub Pop”.C’erano anche brani in lavorazione, “proto-version” di quelli che sarebbero comparsi sul futuro “Nevermind”, ancora grezzi, più veloci, più punk. In particolare una versione primordiale di “In Bloom”, lontana anni luce dalla brillante pulizia della futura realizzazione.La performance dei Nirvana di quel periodo non era costruita per intrattenere: era un atto di liberazione. Non c’erano sorrisi, non c’era interazione con il pubblico, quasi nessuna pausa tra un pezzo e l’altro. Kurt sembrava immerso in un mondo suo, alternando sguardi persi a esplosioni improvvise sulla chitarra.
Il suono era volutamente sporco, con amplificatori spinti al limite e distorsioni granitiche. L’insieme dava una sensazione di totale imprevedibilità: ogni pezzo poteva sfociare in caos, feedback e collassi sonori, e proprio questa fragilità contribuiva al fascino del concerto.Rivedendo oggi quella serata attraverso le memorie dei presenti, appare evidente quanto il concerto del 26 novembre 1989 sia stato un frammento unico della storia del rock alternativo in Italia: non l’esplosione mondiale del ’91, ma la scintilla. Il momento in cui una band ancora marginale mostrava i primi segni di ciò che sarebbe diventata.Chi c’era non vide dei “miti”, ma un gruppo affamato, disordinato, persino scomodo. Ma nel rumore, negli squilibri, nei feedback infiniti, si percepiva qualcosa di nuovo: un modo diverso di intendere il rock, più emotivo che tecnico, più viscerale che strutturato.
Concludo dicendo che il concerto al Bloom di Mezzago del 26 novembre 1989 non fu un live “perfetto” ed è proprio per questo aspetto che rimane iconico.
Una delle rare occasioni di vedere i Nirvana ancora immersi nel fango del loro underground originario, prima della fama, prima delle pressioni, prima della tragedia…una fotografia preziosa del grunge prima che esplodesse.
Lubranomic
SETLIST:
[intro]
School
[jam]
Dazed and Confused [Led Zeppelin jam]
Scoff
Love Buzz [Shocking Blue cover]
Floyd the Barber
Dive
Sappy
Big Cheese
Spank Thru
About a Girl
Breed
Paper Cuts
Been a Son
Negative Creep
Blew






