Necrodeath

Singing in the pain

Cos’è un capolavoro? Una scultura, un quadro, una poesia, un libro, un’espressione artistica in grado di generare emozioni, pensieri, riflessioni, sussulti. Ma molti artisti ( e tanti lo hanno fatto ahinoi) perdono la vena, la freschezza e la spontaneità creativa col passare degli anni. A volte per rincorrere i mutabili gusti del pubblico, altre per inerzia e mancanza di “fame”. Dopo 12 dischi in studio, 3 raccolte, quasi 40 anni da quando presero forma in quel di Genova, ti potresti aspettare un cedimento, fisiologico, da parte dei NECRODEATH. Alla fine dei conti hanno ricevuto i complimenti pubblici da Anselmo, avuto come guests nei loro album Cronos, Mantas, Tony Dolan, hanno suonato ovunque. E invece…Non paghi dei 4 concept all’attivo nella loro carriera (Draculea, Phylogenesis, Idiosyncrasy, The 7 deadly sins) sfornano questa creatura che se non è un capolavoro non so cosa possa esserlo. Tony Dolan e’ la voce narrante di questa trasposizione in musica di Arancia Meccanica ed è più che mai adatto. Ho impiegato 40 anni per vedere il delirio malsano di Kubrick perché mi disturbava assai, e poi, dopo quella violenza autoinflitta, non l’ho più voluto rivedere. Ora, canzone dopo canzone, ho ripercorso lo stesso disagio, lo stesso calvario di disturbanti incongruità tra gli elementi che permeano il film, a partire da quella Singing in the  Rain di Gene Kelly (con cui il disco si apre) che fa da soave, idilliaco contraltare alla violenza più brutale espressa nella pellicola. Ho ritrovato il “dolce su e giù“, il “latte più” e tutta “l’ultraviolenza” che vorticosamente soffia su tutto e tutti in quel delirio schizoide distopico di Burgess. Peso e GL sono una sezione ritmica devastante come sempre, ma più che mai non prevedibili e canonici nei patterns. Pier Gonella crea ritmiche e arpeggi che unitamente alla voce di Flegias ( su Antihero si avvale anche del cameo di Eric Forrest) creano un tale intreccio per il quale, la mia mente, ha fatto un salto indietro al tempo di Mental Vortex e No More Color dei miei adorati (e redivivi) Coroner. Tecnica e violenza a palate in tutti i brani, ma non necessariamente sempre esasperatamente veloce, come in “The sweet up and down”,”Antihero” e “Oomny-ones“(assolo folle su questa traccia) e la voce conduce i giochi da gran maestro, senza tregua e senza risparmiarsi. Meno di 40 minuti, ma sufficienti a mostrare il genio. Grandi! Che onore sarebbe condividere il palco con delle macchine da guerra simili. Vado a mettere su un po’ di Ludovico per dare tregua al “Gulliver”. Alla prossima, Drughi!

Mr.Hellvis

 

 Singing in the Pain
Gang Fight
Transformer Treatment
The Sweet Up and Down
Redemperdition
Delicious Milk Plus
655321
The (In)sane Ultraviolence
Oomny-ones
Antihero

Peso – drums
Flegias – vocals
Pier Gonella – guitars
GL – bass