Myricae

Persona Liquida

In un panorama musicale sempre più frammentato e saturo, dove le identità si confondono e le emozioni sembrano spesso rimanere in superficie, l’EP “Persona Liquida” di Myricae emerge come un’opera coraggiosa e profondamente coerente. Non soltanto un debutto, ma un vero e proprio statement artistico, questo lavoro propone un viaggio emotivo che esplora fragilità, trasformazione e sopravvivenza attraverso una lente sonora sofisticata, in bilico tra elettronica oscura e delicatezza cantautorale.Il titolo Persona Liquida” rimanda chiaramente al concetto sociologico elaborato da Zygmunt Bauman: l’idea di un’identità mutevole, fluida, che si adatta per sopravvivere in un mondo instabile. Ma Myricae non si limita a citarlo: lo abita. La sua musica è essa stessa liquida, si muove tra i generi senza rigidità, accarezza il pop per poi immergersi nell’elettronica scura, fluttua tra atmosfere intime e momenti carichi di tensione. Ed è proprio in questa dualità che risiede la forza dell’EP.

La prima traccia, Non ti conosco, apre l’EP con un tono malinconico e riflessivo. I synth minimali si fondono con una voce fragile ma presente, creando un’atmosfera sospesa, come un sogno che si sta per spezzare. È l’inizio della discesa: il momento in cui ci si rende conto di non riconoscere più se stessi o l’altro. La costruzione musicale accompagna perfettamente il testo, lasciando spazio al silenzio e al vuoto quanto basta per amplificare il senso di smarrimento. È una canzone di separazione e perdita, ma anche di consapevolezza.Con Ali (lo sai che?), il ritmo accelera gradualmente e l’intensità cresce. Siamo nel territorio del club pop, ma con un’impronta personale e inquieta. Qui la voce si fa più diretta, quasi affilata, mentre la produzione elettronica introduce pulsazioni sincopate e bassi corposi. La canzone parla di trasformazione, ma lo fa attraverso il dolore, come se per spiccare il volo fosse necessario strapparsi le ali che si hanno. Il ritornello resta impresso, ma non è mai ruffiano: c’è una tensione emotiva costante, un’irrequietezza che serpeggia sotto ogni parola.

Il cuore pulsante dell’EP è Necrosi, una traccia che rappresenta una sorta di climax emotivo. Qui il dolore si fa materia sonora, si insinua nei suoni elettronici e nelle distorsioni sottili, si concretizza in una voce che sembra emergere da una profondità marina, come se cantasse sott’acqua. La necrosi, intesa come morte cellulare silenziosa, diventa metafora del malessere interiore che consuma senza lasciare segni visibili. È una canzone ipnotica, che non offre vie d’uscita né catarsi: solo l’esperienza del buio, nuda e cruda. Ma proprio in questa mancanza di luce, in questa resa alla vulnerabilità, si intravede una forma di forza rara.

Se Necrosi è la resa, Parassita è la ribellione. Il quarto brano dell’EP introduce un’energia nuova, sottilmente aggressiva, che si esprime in testi più taglienti e in una struttura musicale più spezzata. Qui la voce di Myricae si fa quasi sibilante, scomoda, mentre l’elettronica si contorce su sé stessa. Si parla di relazioni tossiche, di legami che si nutrono dell’energia dell’altro, fino a svuotarlo. È un brano scomodo ma necessario, che mostra un altro lato della vulnerabilità: quello che non si piega, che si difende, anche con i denti.L’EP si chiude con Cercami, un brano che sembra riunire i frammenti sparsi nei brani precedenti. È una canzone contemplativa, dolce nella sua malinconia, che non cerca risposte definitive ma solo un contatto, un filo sottile che tenga uniti. Qui l’elettronica si fa più rarefatta, i suoni si distendono, e la voce torna a essere intima, quasi sussurrata.

È un ritorno all’origine, ma con uno sguardo diverso: più consapevole, più morbido, forse meno disperato. Non c’è una vera risoluzione, ma una possibilità: quella di continuare a cercare, di trasformare il dolore in linguaggio, come dice la stessa Myricae.Dal punto di vista sonoro, “Persona Liquida” è un lavoro coerente e raffinato. La produzione (curata nei dettagli, ma mai sterile) costruisce ambienti sonori profondi e stratificati, che valorizzano sia la componente elettronica che quella vocale. Le influenze sono molteplici – dal dark pop internazionale all’elettronica italiana più sperimentale – ma vengono filtrate attraverso un’interpretazione personale e riconoscibile.

Ciò che colpisce è l’equilibrio: tra leggerezza e peso, tra immediatezza pop e ricerca sonora, tra corpo e mente. Ogni brano è un frammento di una persona in evoluzione, un’esplorazione degli infiniti stati dell’essere. Myricae riesce a essere vulnerabile senza cadere nel patetico, intensa senza diventare eccessiva, pop senza perdere autenticità.Dietro la musica, si intravede una figura artistica solida e affascinante.In un’epoca in cui le identità sono spesso costruite come brand fissi e riconoscibili, la scelta di abbracciare il cambiamento e l’ambiguità è un atto quasi sovversivo.La fragilità, qui, non è debolezza ma risorsa creativa. Le emozioni non vengono filtrate o edulcorate: sono il materiale stesso della composizione. Il corpo e la mente diventano strumenti narrativi, veicoli di un racconto che è allo stesso tempo personale e universale.“Persona Liquida” non è un EP facile, né vuole esserlo. È un ascolto che richiede attenzione, partecipazione emotiva, disponibilità ad attraversare zone d’ombra. Ma proprio per questo, lascia il segno. È un’opera che parla a chi si sente smarrito, a chi abita le proprie fragilità come luoghi vivi, a chi è in cerca di una nuova forma.Con questo esordio, Myricae si afferma come una delle voci più originali della nuova scena musicale italiana.

Non solo per il talento compositivo, ma per la capacità di raccontare il dolore senza retorica, di trasformare la vulnerabilità in forza, di costruire un linguaggio sonoro che è insieme intimo e universale.“Essere una persona liquida significa abitare l’instabilità”, scrive Myricae e con l’album “Persona Liquida” ci invita a farlo con lei. 

Anna Cimenti