Metal in my Head

Wizard

Il metal fatto da metallari della vera fede per metallari veri. In questo album dei tedeschi si sfornano inni e testi per sottolineare l’anima del metal kid che non deve mai arrendersi

Ma niente da fare, certe volte non bisogna andare sotto per il sottile e lasciarsi frustare da riff e melodie già sentite, anche se alcune trovate qui hanno comunque il colore della personalità. “Alcune” per me qui vuol dire “quattro”, quindi esse si salvano e salvano il disco per poter raggiungere la sufficienza minima. Troppe volte la frusta non fa male, troppi colpi a vuoto o dati blandamente nonostante l’epicità del genere.Una song come quella d’apertura, ‘I BRING LIGHT INTO THE DARK’, tutta manowariana, è piuttosto scontata nelle strofe iniziale e piuttosto originale nel ritornello, e si trova tra le cose più riuscite dell’album, dando spinta e visceralità. Altra buona stilettata è rappresentata da ‘METAL IN MY HEAD’, titletrack che esplicita perfettamente lo spirito purista intransigente del combo; un bel Power frenetico ed elettrificato con chitarra tagliente e ampliato da cori ebbri di foga epica, buoni per la gestione da palco di concerto. Come Power adrenalinico funziona anche ‘FIRESWORD’ sebbene il titolo nel ritornello sia cantato nel modo più semplicistico possibile.

Bella anche ’30 YEARS OF METAL’ che appare tra le meno scatenate del lotto, ma forse per questo sa elaborare con più cautela l’espressività, trovando la band, al di fuori della furia violenta, il proprio adeguato profilo caratteriale, ponendo una leggera quota di eleganza nella pur forma a grana grossa. Per il resto i brani sono tutti dei filler o semifiller; un brano come ‘Years of War’ è un esempio di netta scopiazzatura scontata, forse ben accetta da orecchie giovanissime che per caso si trovino questo tra i primi dischi metal a disposizione. Va inoltre tenuto conto delle piccole indecisioni e imperfezioni esecutive che ne indeboliscono ulteriormente l’effetto. In tal senso inserire una ballata molliccia come ‘Whirlewolf’ non fa bene all’insieme; in essa manca l’afflato vibrante che una song d’atmosfera epica deve possedere; e non è banale solo la linea melodica, è proprio la debolezza interpretativa e d’arrangiamento a risultare povera.

Ci si domanda se questo tipo di dischi onori davvero la musica che amiamo, considerando la non eccezionale capacità compositiva, soprattutto perché molta scrittura è troppo simile a roba del passato. Oltre agli echi sfacciati di Manowar, percepiamo Anvil e altre band potenti anni ottanta senza che però se ne eguagli la fulgida egida. Ciò che è da imputare negativamente a questi metaller non è il fatto che si voglia preservare in senso vintage lo spirito e la forma di certa musica, quanto l’utilizzo di soluzioni trite e ritrite senza provare a cercare riff e melodie meno derivative. L’ascolto cede talvolta al fastidio, e quando i pezzi non infastidiscono, comunque non divertono. Fatto salvo le quattro tracce migliori, il cui valore sta però nella media del panorama metal, le altre diventano subito da voto insufficiente. Il suono detto in lingua inglese del sostantivo “acciao” (“steel”) è piacevolmente tagliente, ma non basta ripeterlo più volte per dare il giusto accento alle song. Dodicesimo lavoro dal 1995; forse oggi sono più stanchi e poco ispirati, ma anche in passato non sempre avevano brillato. Bastava un ep.

Roberto Sky Latini

Massacre Records
www.legion-of-doom.de

  1. Bring Light into the Dark
  2. Metal Feast
  3. Metal in my Head
  4. Victory
  5. 30 Years of Metal
  6. We Fight
  7. Whirlewolf
  8. Years of War
  9. Firesword
  10. Destiny

Sven D’Anna – vocals
Michael Maass – guitar
Tommy Hartung – guitar
Arndt Ratering – bass
Soren “Snoppi” Van Heek – drums