Megadeth
Countdown to extinction
Il 14 luglio 1992 esce il quinto album degli statunitensi Megadeth. Rispetto ai precedenti è molto più pulito nei suoni, e meno divagante nei singoli pezzi, risultando più semplice ma anche più diretto e schematico nella struttura delle tracce. Eppure, nonostante tale semplificazione, la qualità è altissima, e tale approccio continuerà nel lavoro successivo di due anni dopo con ‘Youthanasia’ con pezzi altrettanto valoriali. E’ una parentesi estetica che ne accrebbe la popolarità nonostante alcuni fan di vecchia data storcessero il naso, ma molti vecchi appassionati ne godettero senza problemi e inoltre la band con essi acquistò nuovo pubblico.Il pezzo divenuto più importante dal punto di vista del successo è ‘SYMPHONY OF DESTRUCTION’ che in maniera introspettiva appare scura e malata; è uno dei pezzi più semplici che la band abbia mani suonato, data la linearità e il riff che segue la ritmica cadenzata senza strafare, ma il modo è estremamente efficace, non servendo nulla di più. La sua vittoria espressiva di questa canzone sta tutta nella velenosità quasi ieratica del cantato, incisiva ma esteticamente malata, parzialmente epica e teatrale. ‘SKIN O’ MY TEETH’ è una bella cavalcata che graffia. ‘FORECLOSURE OF A DREAM’ è un pezzo per metà ballata, anche se poi i riff taglienti del ritornello ne agitano i toni; è un piccolo capolavoro dark che s’insinua malevolo nell’ascoltatore.
Suadente ma anche pezzo ad effetto, di tipo recitativo ma ficcante è ‘SWEATING BULLETS’ che in qualche modo mescola il Thrash ad una sensibilità tradizionale heavy-blues per la sua ritmica, ma l’attitudine thrasheggiante rimane esplicita, soprattutto durante l’assolo. Incombente ‘ASHES IN YOUR MOUTH’ dove la trama sonora è ritmicamente più elaborata, ma fra il ritornello e l’assolo la preziosità di questa traccia è evidente, in una ecletticità che mantiene accesa la follia della band. Il pezzo più bello e forse ancora più originale di quanto già questo disco non fosse, è individuabile in ‘HIGH SPEED DIRT’, una song dinamica e frizzante in cui la bellezza si sposa con l’energia, ma c’è anche tanta classe rock’n’roll dentro questa traccia, e Mustaine si scatena con un assolo elettricissimo, stupendo nella sua raffinatezza, per poi inserire uno swing acustico, ponte di eccelsa luminosità; è un capolavoro ideativo. Non ci sono filler perché la cura con cui appare trattato l’album non poteva accettare canzoni poco significative, certamente non tutto è al top, per esempio ‘Captive Honour’ è una flessione che decrementa la tensione dell’ascolto, però contiene passaggi gustosi che la rendono piacevole, compreso l’assolo.
In linea di massima non si sceglie la velocità, ma l’irruenza e la cattiveria non mancano. La produzione pulita e netta non diminuisce infatti la carica dei pezzi più aggressivi. Ma è la stilistica che predilige una atmosfera dal senso sinistro rispetto all’attitudine violenta “distruggi-tutto” a farsi fascinosa. A ciò contribuisce molto la voce tipica di Mustaine, una delle migliori dal punto di vista interpretativo che il Thrash abbia mai offerto, e riconoscibilissima per la sua timbrica acida che funziona alla grande. L’ugola insomma diventa maggiormente importante rispetto alle produzioni precedenti, e David appare in gran forma concettuale ed esecutiva. La chitarra brilla con gusto e snocciola note accattivanti corda dopo corda, confermando la bravura di un chitarrista già riconosciuto come meritevole.
Questo disco è uno dei passi centrali nella carriera dei Megadeth perché inaugura un’altra visione del propria produzione artistica, in una costruzione scritturale che si identifica con regole precise e meno anarchiche. Se ciò ha significato la fine dell’ispirazione più spontanea, ha però reso possibile all’artista esprimersi in modi che ne hanno permesso una espressività nuova e significativa, un’ampliamento che ha reso Mustaine maggiormente poliedrico e che ha fatto scoprire quanto egli avesse ancora molto da offrire. E’ possibile che tale viraggio sia nato dalla solita mania di competizione che lui aveva coi Metallica, i quali l’anno precedente avevano pubblicato il famoso ‘Black album’, dal successo commerciale iperbolico, eppure il risultato artistico ha aperto una modalità diversa di scrivere da quella dei Metallica, cosa che ha donato un ulteriore livello di sviluppo al genere Thrash stesso. Per cui è giusto festeggiare il trentennale di ‘Countdown to extinction’ in quanto uno dei lavori importanti per l’evoluzione del metal, che ha riempito uno spazio ancora vuoto. I Megadeth non per niente sono considerati tra i quattro migliori gruppi del Thrash, e ciò è dovuto alla loro personalissima interpretazione del genere, che esce dalle righe classiche, sebbene oggi essi stessi siano diventati dei classici.
Roberto Sky Latini
Capitol Records
www.megadeth.com/the-sick-the-dying-and-the-dead
Skin o’ My Teeth
Symphony of Destruction
Architecture of Aggression
Foreclosure of a Dream
Sweating Bullets
This Was My Life
Countdown to Extinction
High Speed Dirt
Psychotron
Captive Honour
Ashes in Your Mouth
Dave Mustaine – vocals / guitar
Marty Friedman – guitar
David Ellefson – bass
Nick Menza – drums