Leverage
Gravity
Potenza e grassi arrangiamenti per una band finnica che arriva oggi al nuovo e sesto full-lenght dopo la tragedia della morte di tre anni fa del cantante Kimmo Blom, deceduto a 52 anni. Ora c’è un qualitativo singer italiano proveniente dagli argentini Skiltron. Già corista dei Leverage, e anche corista di Delain; Rhapsody Of Fire ed altri, la sua voce è piena e virile riuscendo a rendere al meglio le melodie accattivanti ma epiche del gruppo. Non più due chitarre ma un violino che fa la sua comparsa con decisione.Un bell’heavy tosto nello stile elegante tipico dei Rainbow è l’avvio del disco con la densa ‘SHOOTING STAR’.(NON È la cover della canzone dei Bad Company N.D.R) Cercando di rendere con le chitarre la partenza di un treno, e proprio facendolo bene, si scatena la tonica ‘HELLBOUND TRAIN’, dura e incombente, con una voce che sale ad acuti sferzanti e pieni di feeling; l’assolo si fa teatrale e poi classicamente amplia la propria melodia. L’enfatica cavalcata di ‘ELIZE’ usa un parziale carattere folk, cosa peraltro realizzata anche da altre tracce, e qui si evince uno spirito passionale con una impostazione che ricorda le modalità espressive degli Avantasia.
Lo spirito folk emerge anche dentro la possanza alla Virgin Steele del middle-time di ALL SEEING EYES’ che possiede una delle migliori linee cantate, un assolo al fulmicotone che passa dalla chitarra acida al violino saettante e di nuovo alla sei-corde per un assalto di tutto rispetto. La compattezza power di ‘KING GHIDORAH’ fa sentire una vocalità più roca e aggressiva, mischiando l’heavy metal più tradizionale alla verve maestosa dei Manowar guerrieri, che con un arrangiamento di stampo kitsch sarebbe pure stato accostabile al metal orecchiabile dei Power Wolf; invece il risultato appare più serio e valoriale, con l’aggiunta di un bel cesellato assolo melodico con anche un bel tasso di shredding.
Lo spazio lasciato agli assoli è notevole anche se non in tutti i brani. Essi hanno sia classe, sia forza infuocata, semplificandosi troppo solo in certi momenti. Anche le tastiere quando vogliono sanno essere molto virtuose, per esempio in ‘Tales of the Night’. L’ugola non ha difetti, è incisiva e non perde mai il filo della situazione, inspessendo le trame dove ce n’è bisogno. Purtroppo certi passaggi strumentali e vocali appaiono canonici, i cali di qualità sono contraddittori, per esempio la sinfonica ‘Moon of Madness’ contiene una linea melodica che sembra già sentita, ma sta dentro un vigore che difficilmente lascia indifferenti. Per fortuna i brani che cadono in tali difetti nell’insieme hanno anche elementi che se ne discostano. C’è poi una tale bravura nell’arrangiamento, per cui le parti fondendosi risolvono il problema. I suoni sono carichi, le energie esaltate al cubo, e la gestione generale è perfettamente equilibrata così da eliminare qualsiasi stucchevolezza in favore dell’immediatezza nella fruizione. Siamo in un tipo di sound che mette insieme soprattutto quel versante che si rifà a Rainbow; Axel Rudi Pell; Royal Hunt, ma in modo meno hard e più metallico. Forse sono proprio i Royal Hunt ad assomigliarvisi di più, anche se in effetti la personalità è differente.
Roberto Sky Latini
TRACK LIST:
Shooting Star
Tales Of The Night
Hellbound Train
Moon Of Madness
Eliza
All Seeing Eye
King Ghidorah
Gravity
LINE UP:
Paolo Ribaldini – vocals
Tuomas Heikkinen – guitar
Marko Niskala – keyboards
Lotta-Maria Heiskanen – violin
Valtteri Revonkorpi – drums
Sami Norrbacka – bass