LeLe Battista
Iscream
Con “Iscream”, LeLe Battista ,cantautore, produttore e anima della storica band La Sintesi, torna a raccontare l’animo umano con uno stile che è al tempo stesso personale, evocativo e sorprendentemente accessibile.
Uscito il 26 settembre 2025 per The Saifam Group in formato digitale, vinile e CD in edizione limitata, l’album rappresenta un punto di svolta nella carriera di Battista: non solo un lavoro maturo e coerente, ma anche un’intensa dichiarazione d’identità artistica.Registrato interamente presso il suo “Le Ombre Studio” a Milano, “Iscream” è il risultato di un processo creativo profondamente personale: scritto, arrangiato e prodotto dallo stesso Battista, con il contributo fondamentale di Giorgio Mastrocola alle chitarre e la partecipazione speciale di Andy (Bluvertigo) al sax e alle voci nel brano “Frammenti”. Il disco è un viaggio intimo e sonoro nella mente di un uomo contemporaneo, alle prese con le sue nevrosi, i suoi slanci e le sue fragilità.Il titolo stesso dell’album “Iscream” è un gioco fonetico che evoca contemporaneamente “I scream” (io urlo) e “ice cream” (gelato), creando un’ambiguità di significati che rispecchia l’oscillazione tra disperazione e dolcezza, urgenza espressiva e ironia disincantata.Questa dualità è presente sin dal primo brano, “Il Grido”, composto al pianoforte mentre l’autore cullava la figlia appena nata. Il pezzo è una sorta di ninna nanna esistenziale che trasforma il pianto in canto, in cui l’urlo primordiale si fa corale e catartico. Un’introduzione potentemente emotiva, che non ha bisogno di virtuosismi per colpire al cuore.
Il tema centrale di “Iscream” è chiaro: il racconto di un uomo moderno, nevrotico, fragile, che cerca un equilibrio in un mondo che sembra aver perso il proprio.In “Vita Irrazionale”, il secondo brano, Battista mette in scena la confusione del presente, l’invadenza delle informazioni e la difficoltà di distinguere la realtà dal rumore. Musicalmente, il pezzo segna l’ingresso del sound che dominerà il disco: un’elettronica scarna ma pulsante, venata di psichedelia e funk malinconico, in cui convivono influenze di Tame Impala (citati esplicitamente come ispirazione), pop italiano d’autore e synth anni ’80.Il terzo brano, “Entra Pure”, rappresenta uno dei momenti più intensi del disco: è la confessione di un padre che guarda al futuro con la stessa speranza e paura con cui guarda negli occhi del proprio figlio. Un invito all’innocenza, un’apertura all’imprevedibile. Qui la scrittura asciutta di Battista colpisce per precisione e delicatezza, mentre il groove tiene tutto in sospensione, tra timore e incanto.
“Frammenti”, singolo che ha anticipato l’album, è il cuore teorico e sonoro del progetto. Ispirato al saggio di Roland Barthes, è una riflessione sull’amore come linguaggio, sulle parole che pronunciamo e sull’attesa di una risposta che le renda vere. Il sax di Andy aggiunge una dimensione cinematica e sensuale, mentre la voce di Battista, stratificata su quattro tracce all’unisono, crea un effetto corale che amplifica la tensione emotiva. Un brano maturo, profondo e immediato, che riesce ad affascinare anche all’ascolto ripetuto.“La Mia Felicità” e “Ovunque Sia” affrontano il tema della realizzazione personale e della difficoltà a trovare un centro nel caos quotidiano.
Nella prima, la felicità appare come qualcosa di vicino ma sfuggente, che richiede solo il coraggio di essere accolta; nella seconda, liberamente ispirata a una citazione di Seneca, l’inquietudine si fa protagonista. L’uomo moderno di Battista non è alla ricerca di un luogo dove stare, ma di una condizione dell’essere: si sente “a casa” solo quando riesce ad abitare sé stesso.Musicalmente, in questi brani si percepisce appieno il lavoro di costruzione sonora: il basso sintetico del DX7, la batteria prima programmata e poi sostituita da take reali, le chitarre di Mastrocola che sostengono l’impalcatura ritmica. Il risultato è un pop sofisticato, lontano dagli eccessi produttivi di molta musica contemporanea, ma non per questo meno curato o efficace.
Verso la fine dell’album, “Tanto è Solo Oggi” affronta il tema della procrastinazione con un piglio filosofico e quasi autoironico. Rimandare non è solo pigrizia, ma anche una forma di speranza, un atto di fiducia nel domani. Il brano, ritmicamente vivace, riesce a mettere in musica una condizione mentale comune, senza moralismi né facili soluzioni. Qui, come in tutto l’album, Battista dimostra una sensibilità rara: sa parlare della fragilità umana senza compatimento, con empatia e precisione.Chiude l’album “Splendidi Perdenti”, una ballata priva di batteria che rappresenta un ritorno alla quiete, al suono del quotidiano. Ambientata in una domenica mattina di coppia, racconta la bellezza dei gesti semplici e il timore che quella magia possa svanire. È una chiusura intima, sussurrata, che lascia l’ascoltatore con una sensazione di dolce malinconia, quasi come se si fosse entrati nella casa dell’artista, assistendo da vicino alla sua umanità.“Iscream” è un album che riesce in un’impresa non banale: essere profondamente personale e allo stesso tempo universale. È un disco che non ha paura del silenzio, che sceglie la sottrazione al posto dell’eccesso, che costruisce il proprio senso attraverso l’equilibrio tra musica e parola. La produzione è minimale ma pensata, con un suono digitale volutamente evidenziato (grazie anche all’uso misurato dell’autotune) che dialoga con strumenti analogici, creando un ponte tra l’organico e l’artificiale.
Nonostante l’apparente semplicità, ogni dettaglio dell’album è calibrato: dalla grafica di Alessandro Gabini, che restituisce visivamente lo spirito del progetto, alla cura maniacale nel mixaggio e mastering (a cura di Fabio Zanolini). L’album si presenta come un vero e proprio oggetto d’arte, perfettamente coerente con l’immagine dell’autore: un artigiano della canzone, capace di fondere introspezione e pop, elettronica e sentimento, pensiero e melodia.Con “Iscream”, LeLe Battista firma il suo lavoro più completo, personale e riuscito. Un album che parla in modo diretto e sincero all’ascoltatore, che non cerca l’effetto ma la verità. Un’opera matura, che conferma Battista come una delle voci più originali e lucide del panorama cantautorale italiano contemporaneo.
Un disco da ascoltare con attenzione, più volte, perché ogni ascolto aggiunge un frammento. E forse, come accade con gli specchi rotti, mettendo insieme i frammenti, ci si scopre un po’ più interi.
Anna Cimenti