Lee Aaron

Radio On!

Nella musica metal questa singer canadese non è che abbia spopolato, anzi lei ha seguito anche altre formule spaziando in ambiti più o meno orecchiabili o toccando il Jazz.

Ma in Italia tutti ce la ricordiamo con l’album del 1984 dove la grande song della sua carriera fu rappresentata dall’inno ‘Metal Queen’ che la fece diventare icona femminile tra i metallari anche se al tempo c’erano musiciste ben più rockettare come Doro Pesch (Warlock) e Ann Boleyn (Hellion). Ma quella fu una bellissima canzone e dalla cadenzata impostazione sufficientemente hard.‘VAMPIN’ apre l’album con un bel giro hard e una suadenza LedZeppeliniana fascinosa. Anche ‘SOUL BRAKER’ suona fulgidamente accattivante, in perfetto stile americano, un po’ alla ZZ Top.

Con ‘CMON’ ci si alleggerisce in maniera adolescenziale, però il ritmo e la frenesia sono allegramente irresistibili, con un refrain catchy che piace a chi nel rock vede di buon occhio anche il sound più sbarazzino. ‘MAMA DON’T REMEMBER’ è un rock’n’roll che arriva subito al punto e il suo swing fa saltellare il giusto. Con ‘SOHO CRAWL’ l’estetica formale è quella che anche il suo compatriota Danko Jones segue, con un ritmo cadenzato e lineare e frasi cantate in modo secco, e aggiungendo un ponte quasi parlato che aumenta il contatto diretto col pubblico, appunto proprio quello che Danko sempre fa.

Denso fascino regala l’atmosfera semi-blues di ‘DEVIL’S GOLD’, l’unico pezzo dove l’interpretazione canora decide di diventare più profonda e sinuosa, una di quelle ballate lontanissime dal pop e dalla scia ruffiana che testimonia come Lee in questo album abbia voluto vivere un senso più intrinsecamente rock pur nella facile orecchiabilità ed è un pezzo che va gustato ad occhi chiusi; qui dentro troviamo anche una ammaliante chitarra che tra accompagnamento e assolo tende all’avvolgenza dell’ascoltatore. Le idee sviluppate intersecano la tradizione classica della distorsione made in USA, e cosa c’è di più classico del seguire una sonorità alla Rolling Stones  (per quanto inglesi hanno seguito la via americana)? Ecco allora la title-track ‘Radio on’ che tra accordi e assolo fa il verso a quella band mitica.

Spesso la riffica viene gestita con la necessaria durezza, altre volte però la chitarra è un po’ ammorbidita da una sordina eccessiva per lasciare alla voce il centro dell’attenzione. I brani sono più o meno vicini o lontani dal metal ma sempre pregni di anima rockeggiante perché comunque la sei-corde rimane costantemente elettrica. La sua voce non fatta di grande virtuosismo né di cattiveria, ha il tono e il carattere giusto, dall’accento adatto per interpretare il genere. Nel comparto assoli sarebbe stato meglio trovare qualcosa di meno statico e magari di più elettrico, troppe volte si tratta di note che seguono la melodia senza grande peso specifico, ma invece qualcosa di maggiormente prestante avrebbe giovato. L’album scorre con fluidissima piacevolezza e in auto è un accompagnamento perfetto per viaggiare in una vacanza estiva. Ogni traccia è funzionale all’insieme perché nessuna annoia e tutte danno una bella spinta alle membra del corpo facendo battere il piede e ondeggiare la testa. Lee non sarà stata davvero la “regina del metal”, corona che per carriera probabilmente spetta alla tedesca Doro, ma non ha perso l’attitudine che serve a ribadire una vicinanza al rock. Disco non essenziale, però una volta messo su schiaccia tutti i tasti giusti per intrigare e per ricordare a tutti che il rock non è solo Heavy Metal.

Roberto Sky Latini

Metalville
www.leeaaron.com

Vampin’
Soul Breaker
C’mon
Mama don’t remember
Radio on
Soho Crawl
Devil’s Gold
Russian Doll
Great big Love
Wasted
Had Me at Hello
Twenty One

Lee Aaron – vocals
Sean Kelly – guitar
Dave Reimer – bass
John Cody – drums