Lamb of God

Omens

Non c’è niente da fare, nessuno mi toglierà mai dalla testa che il terreno di scontro di un certo tipo di metal è fatto di riff con tanto groove, tanta violenza e grandi break-down messi al punto giusto, per dare la parvenza a chi ascolta di poter respirare, mentre è solo il momento di assestamento del macigno che ci è caduto addosso che inizia a fare sentire tutto il proprio peso, sospinto verso il basso dalla forza di gravità e, immancabilmente e inesorabilmente, continua la sua lenta ma letale pressione sui nostri corpi.

È questo che anima e abita in casa dei Lamb Of God, che tornano sugli scudi con un disco deflagrante: Omens è nato per distruggere ogni cosa gli si pari davanti, è un disco che salta, rimbalza, graffia e spezza, capace di essere fedele a se stesso e allo stesso tempo di risultare istrionico.A distanza di soli due anni dal disco omonimo, l’Agnello di Dio torna più incattivito che mai e in splendida forma compositiva e fisica, infatti scrollatosi di dosso alcune critiche scaturite dagli ultimi due dischi (sinceramente non ho mai compreso il motivo di tali critiche), tornano a ruggire in maniera deflagrante, assestando 10 fucilate capaci di perforare qualsiasi materiale.Seguo i Lamb Of God sin da quando di chiamavano Burn The Priest e di strada ne hanno fatta davvero parecchia, sviluppando enormi capacità compositive e una grande personalità, perché nessuno suona come loro ed è in grado di fare ciò che fanno loro e soprattutto di farlo come lo fanno. Ventitré anni non sono affatto pochi, così come non lo sono 9 dischi, soprattutto se si considera l’enorme qualità della produzione dei Nostri, che, a detta di chi scrive non hanno mai sbagliato un colpo, centrando perfettamente ogni obiettivo, anche nei momenti di maggiore stanca e difficoltà che la band ha attraversato nel corso della propria carriera.

I Lamb Of God sono tornati a menare le mani in maniera violenta e senza remissione di peccati, portatori di un presagio di morte e distruzione che coinvolge tutto il vivente su questo pianeta, anche se più che un presagio parliamo di cose quasi certe dato che l’establishment non ha nessuna intenzione di invertire la rotta. Nonostante questo il buon Randy Blythe desidera lasciarsi e lasciarci uno spiraglio a cui appenderci mentre tutto intorno a noi brucia, viene fagocitato e marcisce.Questo è ciò che rappresenta la musica di Omens, che torna ad essere cattiva e carica di una rabbia, quasi primordiale, che pareva essere parzialmente sopita nei due dischi precedenti, soprattutto in Lamb Of God del 2020: qui tornano ad alzarsi i bpm, le chitarre tornano a vomitare riff carichi di groove, cattiveria e odio, sorrette perfettamente da una sezione ritmica capace di pulsare all’unisono e di aggiungere un carattere ancora più estremo al tutto tanto che in alcuni momenti pare che sia la furia hardcore a prendere il sopravvento sul thrash-groove che li ha resi famosi. Su tutti si staglia la voce di Randy Blythe che brutalizza la sua ugola pur di urlare in faccia a chiunque il proprio odio per una società di ignavi, omertosi e inutili moralisti.

La ferocia di questo platter parte direttamente dalle viscere dei Lamb Of God e il riffing è forsennato come non mai, eterodiretto in senso groove ma alla cui base c’è tanto hardcore che, veicolato e molto ben amalgamato in seno ai riff, che risultano essere non solo molto ben strutturati ma soprattutto molto articolato, riesce a dare al tutto un tiro ancora più indemoniato. Nessuna redenzione per nessuno, non sono previsti sconti di pena perché tutti siamo colpevoli e su ognuno di noi c’è la spada di Damocle che presagisce l’autodistruzione.Omens non lascia campo a sperimentazioni o rallentamenti, se non piccolissimi momenti necessari a tirare un po’ il fiato e a rendere il prima e il dopo ancora più brutale, e riparte da quel meraviglioso disco che risponde al nome di Ashes Of The Wake, da cui sicuramente prende spunto per poi deflagrare anche lui.I Lamb Of God sono sempre stati uno dei gruppi più interessanti del panorama thrash-groove e continuano ad esserlo, sia su disco sia in sede live, per quel che mi riguarda secondi solo ai Pantera, con cui condividono la grande capacità di riuscire a scrivere riff sanguinolenti ma carichi di groove, tanto da farti quasi rendere conto che, nel mentre, ti stanno segando in due.Omens non è un disco perfetto, anche se forse di dischi perfetti non ne esistono, ma è sicuramente un disco genuino, carico di significato e violentemente libero da ogni vincolo se non quelli che i Lamb Of God stessi si sono dati. Scorre veloce, cattivo e dissacrante e con tutta la potenza di cui è capace.

Se siete fan dei LOG fatelo assolutamente vostro, mentre se volete avvicinarvi a loro, direi che potrebbe essere un ottimo approccio, a patto di non aspettarsi del bambinesco metal-core, perché qui di “-core” c’è n’è davvero tanto ma la sua declinazione è votata all’odio e al rancore e non ad un senso di perdono, perché in questi LOG il perdono potrà arrivare solo attivando la propria coscienza critica.

Daniele “Darklordfilthy” Valeri

Nuclear Blast
www.lamb-of-god.com

Nevermore
Vanishing
To the Grave
Ditch
Omens
Gomorrah
Ill Designs
Grayscale
Denial Mechanism
September Song
“Evidence”     Japanese edition bonus track

John Campbell – bass
Randy Blythe – vocals
Mark Morton – lead guitar
Willie Adler – rhythm guitar
Art Cruz – drums