KK Priest

The Sinner rides again

Secondo full-lenght per l’audacia solista dell’ex-Judas, che senza nessun senso di inferiorità ancora una volta si getta a capofitto nel metal più duro e verace. Rispetto all’uscita precedente, stavolta il suo nuovo afflato non delude, riuscendo ad evitare qualsiasi imperfezione presente nell’altro.

La tentazione è sempre quella di paragonare la musica del nostro eroe a quella della sua band madre, ma in realtà le differenze sono notevoli, soprattutto in questo nuovo capitolo. KK Dawning non è fermo, è andato avanti stilisticamente e compositivamente senza naturalmente uscire dal genere che ha co-fondato nel 1976 attraverso i Judas. Non inventa sperimentalmente ma di certo riesce a utilizzare il meglio di ciò che la storia heavy ha espresso nei decenni.L’apripista ‘SONS OF SENTINEL’ corre veloce con grande ariosità, metallica al punto giusto e perfettamente riuscita sia nella potenza elettrica che nelle sue parti melodiche; uno dei pezzi di indiscutibile qualità del disco. Stessa bontà valoriale per la più acida ‘STRIKE OF THE VIPER’, scritta con rutilante efficacia e pesantezza epica, degna del metallo più intransigente.

L’ampiezza atmosferica emerge con gusto nella ricca ‘HYMN 66’ che spinge verso scuri sentori evocativi, fuori dal tempo e dallo spazio per una maggior enfasi magica; il suo ritmo passa da sezioni middle-time a quelle cadenzate attraverso riffiche priestiane e una più variegata espressività. Tra le migliori anche la title-track ‘THE SINNER RIDES AGAIN’ innalzando anch’essa alcune partiture alla Judas, ma ampliandole verso un afflato che va però oltre, immettendo input anche Savatage, e qui troviamo una escrescenza solista delle due chitarre che danno il meglio di sé stesse, oltre al fatto che la linea vocale è intrigante e molto ficcante. Tra il meglio, la più tradizionale è ‘PLEDGE YOUR SOULS’ che usa molto di ciò che il rifframa Priestiano ha donato al panorama metal, nondimeno troviamo capacità scritturale in grado di portare la song ad una brillantezza tonica e pastosa, ottenendo una bella canzone senza difetti. Le altre song? Forse non alla stessa stregua di queste citate, ma comunque mai banali. Unico lato non piacevole: sfumare alcune canzoni mentre “Ripper” canta.

Il cantante mescola parti alla Halford con altre più forzate e grevi, utilizzando ogni possibilità potenziale dell’ugola, quasi sempre con veemenza e fervore. Se l’album del 2021 ‘Sermons of the Sinner’ non meritava più di un sei e mezzo, qui il livello è notevolmente più alto. Non esiste un filler, sono molto di meno le zone plagiate ed auto plagiate, e la scrittura è in grado di regalare molte più emozioni. Validissime le linee cantate usando anche con più equilibrio la voce; e notevolmente più significativi gli assoli e meglio trattata la produzione tecnica. Un lavoro che surclassa il primo in tutti i settori, oltre al fatto che quello conteneva qualche filler, inesistenti qui. Non è solo il migliore dei due, è anche uno dei dischi heavy metal più belli dell’anno.

L’intelligenza di questo disco sta nell’essere stati in grado di leggere con positività gli input provenienti da altre realtà di genere e non utilizzare solo modalità Judaspristiane. In effetti oggi ci si è allontanati dalla sonorità puramente Judas ed il prodotto attuale è il risultato di una combinazione ben strutturata tra diverse influenze, che realizza un effetto arricchente pur rimanendo in schemi classici. Diciamo che anche il tasso di durezza è più estremo, rispetto a ciò che i Judas hanno sempre espresso. Se dal punto di vista psicologico KK Dawning ha verso i Judas l’atteggiamento che Mustaine ha verso i Metallica, anche dal punto di vista scritturale ormai oggi la concorrenza musicale tra i KK Priest e i Judas viene combattuta dall’alto, così come qualitativamente i Megadeth hanno sempre risposto ai Metallica. Se finalmente il chitarrista ha trovato la sua vera costruttiva dimensione espressiva, considerando che questa opera è competitiva, sarà divertente vedere come se la caveranno gli antagonisti quando l’anno prossimo uscirà il loro nuovo album; tanto le comparazioni saranno d’obbligo.

Roberto Sky Latini

Sons of the Sentinel
Strike of the Viper
Reap the Whirlwind
One More Shot at Glory
Hymn 66
The Sinner Rides Again
Keeper of the Graves
Pledge Your Souls
Wash Away Your Sins

Tim “Ripper” Owens – vocals
K.K. Downing – guitar
A.J. Mills – guitar
Tony Newton – bass
Sean Elg – drums