Not The End Of The Road

Kissin’Dynamite

Esce in questo 2022 il settimo album dei tedeschi dinamitardi che però hanno abbassato il loro livello di dinamite metallica, e prosegue in continuità la scia orecchiabile del precedente.

Il Metal di facile fruizione, e commerciale, è sempre stato suonato e ha realizzato anche grandi guadagni, come successe a Bon Jovi, Europe, Motley Crue, Def Leppard, ma non sempre ha regalato il successo a chi l’ha prodotto, anche quando è stato di qualità. Oggi non ha più senso inseguire la leggerezza dei ritornelli e delle melodie se l’obbiettivo è la vendita degli album, quel tempo è passato e non tornerà. Lo scopo diventa evidentemente solo una scelta di campo, una scelta artistica equivalente a qualsiasi altra. Ma per quanto di successo, i Kissin’ Dynamite non diventano il centro del metal internazionale, e nemmeno semplicemente di quello teutonico. Dal punto di vista economico vivrà delle stesse difficoltà che il mercato fa vivere a tutti. Ma il gruppo si è buttato con decisione e impegno in questo modello di musica, limando le durezze che avevano agli albori della loro carriera e scegliendo, con forza, linee melodiche canticchiabili e di facile presa. Lo fanno però mantenendo una carica rock e una certa enfasi, sostenendo le tracce anche con una produzione ben studiata in grado di valorizzare cori e passaggi sonori.

Il disco parte bene con una dinamica ‘NOT THE END OF THE ROAD’ che ha molto dei Bon Jovi, soprattutto per il cantato, e rappresenta bene la tipologia di sound che la band ha fatto propria; se il ritmo è ben cadenzato e l’ariosità è ampia, l’energia è altrettanto presente. Lineare e scorrevole, ‘ONLY THE DEAD’ funziona anche se semplice, diventando una delle cose più azzeccate del lotto. ‘NO ONE DIES A VIRGIN’ finalmente tira fuori un po’ di grinta in più e lo fa come la band al suo meglio aveva fatto anni addietro. Brano chiaramente minore ‘What  goes up’ nonostante la bella chitarra solista iniziale; uno scorrere alla Def leppard che appare scontato. Divertenti le trovate facilotte come ‘Yoko Ono’, anche se non è che aumentano il valore del disco, più pop che rock. E ‘Coming Home’ che è puro AoR sembra essere esistita da tempo immemore, come una cover sentita mille volte. Poi lo stesso déjà vu si ha con ‘Voodoo Spell’, anzi peggio. Le ballate ‘Good Life’; ‘Gone for Good’ e ‘Scars’ sono quanto di più inutile e scopiazzato si possa produrre; non hanno nulla di pregnante e possono rallegrare solo chi non ha pretese.

Usare ispirazioni tratte da Bon Jovi, Def leppard e Scorpions li rende del tutto commerciali, e però ciò non li fa assomigliare molto al loro primo passato, sebbene al tempo in embrione qualcosa ci fosse già. la loro anima prima era ben più Heavy Metal classico con alcuni sprazzi Street o Hair ma non eccessivi. Oggi addirittura si entra nell’AoR levigato, fatto bene ma che più di una volta delude le aspettative. Essi hanno seguito l’esempio dei conterranei Scorpions i quali allo stesso modo negli ultimi periosi hanno realizzato molto materiale AoR. In entrambi i casi buone canzoni ma anche scarse, perdendo aggressività e tonicità. Una scelta che non abbandona la qualità tecnica ma non cerca più il valore aggiunto dell’arte. Troppe volte le trovate hanno il sapore del già sentito, ma siccome sono ritornelli o passaggi di ottima fattura oltre che ben curati, le song migliori di questo lavoro piaceranno a chi non conosce nulla della storia passata del rock duro.

Oggi i Kissin’ Dynamite suonano AoR e Pop-Metal, ma non con la bravura di chi li ha preceduti già da tempo, e oltretutto il risultato appare senza personalità. Ma a questo punto va fatta un’altra considerazione prendendo in considerazione l’opera precedente a questa. ‘Ecstasy’ del 2018 non è stato affatto un disco scarso, aveva ampiezza luminosa e grande ariosità; il marchio stilistico commerciale e leggero del disco attuale era già lì, ma il songwriting era estremamente più ficcante e potente, e offriva sensazioni molto intriganti, usando un feeling caldo e passionale. La cosa non si è ripetuta in questo nuovo che cerca la stessa frizzantezza senza riuscirci, segno che non basta gettarsi a capofitto in un genere per riuscire nell’impresa. I Kissin’ erano una band minore e con ‘Ecstacy’ sembrava che avessero raggiunto la maturità dei gruppi migliori, ma ora si è tornati alla mezza-cosa anche se lo scintillìo può trarre in inganno. Se non c’è l’ispirazione la musica da hit scade nella superficialità, non è affatto facile fare musica commerciale di qualità. Alla fine è un disco che fa solo tre volte canestro su dodici tiri: troppo poco.

Roberto Sky Latini

Not the end of the road
What goes up
Only the dead
Yoko ono
Good life
Coming home
Defeat it
No one dies a virgin
Gone for good
All for halleluja …

Johannes Braun – vocals
Steffen Haile – bass
Andreas Schnitzer – drums
Jim Müller – guitars
Ande Braun – guitars