Götterdämmerung MMXXII

Irdorath

Nell’anno domini 2022 e più precisamente nel mese di maggio, tornano ad affacciarsi sul mercato discografico gli Irdorath e lo fanno giocandosi una carta piuttosto furba, riregistrando il loro EP di esordio Gotterdammerung (Zorn der Elemente) e chiamandolo Gotterdammerung MMXXII.

una manovra che in altri contesti definiremmo commerciale, ma dato che parliamo di una band che vive nel sottobosco del black metal, potremmo dire che questa uscita, di commerciale non ha assolutamente nulla, credo sinceramente che sia semplicemente una volontà di riavere il primo EP con dei suoni più moderni e una produzione migliore e soprattutto con i brani suonati direttamente dalla attuale line-up che non è affatto la stessa che registrò l’originale EP.

Gotterdammerung gode di una produzione veramente lodevole, perché nonostante risulti abbastanza cristallina, non perde affatto in potenza e cattiveria e soprattutto, nonostante una certa pulizia sonora, è presente in maniera spiccata quella sorta di marciume di fondo che non dovrebbe mai mancare in ambito estremo. Il quartetto austriaco di muove su coordinate che fondono il black metal con il thrash più ferale, dando vita ad un sound che è davvero letale e con la giusta dose di caos che pervade tutte e sette le composizioni. Come già detto il gruppo si muove su coordinate black/Thrash, anche se io personalmente invertirei la definizione, dato che la componente thrash è davvero molto molto presente, infatti si possono tranquillamente ascoltare echi dei sempre presenti Slayer e di gruppi quali Sodom e Destruction.

Le fonti di ispirazione quindi sono ben chiare da un lato, ma anche nel versante black metal ci si può ritrovare ad avere nelle orecchie ora momenti che fanno capo ai Marduk, soprattutto quelli di Panzer, così come ad alcune cose degli Immortal, soprattutto quelli di At The Heart of Winter, e Tsjuder; ma questi sono alcuni dei nomi che mi vengono in mente ascoltando gli Irdorath. Quindi possiamo dire che il quartetto non fa assolutamente mistero delle proprie influenze, ma addirittura, in molti casi le pone in evidenza come punto di forza, e in linea generale non si può fare altro che dare loro ragione, dato che le composizioni risultano malevole, dinamiche e decisamente raw al punto giusto. Si può rivolgere, ovviamente, un grande appunto però agli Irdorath: dove sta la vostra personalità? Perché oggettivamente qui a scarseggiare è decisamente quella, dato che le composizioni, nonostante siano ben costruite e scorrano via che è un piacere, risultano essere, ad un orecchio abituato ad un certo sound, abbastanza scontate, il che non vuol dire affatto che siano brutte o che sembra di stare ad ascoltare un clone delle band già citate, però tante volte, troppo spesso a dire il vero, la derivazione è davvero troppo palese.

Si sente che i quattro che compongono la line-up si trovano perfettamente a proprio agio con questo modo di riffare e con gli arrangiamenti che necessitano certe sonorità, così come si trovano a proprio agio sia nei momenti più concitati sia nei momenti più rilassati e sono proprio questi momenti a spiccare perché rappresentano gli istanti in cui esce fuori maggiormente la personalità della band, il che è un vero peccato perché sarebbero molto molto più interessanti se riuscissero a scrollarsi di dosso le ombre dei nomi altisonanti che si celano dietro la loro composizioni e, probabilmente, riuscirebbero ad uscire da una sorta di anonimato in cui essi stessi si sono confinati andando a standardizzare la propria proposta. Dovrebbero lavorare maggiormente sulle parti black più cadenzate, magari arrischiando lo sconfinamento in territori death/doom, che darebbe un’aria e una varietà maggiore alla proposta, un po’ come hanno fatto i Marduk (tanto per citare una loro grande influenza) con World Funeral.

Potrebbero essere un gruppo da tenere d’occhio, nonostante siano già alla quinta release, se decidessero di cambiare un po’ la proposta e uscire dalla loro confort zone, andando a prendere di petto le proprie idee e le proprie capacità, sia strumentali sia compositive, per uscire un po’ dai cliché, perché quelli si fa sempre in tempo ad inserirli ma potrebbero, in un contesto dinamico/compositivo un po’ diverso, risultare non più dei cliché, ma una porzione compositiva, seppur standard, che fa decollare il brano.

Gli Irdorath sono degli schiacciasassi, il loro scopo è quello di annichilire con potenza e conoscenza chi si pone all’ascolto e in questo sono davvero molto bravi e capaci. Insomma le carte in regola ci sono tutte, ma per ora mi sento di consigliarli agli appassionati del black/thrash o eventualmente a coloro che amano le cose “in your face” senza troppi fronzoli e ricercatezze e con una produzione degna del genere e del gruppo.

Daniele “Darklordfilthy” Valeri

Art Gates Records
www.facebook.com/Irdorath

Der Flammen Preis
Windgeist
Form des Todes
Bald ersäuft die Menschenbrut
Die Rache des
Götterdämmerung
November Krieg (Bonus Track)

Markus – Vocals/Guitars
Thomas – Drums
Mario – Bass
Isiul – Guitars