Il Silenzio delle vergini

La chiave di Berenice

La chiave di Berenice è il nuovo lavoro del Silenzio delle vergini cronologicamente è il quarto lavoro che aggiunge altro materiale oltre a quello già presente.

. In questo disco la band si pone domande esistenziali con argomenti che hanno a che fare con momenti di riflessione  personale. E’ un lavoro che si fa  ascoltare con piacere essendo appoggiato da una buona produzione ed in questo senso sembra che  la stessa sia una produzione casalinga dove  l’elettronica la fa da padrone,  Ci sorprende l’inizio del disco con Martin che evidentemente fa riferimento a Martin Luther King attivista nero e difensore dei diritti umani in difesa  della sua gente, del quale hanno inserito il famoso discorso  I have a dream tenutosi il 28 agosto 1963 davanti al Lincoln Memorial di Washington alla fine di una manifestazione per i diritti civili nota come la marcia su Washington per il lavoro e la libertà. In esso esprimeva la speranza che un giorno la popolazione afroamericana avrebbe goduto degli stessi diritti dei bianchi.

Il fatto che la band italiana abbia voluto inserire questo discorso nel nuovo disco mi ha fatto venire in mente un’altra band gli Extreme che usò lo stesso discorso in un loro disco Three side of every story. Il fatto diverso è che la band americana per pubblicare quel discorso ha chiesto il permesso dalla famiglia King perché voleva rendersi conto dell’uso che ne sarebbe stato fatto. Mi chiedo se sia stato lo stesso per il silenzio delle vergini.
A parte questo particolare non di poco conto il disco affronta tematiche esistenziali ed essenziali alla vita, che vengono snocciolate  nei dieci brani e se leggete la scaletta, i titoli delle canzoni sono tutti nomi di persona questo mi ha fatto pensare che i testi del disco fossero fatti reali accaduti a queste persone che hanno raccontato alla band  la quale poi ha fatto interpretare alla bassista e cantante Cristina Tirella, e quindi potremmo considerare Berenice come una sorta di testimonianza raccontata in musica , ed è forse per questo motivo che le canzoni sono recitate e non cantate.  Malgrado la formazione sia composta da solo tre elementi, il suono merito anche della produzione artistica realizzata della solita coppia Lambertini /Guberti, riesce a coinvolgere l’ascoltatore trasformandolo in protagonista di un viaggio che lo trasporterà in mondi distopicamente moderni anche per l’uso di un’elettronica atta a creare questi mondi, ma che va in aiuto soprattutto della voce filtrata da quello che sembra essere un megafono.

Un disco questo Berenice adatto ad airplay maturo e consapevole,che certo non deluderà chi vorrà cimentarsi in questo ascolto, mi permetto in questo caso di consigliare l’uso di una cuffia  per lasciarsi avvolgere da queste atmosfere altrimenti diversamente se fatto con le casse  bisogna alzare  un po il volume. Ma vedrete che in entrambi i casi si rimarrà più che soddisfatti.

Stefano Bonelli

Martin
Kaori Kosei
Marcel
Alba Varden
Maetel
Berenice
Pan
Vincent
Marguerite
Anastasia

Greco Armando – chitarra elettrica
Cristina Tirella – basso e voce
Marco Costaioli – batteria