Ian Gillan Band
Child In Time ristampa edizione speciale
“Child In Time” è il primo album registrato da Ian Gillan dopo la sua uscita dai Deep Purple nel 1973.
La IAN GILLAN BAND comprendeva lan Gillan stesso, Ray Fenwick (chitarra), John Gustafson (basso), Mike Moran (tastiere) e Mark Nauseef (batteria) – mentre l’ex compagno di band Roger Glover produceva e suonava alcune cose. Pubblicato nel luglio del 1976, “Child In Time” raggiunse la posizione numero 55 nella classifica degli album del Regno Unito e mostra la band perseguire una direzione fusion. Alcuni lo hanno definito “jazz-rock”, ma per la maggior parte si tratta di funk, rock, soul e altro ancora.La title track è un’incredibile rielaborazione del classico dei Deep Purple tratto da “Deep Purple In Rock”, mentre la languida “Let It Slide” (della durata di quasi 12 minuti) offre alla band l’opportunità di mettere in mostra le proprie capacità.
Questa edizione speciale è stata rimasterizzata e presenta note di copertina dello stesso Ian Gillan. Si fece molto rumore per questo album in quanto di certo i fan dei Deep Purple non si aspettavano un di siffatta maniera lontano anni luce da quanto da Gillan nella sua precedente band. Malgrado questo cambio di rotta inaspettato possiamo certamente affermare che Child in Time di Ian Gillan rimane uno dei più duri, rumorosi ed emozionanti di tutta la nave madre – e il fatto che “Child in Time” sia un album così brutalmente funky non fa che amplificarne i risultati.Sarebbe stato facile, dopotutto, per Gillan tornare semplicemente alle glorie del passato che il suo pubblico sperava riproponesse. Invece, persino il titolo dell’album – tratto, ovviamente, da uno dei classici più sacri dei Purple ha tratto tutti in inganno.
“Child in Time” è stata riproposta all’interno, in assolutamente diverso rispetto all’originale priva cioè della parte centrale dove Blackmore e soci si lanciavano in voli pindarici, potremmo definirla quasi una provocazione per quanto fatta eccezione della linea vocale tutto il resto del brano è stato riarrangiato. Ripensando poi alla storia dei Deep Purple è alquanto strano, che dopo l’arrivo di David Coverdale e Glenn Hughes vennero incisi album molto vicini a quanto fatto dalla Ian Gillan band, mentre la partenza di Gillan e Roger Glover (quest’ultimo produttore di questo album) li ha fatti entrare nella famiglia.
Non lo si direbbe mai da “Child in Time”, che passa in modo turbolento dal crunch pieno di “Lay Me Down”, attraverso la “You Make Me Feel So Good” alla Sly Stone, fino alla già citata versione di “Child in Time“, disegnata su un lussuoso paesaggio di quiete e tempesta, con un assolo di chitarra straziante di Ray Fenwick.
Altre versioni di “Child in Time” sono più forti, più dure, più potenti. Ma questa rimane la più emotiva, e questo è ciò che la canzone ha sempre richiesto. “Let It Slide” apparentemente una canzone sull’eiaculazione precoce, che al contrario scivola per oltre undici minuti. Profondamente atmosferica, più leggera e anthemica, è più una vetrina per la band che per il suo cantante, confermando la democraticità di questo nuovo gruppo e spiegando in qualche modo l’etichetta di “jazz-rock” che Child in Time si vede spesso affibbiare.
In effetti, l’album nel suo complesso ha più punti in comune con l’infusione di funk che trapelava nelle uscite più o meno contemporanee dei Thin Lizzy (“Dancing in the Moonlight”), dei T. Rex e del recente passato dei membri della band Fenwick e John Gustafson, rispettivamente con i Fancy e i Roxy Music – per non parlare di Come Taste the Band dei Purple. Ma se il vostro veleno è l’R&B purosangue e incisivo, “Child In Time” è in grado di spazzare via tutti gli altri.
Se volete un consiglio il modo giusto per ascoltare questo disco senza troppi patemi d’animo è quello di dimenticarvi per una buona mezz’ora dei Deep Purple, e vedete questo disco come un’altra delle tante sfaccettature di Ian Gillan.
Stefano Bonelli