Hunting Giants

Mythos

Gli Hunting Giants sono canadesi, terra che ha partorito tanti gruppi ma uno fra tutti che può vantare fama mondiale sono i Rush che ancora dopo la sospensione dell’attività per la morte del batterista Neil Peart, ancora nessuno ha avuto il coraggio o la sfrontatezza di raccogliere questa eredità.

Si certo in questo disco ci sono elementi progressivi per via di alcune soluzioni vocali nonchè strumentali, che ricordano il cantato di James La Brie e la chitarra con questo suono greve molto vicino a John Petrucci, ma a mio avviso è ancora tanta la strada da fare e seppur è vero che la band  ci mostra tutto il suo talento in tredici canzoni prima che s’inneggi al miracolo ce ne vuole..Per carità il disco è suonato benissimo la produzione è fantastica con dei suoni incredibili e moderni, ma scusatemi se lo dico mi sembra di ascoltare da un di tempo a questa parte che i suoni sono tutti livellati allo stesso modo. Mi spiego si tende sempre di più a far si che la chitarra abbia questo suono greve e per questo si predilige una otto corde ed un’accordatura molto bassa  in modo che il suono risulti il più pesante possibile con il rischio di dare ai propri fan un disco che suona similmente alla maggior parte dei gruppi odierni. Stesso discorso vale per i bassisti che fanno a garaA chi mette più corde. “Mythos” esplora liricamente gli archetipi, sia eroici che malvagi, che influenzano il mondo che ci circonda, così come gli inevitabili destini che sorgono quando questi valori sono atrocemente sostenuti ed espressi.

Malgrado questo le canzoni che compongono Mythos  sono tutte piacevoli da ascoltare ed inoltre  hanno il pregio di avere una durata che non supera mediamente i quattro minuti questo me li fa piacere particolarmente ed  è vero che il disco dura tanto ma questa cospicua manciata di canzoni ci fanno arrivare velocemente (non tanto diciamolo) alla fine del disco ,anche per via del fatto che intelligentemente la band ha pensato bene di variare con il tema con questo voglio dire che si la band degli Hunting Giants  è progressive ma anche alternativa una delle canzoni che mi colpisce  veramente tanto è Kindred per il suo particolare andamento ritmico , ma anche perché improvvisamente il cantante assume un altro timbro vocale diventando quasi narrante di una storia da sembrare che sia stata cantata interpretandola  da Stephen Atkey un cantante di gran talento in grado di usare a suo piacimento le sua capacità vocali che spaziano tra un genere  e l’altro. In chiusura ci imbattiamo in King of Ashes che pur mantenendo il suo suono moderno ha in se un mood antico che mi ha fatto venire in mente Rainbow Demons  degli Uriah Heep usando una vocalità molto bassa ma che si alza improvvisamente verso la fine.

Nella discografia della band canadese è già presente un disco sotto forma di EP chiamato Skyward Eye,  e quindi sebbene ai fini discografici Mythos non sia un debutto possiamo considerarlo tale essendo per la band un vero e proprio debutto sulla lunga durata, malgrado ciò possiamo tranquillamente affermare che malgrado siano alle prime esperienze discografiche, gli Hunting  abbiano tutte le carte in regola per andare avanti con successo.  

Stefano Bonelli 

Autoprodotto
www.huntinggiants.com

Mythos
AncientText
Too Big To Kill
Rituals
Among Thieves
Whispers
Vanguard
Mantle
Kindred
Epitaph
Into Stone
Remnant
King of Ashes

Corey Wharton – bass guitar
Stephen Atkey – vocals
Bradley Trivett – guitar
Daniel Beavington – drums