Historian
Total Resistance
Dall’Ucraina ed esattamente da Kiev,mi arriva sotto mano questo disco di esordio di questa nuovissima band (moniker da non confondere con l’omonima band rock blues che esiste già in Canada).Giusto in questo periodo tumultuoso segnato dalla infelice situazione geopolitica che sta vivendo il nostro pianeta,questi ragazzi trovano la giusta motivazione per andare avanti,condividendo la passione per la musica heavy.Ovviamente non mi esprimerò ulteriormente sulla situazione perchè non è uno spazio di condivisione di opinioni sul tema ,quindi andrò direttamente al sodo per ciò che ci interessa di più,la musica.
“Total resistance”si presenta con una copertina su cui è raffigurata una scena di guerra,con un ragazzo che porta la bandiera Ucraina sul braccio in procinto di lanciare una molotov su un gruppo di carri armati,immagine che illustra da subito il contesto attuale in cui vivono i nostri.Ascoltando i pezzi mi sono subito venuti in mente gli Amon Amarth;i nostri suonano una sorta di death metal abbastanza posato e mai furioso,a tratti piuttosto ancorato ad un certo thrash metal,con melodie accattivanti sparse qua e là e con dei ritmi di batteria vari ed appropriati,che mai vanno di blastbeat e compagnia bella.
Dopo un intro scelto appositamente,il pezzo che apre il disco è “Bloody sunrise” che,al di là della cavalcata di batteria su cui è composto,non eccelle in quanto ad accostamenti delle melodie,anzi mi spingo a dire che c’è una parte ritmica degli strumenti a corde in mezzo che non rende merito al tutto,peccato, perchè gli Historian tendono ad essere battaglieri ed epici fin da adesso,ma in quanto ad efficacia diciamo che avrebbero potuto fare di meglio.”Predators” è il classicone midtempo del disco,con una bella ritmica incessante ed un cantato quasi narrante di Eugene Corvus Ivanenko,che si esprime dal primo all’ultimo minuto del pezzo.”Cursed and slain” e “Christmas” sono quelli che ricordano non poco il modus di composizione degli Amon Amarth,epici,intensi e con un lavoro delle chitarre davvero interessante,si,perchè in questa band i chitarristi Oleksandr Romanchenko e Shengur devo dire che suonano con una certa sintonia che è davvero da apprezzare.
Proseguo il mio ascolto con la veloce e battagliera “Apocalypse now“,apice del disco,che apre ed incentra tutta la sua rabbia su un riff portante “alla Metallica” ed una successiva parte un pò più veloce su cui i nostri suonano una melodia quasi “viking” orecchiabile e d’effetto.La successiva “Inhale!” è una traccia in cui la matrice thrash si fa sentire molto con una partenza “tempo a rullante” e che si sviluppa con dei cambi di ritmo senza mai abbandonare la matrice melodica a cui questi ragazzi sono molto dediti,bel pezzo nonostante i suoi 5 minuti e 50 secondi,incessante e coinvolgente.Alla fine del disco si trova “Waltz of the flames”,un pezzo midtempo composto da un ritmica thrash metal che sembra quasi un inno per il suo incedere e per la melodia di chitarra ricorrente, sempre in primo piano,pezzo perfetto per essere una chiusura di un album.
Tutto sommato questo album degli Historian non è male se non fosse per la produzione un pò troppo lasciata al caso secondo me,con dei suoni di chitarre che potrebbero essere nettamente migliorati e dei suoni di batteria non proprio eccezionali.Registrato e mixato ai Detroit music space studios di Kiev,diciamo che in termini di maturità stilistica,per essere un album d’esordio,arriviamo ad una sufficienza netta di incoraggiamento,perchè pur riconoscendo un certo talento soprattutto dei chitarristi,i pezzi non risultano tutti entusiasmanti soprattutto perchè composti un pò troppo istintivamente.Da tenere sicuramente in considerazione di questa band è il coraggio; provate a fare musica heavy in un paese ridotto in macerie dalle bombe,immaginarlo non è per niente facile e trarre delle conclusioni ancora di più.
Giuseppe Musso