Hegemone

Voyance

Si torna a parlare di underground e lo si fa direttamente dalle viscere della terra, lì dove finisce il mondo della solida pietra ed inizia il regno del magma e della roccia fusa,
lì dove non c’è nessun altro odore, se non quello della roccia che si fonde in continuazione per poter essere ringiovanita e tornare a nuova vita e, anche se qui di vita ce n’è davvero poca, la descrizione serve per farci comprendere l’ambiente in cui ci si immerge approcciandosi a questo disco che mi accingo a recensire.Già dall’immagine di copertina vi sarà ben chiaro il senso delle mie parole e vi sarà anche più chiaro il senso di unione tra la vita, il limbo e la morte; già perché questo album è una continua sospensione tra i tre mondi.

Stiamo parlando degli Hegemone, gruppo che milita nelle innumerevoli fila dell’underground polacco, una scena ricca di band strepitose, che hanno davvero molto da dire e sicuramente sanno esattamente come dirlo e devo dire che i ragazzi polacchi che mi accingo a recensire non fanno eccezione, anzi, ad onor del vero l, è una di quelle band che ha saputo allargare la visione dei confini dell’estremo.Gli Hegemone arrivano all’ambito traguardo del terzo disco e hanno deciso di dare un nome esplicativo a questo loro nuovo lavoro in studio: il disco si chiama Voyance ed è edito dalla nostrana Brucia Record, un’etichetta decisamente attenta a scandagliare il mondo dell’underground e che annovera nel suo roster, diverse ed interessanti realtà musicali in ambito estremo.

Voyance ci catapulta in un immaginario decisamente apocalittico, scaraventando l’ascoltatore direttamente nelle viscere della terra, in cui buio, oppressione, aria malsana e pesante e luci fiammeggianti, si fondono in un unicum in cui disperazione e senso di sospensione nel vuoto oscuro sembrano farla da padrone.Il genere proposto non è sicuramente dei più semplici o da impatto immediato poiché il suono e decisamente stratificato e pluridimensionale, si parte da una versione ancora più corrosiva dello sludge metal ibridata con una personale interpretazione del post-black metal, cui si intramezzano passaggi elettronici e dilatazioni distorte cariche di riverberi e delay che vanno sicuramente ad impreziosire il tutto ma riescono a conferire ulteriore pesantezza e oscurità alle composizioni, a tutto questo si deve aggiungere un tocco molto importante di post-metal di chiara ispirazione Cult Of Luna che riesce ad immergersi in maniera molto naturale in tutto il rifferama degli Hegemone.

Siamo dinnanzi ad un disco che vuole realmente avvolgere l’ascoltatore in una coperta, apparentemente calda e comoda ma che pian piano inizia a stringersi addosso e a limitare i movimenti, quasi a volersi fondere con la nostra stessa pelle, trascinandoci giù per far gravare su di noi il peso della roccia solida e fusa. Voyance è un viaggio amaro e scomodo ma capace di deliziare chi saprà adattarsi e capire le intenzioni del gruppo perché, attraverso le sue svariate dinamiche, riesce a mostrare le varie anime del gruppo, che si alternano nello scorrere delle composizioni, in cui ora è lo sludge a predominare, ora è il black metal e ora il post-metal e, anche se a primo impatto il tutto può sembrare uno sconfinato monolite nero come la pece, apparentemente senza nessun punto di ingresso, offrendo a Voyance altre possibilità, vi renderete conto che l’immenso muro ha delle feritoie abbastanza grandi da permetterci di entrare e scoprire tutta la strutturazione che si nasconde al suo interno. Nessuno si aspetti di trovare un comodo giaciglio, perché non c’è nessun roseo momento nelle visioni future di cui i Nostri si fanno portatori: qui non si parla di redimere peccati o colpe, qui si osserva semplicemente lo scorrere del tempo e il pilota automatico che l’uomo ha innescato verso l’irreversibile catastrofe della sua autodistruzione.

Gli Hegemone riescono sicuramente nel loro intento e la loro capacità di essere eclettici sicuramente è un plus che dovrebbe essere sfruttato maggiormente, soprattutto se si riesce ad arrivare alla soglia del terzo disco, perché è fondamentale, in un mondo in cui tutto è totalmente appiattito, mostrare la propria personalità, caratteristica che i polacchi hanno e che, quando viene fuori, segna i momenti più intensi e interessanti di questo Voyance. Non sto dicendo che il disco è una scopiazzatura dei riferimenti che ho dato, dico solo che siccome la volontà (e spero la necessità) di osare e di valicare i confini c’è, sarebbe bello vederla messa a fuoco sempre, invece di rifugiarsi in una specie di comfort zone. Questi però sono dettagli e anche piuttosto perniciosi, se vogliamo, perché il disco è veramente molto bello e interessante e merita di essere ascoltato. Sarei decisamente curioso di poterne apprezzare l’impatto in sede live, situazione in cui sicuramente non sarà facile rendere a pieno le varie sfaccettature di cui si compone l’opera, perché davvero c’è tanta stratificazione e il timore che l’una o l’altra parte possano prendere il sopravvento è tanto, ma sono abbastanza sicuro delle capacità dei ragazzi, che sicuramente sanno come rendere il loro lavoro anche in ambito live.

Se vi piacciono sonorità plumbee, opprimenti, decadenti ma allo stesso tempo fluide e melliflue, questo è sicuramente un disco a cui dovete dare una possibilità, altrimenti è il caso che restiate al sicuro nei territori che conoscete bene.

Daniele “Darklordfilthy” Valeri

Nourishment
Solace
Odium
Sermon
Abeyance
Inference
After Demise

Jakub Witkowski – bass/vocals
Kacper Jachimowicz – guitar
Tomasz Stanuch – keyboard/noise
Tomasz Towpik – drums