Giorgio Poi

Schegge

Con “Schegge“, Giorgio Poi firma il suo disco più maturo e stratificato, un lavoro che si muove con grazia tra le crepe dell’esistenza, raccogliendo scintille, spigoli e riflessi per restituirci un affresco sonoro tanto frammentario quanto coeso.

Pubblicato il 2 maggio 2025 per Bomba Dischi/Sony Music, il quarto album del cantautore romano è molto più di una semplice raccolta di canzoni: è un viaggio interiore, un collage di ricordi e intuizioni che prende forma proprio nella dispersione.Lontano dai cliché cantautorali, “Schegge” è un disco che parla la lingua della delicatezza consapevole, un lavoro che riesce a essere personale senza mai cadere nell’autoreferenzialità. Il titolo stesso suggerisce la natura del progetto: elementi sparsi, frammenti sonori e testuali che si scontrano e si combinano in modo imprevedibile, restituendo un insieme armonico, come se dalla rottura emergesse finalmente una nuova unità.Registrato a Roma tra il 2022 e il 2024, il disco rappresenta anche un ritorno fisico e simbolico alla città natale, dopo anni vissuti altrove. La produzione, curata in ogni dettaglio dallo stesso Giorgio Poi, è stata arricchita dal contributo di Laurent Brancowitz dei Phoenix, che ha portato un tocco francese, elegante e misurato, ben visibile soprattutto nei brani più rarefatti.Dal punto di vista musicale, “Schegge” si muove su coordinate ibride: da un lato la sensibilità melodica tipicamente italiana, dall’altro un gusto per l’arrangiamento e la tessitura sonora che guarda con decisione al pop internazionale. Chitarre liquide, synth analogici, groove sospesi, e una cura maniacale per il suono rendono l’ascolto fluido ma mai prevedibile.

Il disco si apre con “Giochi di gambe“, manifesto del concept dell’intero album: l’equilibrio precario tra leggerezza e disorientamento, tra la voglia di lasciarsi andare e il bisogno di trovare un senso. Il basso magnetico, la voce calda e la costruzione in levare aprono un viaggio fatto di immagini sottili, di istanti che si dilatano nella memoria.Segue “Nelle tue piscine“, forse uno dei brani più immediati, dove Giorgio Poi abbandona le acque sicure del pop italiano per tuffarsi in un territorio che sa di  french touch. Qui la sicurezza dell’amore si confronta con il rischio dell’ignoto: “In certe acque si può solo annegare”, canta, ricordandoci che anche la dolcezza ha le sue profondità pericolose.Giorgio Poi ha sempre avuto una scrittura visiva, cinematografica. In “Schegge” questa qualità si amplifica, dando vita a piccoli cortometraggi sonori, fatti di frasi appuntite e osservazioni spiazzanti. “Dove tu non sei tu e io non sono io”, si ascolta in “Uomini contro insetti“, un brano senza ritornello che si trasforma in flusso poetico e ambientale, ispirato dal pensiero di Bertrand Russell. Qui il cantautore spinge più in là la sua riflessione sull’alienazione, lasciando che le immagini si accumulino come in un sogno lucido, tra bomboniere e cieli bucati.

Tra le vette emotive del disco troviamo “Non c’è vita sopra i 3000 kelvin“, malinconico e cinematico, con synth che sembrano usciti da un film di Morricone. Il brano riflette sui grandi amori sospesi, quelli che sembrano non appartenere a questo mondo: un viaggio tra desiderio e impossibilità, dove la temperatura dell’anima si misura in luce e assenza.Il singolo “Les jeux sont faits“, accompagnato da un videoclip girato a Parigi, è forse la sintesi perfetta di tutta la poetica di Giorgio Poi: una canzone che parla di scelte irrevocabili, ma con dolcezza. Le influenze francesi sono evidenti, ma filtrate attraverso una sensibilità melodica che rimane profondamente italiana. Qui il tempo sembra fermarsi, come in un fotogramma in bianco e nero, dove ogni decisione pesa ma non schiaccia.La traccia  “Schegge” è l’unico brano strumentale, eppure dice tantissimo. Il minimalismo del pianoforte, le melodie delicate dei synth, creano un momento di sospensione pura, quasi un respiro tra le parole degli altri brani. È qui che si sente forte l’eco della musica ambient e della classica contemporanea, che Giorgio ha ascoltato e metabolizzato nel suo percorso recente.

Tutta la terra finisce in mare” e Un aggettivo, un verbo, una parola” tornano su tematiche care all’artista: la fragilità del tempo, la grammatica dell’addio, la bellezza dei dettagli minimi. Il primo brano brilla per intensità e progressione, mentre il secondo è un piccolo gioiello di precisione emotiva, in cui ogni parola pesa come un sasso nel cuore.A chiudere l’album è “Delle barche e i transatlantici“, un brano rarefatto, onirico, dove il desiderio di fuga si fa palpabile ma mai drammatico. Qui Giorgio Poi mostra tutta la sua maestria nel costruire microcosmi emotivi con pochi elementi: un riff di chitarra, un basso gommoso, un sintetizzatore Moog che disegna orizzonti lontani.Con “Schegge“, Giorgio Poi dimostra di essere un autore che ha ormai raggiunto una maturità artistica completa. L’album è un mosaico di emozioni, pensieri e paesaggi interiori che si rincorrono e si ricompongono, lasciando nell’ascoltatore una sensazione di pienezza malinconica. Ogni brano è una piccola scheggia, ma tutte insieme compongono un’opera unica, sincera e profondamente umana.

Non c’è ostentazione in questo disco, non ci sono proclami o effetti speciali. Solo canzoni che nascono da un’urgenza autentica e si fanno spazio nella testa e nel cuore, come le migliori opere d’arte.
In un panorama musicale spesso uniforme e prevedibile, “Schegge” è un’opera che osa con grazia, che cura ogni suono e ogni parola come se fosse l’ultima. Un disco da ascoltare con attenzione, da custodire con cura.

Anna Cimenti

 

Giochi di gambe
Nelle tue piscine
Uomini contro insetti
Non c’è vita sopra i 3000 kelvin
Les jeux sont faits
Schegge
Tutta la terra finisce in mare
Un aggettivo, un verbo, una parola
Delle barche e i transatlantici