Giargo
Boxe
Uscirà il 29 novembre 2024 “Boxe”, l’album d’esordio in vinile e su digital ,di Giargo, un viaggio musicale che sfugge alle etichette convenzionali, mescolando generi e atmosfere diverse con un’incredibile naturalezza.
Il disco si presenta come un’istantanea di un’artista in piena esplorazione sonora, ma anche come un manifesto della sua visione personale della musica. Con Giargo, al secolo Giorgio Michele Longo, a fare da guida, “Boxe” si fa strada come una sintesi di jazz latino, funk, bossa nova e canzone italiana, un album che abbraccia il Mediterraneo con il suo caldo, ma anche il suo distacco, dando vita a un equilibrio perfetto tra leggerezza e profondità.
L’album “Boxe” sta proprio nella capacità di unire influenze varie senza mai risultare forzato o incoerente. In apertura troviamo “Piaggio” e nel finale “Basilico” carioca, brani che evocano scenari marini e l’atmosfera di una Liguria al tramonto, dove fiati e voci si intrecciano in un’onda sonora che non fa altro che sottolineare l’idea di ritorno alle radici. Ma l’album non è solo un’ode ai paesaggi: le tracce sono arricchite da una tensione costante tra il “fugace” e il “profondo”, tra il “lento” e l'”incalzante”, che si manifesta soprattutto nel lato A, dove si fondono Latin, Funk e Jazz, il tutto scandito da un cantato di Giargo volutamente svogliato, mai né troppo sicuro né eccessivamente “privo di volontà”.
La musica è un incontro, a volte travolgente, altre volte più introspettivo. Lo stesso pezzo che dà il nome all’album gioca con le contraddizioni, con una ritmica che sembra essere quasi troppo semplice per reggere un testo complesso, ma è proprio questa semplicità che conferisce autenticità al suono. In “Boxe”, la riflessione si fa sussurrata, come in un dialogo interiore che cerca di sfuggire al mondo esterno, con una leggerezza quasi ironica che si esprime nel contrasto di parole e arrangiamenti essenziali. Anche il concetto di “crescita” emerge in maniera simbolica, come in “Crescere”, dove la fusione di jazz mediterraneo e funky brasiliano dà vita a una traccia che riflette sulla propria evoluzione personale, e allo stesso tempo sul contrasto tra un passato che non vuole svanire e un futuro che appare incerto. Qui Giargo e la band Baia Zaiana raggiungono un equilibrio musicale perfetto, mescolando l’introspezione con una contagiosa vitalità, in un gioco di alternanza tra riflessione e spensieratezza.
La sua è la capacità di evocare la canzone italiana più tradizionale, ma attraverso una lente nuova e fresca. Non è un caso che, a un certo punto, si avverta un richiamo allo stile di Battisti , soprattutto nelle tracce che più si distaccano dal jazz puro, come in “Buonasyra”, dove il chiacchiericcio della vita quotidiana, il ritornello beffardo e la strumentazione bossanova, sembrano rimandare direttamente a una visione post-moderna della canzone d’autore italiana.
Se il lato A è animato da una energia ritmica che affonda nel Latin e nel Funk, il lato B esplora sonorità più misteriose e malinconiche. Brani come “Malinconij” e “Miracolo” sono attraversati da echi di jazz-funk anni ’70, ma con un forte accento mediterraneo che fa di “Boxe” un viaggio sonoro che non ha paura di spingersi oltre i confini della tradizione. La sezione fiati è onnipresente e arricchisce la trama musicale, come in “Proemio”, un’ode al lungomare partenopeo che si unisce alla dolcezza dei pianoforti e delle chitarre, per raccontare un sogno che si fa risveglio.Le note arrivano fino a Piazza “Dante”, cui è dedicata l’ennesima scanzonata ballata latineggiante, in cui Giargo racconta la fugace avventura amorosa di un weekend:
nei vicoli dei Quartieri Spagnoli ancora riecheggia quel solo di sax.Con il finale di “Materassi”, l’album si chiude su una nota dolce e intima, dove il suono delle chitarre classiche e la calma delle sovrapposizioni armoniche evocano immagini di tranquillità domestica, ma anche di un ritorno alle cose semplici. Un luogo fisico e dell’anima che sembra rispondere all’idea di “leggerezza” che permea tutto l’album.
Giargo, accompagnato dai Baia Zaiana, ha creato un album che potrebbe sembrare una riflessione sulla propria terra d’origine, ma in realtà si rivela un mosaico di emozioni e pulsioni che appartengono a tutti. La sua musica non è solo il riflesso di un “sud” nostalgico e idealizzato, ma un’eco universale di esperienze comuni, da un sabato sera al sud a una passeggiata solitaria in una città dimenticata.
“Boxe” è un’esperienza da vivere, fatta di atmosfere che respirano l’aria di casa e insieme di terre lontane. È un incontro di culture, di generazioni, e di stili che si mescolano con una naturalezza sorprendente. Un esordio da non perdere assolutamente.
Anna Cimenti