Ghost Toast

Shade without Color

Dopo due album autoprodotti (Toast in the shell del 2011 e There is no en… del 2013), gli ungheresi Ghost Toast approdano alla Inverse Records registrando il terzo e quarto lavoro (Out of this world, 2017 e Shape Without Form del 2020), giungendo infine a questo quinto CD, appunto, Shade without Color. La cui stupenda copertina  è stata realizzata da Antal Miklós Tod.

I ragazzi di Debrecen, propongono un progressive rock strumentale inquadrabile, più che altro genericamente, nella sottospecie Metal per l’utilizzo, se non altro, di sonorità ricche di distorsioni alle chitarre e sezioni ritmiche molto articolate.

Nel dettaglio però emergono man mano all’ascolto delle linee distintive che rendono giustizia alla definizione di “sperimentale”, in quanto non si limitano a canoni puramente rock o metal, se non nell’utilizzo di certe sonorità ed arrangiamenti. Sicuramente è un prog sperimentale, a quanto pare il risultato finale di una convergenza comune a tutti gli elementi della Band. Per loro stessa ammissione la loro musica nasce spesso da improvvisazioni in sala, nella quale i pezzi prendono forma definitiva in base ad un gusto artistico comune che risente di influenze Heavy e che razionalmente viene “incasinata” appositamente, allo scopo di darne un taglio personale.Certamente poi, e non certo marginalmente, il fatto che i pezzi siano strumentali (sebbene spesso le parti vocali siano presenti sotto forma di impreziosimenti ai brani, come ad esempio nella quarta traccia ”Let me be no Nearer”) libera la capacità compositiva dall’obbligo di dover dare forma a una linea vocale la quale, melodica o meno, finirebbe solo per restringere i confini dei pezzi stessi. Pertanto l’intreccio di armonie è libero di spaziare dove vuole, finendo con l’essere limitato solo dai suoi Creatori.

I suoni scelti sono superbi, potenti. Le distorsioni sono aggressive pur restando gradevolissime a livello di fonia, il basso è molto ben presente e la batteria è ricca di forza ed espressività. Le tastiere fanno prepotentemente da soggetto ad ogni singolo brano. Si notano benissimo anche le capacità della Band di programmare suoni ed effetti che nel complesso esaltano un concetto spesso sottovalutato: la potenza sonora di un pezzo costituisce le fondamenta, l’ossatura che porta tutta la composizione ad un livello di ascolto e godimento nettamente superiore.

Degne di nota poi le atmosfere orientaleggianti di Leaders e Let me be no Nearer, incastonate da effetti e basse frequenze  eccellenti che le rendono capaci di trasportarti altrove.Certamente l’orecchiabilità non è il pezzo forte dei Ghost Toast, ma parlando di prog strumentale direi anche un bel “chi se ne frega”. E’ un lavoro parecchio articolato, dove ad ogni ascolto si nota sempre qualcosa in più e che ha bisogno di maturare in testa per essere apprezzato appieno.

Tralascerò infine e volutamente ogni accostamento ad altre Band, sebbene sia facile cadere nella tentazione di farlo, per una sorta di rispetto per quello che risulta dall’ascolto: la voglia di libertà espressiva che caratterizza ogni singola cellula di Shade without color. Se volete, provate voi stessi. Decisamente, ve lo consiglio.

  1. M.ROMEO

Get Rid of
Leaders
Chasing Time
Let me be no Nearer
Acceptance
Deliberate Disguises
Reaper Man
Whimper
Rejtekbol

János Stefán (bass, sound fx, programming, acoustic guitar, keyboards)
Bence Rózsavölgyi (guitars)
Zoltán Cserős (drums, drum programming)
János Pusker (cello, keyboards)