Gaijin

Children of Dust

E ci troviamo di fronte ad una band penso sconosciuta ai più loro sono i Gaijin, e sono una band progressive/technical death metal proveniente da  Mumbai,in india e dimostra ormai con più di una band che  la musica non conosce  confini e che per la quale  in India si sta formando una vera e  propria scena e questa band ne sono solo un esempio.

Con  l’uscita del loro nuovo album, “Children of Dust” confermano questo pensiero e lo fanno con un disco in pratica un Ep con soli  quattro brani interamente strumentali disco cha fa il paio con un’altra band con gli stessi intenti ma che provengono dall’Australia The Omnific  ed è di recente pubblicazione  il loro disco chiamato The Law of Augmenting Returns che con questo album hanno alzato parecchio l’asticella. Formati da Vinit Jani e Jay Pardhy, i Gaijin sono noti per le loro composizioni intricate e la loro abilità tecnica.

Quest’album si avvale della collaborazione dell’eccezionale batterista  Conny Pettersson, famoso per il suo lavoro con gli Anata. La produzione è curata magistralmente da Pierre Remillard, alla sua seconda collaborazione con  i Gaijin. Remillard, noto per aver prodotto album per gruppi importanti come Gorguts, Beneath the Massacre e Martyr, apporta il suo tocco caratteristico a questo progetto. “Children of Dust” è un viaggio strumentale che riconosce la nostra irrilevanza sulla scala cosmica. Non è sminuente o nichilista; è un’accettazione delle nostre origini e del nostro inevitabile destino. È umiltà e libertà. Siamo figli delle stelle (cantava Alan Sorrenti N.D.R.ma questa è un’altra storia) e, come tutte le cose – viventi o scintillanti, infinitesimali guizzi senzienti o supermasse senza tempo – torneremo alla polvere.

Registrato nel 2018 e accantonato per il fatto evidente visti gli anni pandemici suppongo che il progetto sia stato sospeso in attesa di tempi migliori che finalmente sono arrivati. Questo Ep all’ascolto è una sorta di monolite strumentale di Technical Death Metal suddiviso in 4 canzoni, che cattura da subito l’attenzione per la veemenza del suono potente  che il duo riesce  a sprigionare dai loro strumenti ma è da sottolineare l’incredibile lavoro del batterista vera e propria macchina da guerra che ben sostiene  il gran lavoro dei due  musicisti . In pratica  un trio distruttivo che non fa pesare  il fatto che non ci sia un cantante anche perché e  questo è palese i pezzi sono stati pensati strumentalmente e con un risultato secondo incredibile. Potremmo definire Children of dust come un ottimo lavoro forse ostico all’ascolto ma che potrebbe grandi soddisfazioni a chi lo ascolterà e quindi mi sento di consigliare  questo disco a coloro che abbiano una mentalità apertagli però non si facciano impressionare da questo muro del suono che vi travolgerà e vi cambierà la vita .

Stefano Bonelli    

Self Realese
Non disponibile

Clayborn
Advent of Decay
Unplanned Obsolescence
Children of Dust

Vinit Jani – guitars (rhythm)
Jay Pardhy – guitars, bass
Conny Pettersson – drums