Funeral Chic

Made in America

Questa terza uscita degli americani non è musica moderna, però possiede la cognizione di ciò che è successo in questi decenni nel rock duro. Certe cose non ci sarebbero dentro se non fosse così. Meno violenti che in passato, conservano la forma ruvida che li aveva già contraddistinti. Nonostante un alto tasso di classicità, non sono prevedibili, sanno infilare variazioni sul tema che non li fanno restare statici; escono insomma dalla forma basica e vanno oltre.Dopo la prima traccia ‘Made in America’, anche titolo del disco, un crudo inizio che sembra più un pezzo da mettere per fare qualcosa di iconico da utilizzare poi dal vivo che una song significativa in sé, il disco parte fluido e rovente. ‘ROMAN CANDLE’ è un brano cadenzato thrasheggiante che ospita una chitarra valoriale, dove gli inserti e l’assolo che producono diventano parte caratterizzante il tutto. La motorheadiana ‘LOSE’ gioca col basso, e poi la sua cadenza heavy è un bel martellamento insistente, ed è già un bel tasso rock’n’blues con tanto di pianoforte alla Jerry lee Lewis, ma il tutto mantenendosi sporco ed irruento; sul finale c’è un rallentamento alla Denim & Leather dei Saxon, che dà appiglio ai cori da palco, e poi la voce prende ad urlare come un maniaco.

Così anche ‘BORN TO KILL’ rockenroleggia pimpante con la chitarra che s’infila a dare il suo sano spirito metallico. E il blues arriva davvero con ‘LAST LINE BLUES’ anche se con accordi doom, ed è qui che la band fa meglio notare quanto si amino queste radici e, giustamente perché ci sta bene, si butta dentro al calderone il sassofono. ‘Spit and Crawl’ è un tipicissimo episodio SPEED anni ottanta, un velocissimo schiacciasassi che nel finale diventa un carrarmato che avanza cadenzato. ‘Satisfaction’ è piuttosto canonica, poi però termina con un sax che insieme alla voce rarefatta crea un substrato acidamente pscichedelico, unendo rozzezza ed eleganza in maniera molto efficace. Il riff ad andamento simile a ‘Symphony of Destruction’ scurisce ‘Ain’t goin’ Nowhere’; una song che avanza massiccia e rovente.

La band rientra tra i gruppi che suonano ‘Speed Metal’, ma più per l’attitudine chiaramente dentro il genere, che per il numero di pezzi veloci. Anche i Motorhead, che senza ombra di dubbio contribuirono allo Speed, non erano veloci in tutti i momenti. Ma del resto Speed vuol dire un certo modo di suonare, non solo andare a “più veloce della luce”. Possiamo unire Speed/Thrash  e irriverenza alla Venom, aggiungendoci Motorhead/Exciter e un pizzico di anima punk, così da incasellare questo combo sfacciato ma anche intelligente nel mettere insieme più input. La cosa interessante di questo gruppo è la trovata di soluzioni che alzano l’asticella delle idee compositrici. Esse vengono inserite con una certa continuità e risultano raffinate più del songwriting generale. Molto di questo merito va alle chitarre, ma anche certi passaggi sono piuttosto intriganti.  Le sei-corde insomma sembrano essere quelle che potrebbero anche uscire dall’alveo concettuale in cui si è posto il gruppo, ma in questo lavoro esse si limitano a donare, assolutamente senza stravolgere, quel qualcosa in più in grado di accattivare l’ascolto del metallaro più esigente. La voce incrostata da rocce tossiche è di certo non bella, a volte un vero e proprio latrato, pure sta benissimo nel quadro della musica suonata, ottimamente collocata e mai eccessiva. Alla fine si tratta di puro Heavy metal, quello che si abbevera a Blues e Rock’n’Roll. Verve vecchio stile affondando nei sapori veraci del genere, solo che è di quelli che ti manda affanculo!

Roberto Sky Latini

Made in America
Spit and Crawl
Roman Candle
Satisfaction
Ain’t goin’ Nowhere
Lose
Built to Love
Born to Kill
Last Line Blues
Two headed Dog

Dustin Carpenter – vocals / bass
Robert Gray – guitar
John Andrew Hawkins – guitar
Alex Psarodius – drums