Frozen Crown

Call of the North

Sorprendentemente gli italici lombardi diventano maturi e accendono il loro sound con luci che non avevano mai brillato così bene nei loro precedenti album. Siamo al quarto full-lenght e spazzano via tutti i difetti presenti nel loro pur buon passato.

L’abbandono del gruppo della chitarrista Thalia Bellazecca mi era dispiaciuto perché la sua chitarra sembrava piena di energico dinamismo, eppure oggi ascoltando un sound tanto buono viene da pensare che fosse una delle palle al piede insieme al bassista ed al batterista, anch’essi fuoriusciti (ma non fa sorridere che alla chitarrista “Bellazecca” si sostituisca una che si chiama “Bellomo”?) Non ci sono però indizi che possano porre lei come capro espiatorio, sta di fatto che la concezione compositiva ha un diverso e più variegato approccio. In realtà la band aveva già fatto trasparire un ottimo potenziale, solo che ogni volta ben più di metà dell’album sembrava spegnere la scintilla. Stavolta ciò che si sperava è successo: i Frozen Crown hanno realizzato una musica dal songwriting non solo efficace, ma anche articolato, e funzionante dalla prima traccia all’ultima.

Si parte con una fluidissima classicheggiante e veloce title-track ‘CALL OF THE NORTH’ che possiede adrenalina e al centro della quale si apre una suadente zona calma ammaliatrice. Il corrosivo rifframa di ‘BLACK HEART’ si sposa con un cantato deciso e un chorus enfatico dal pathos dolce, per un tono pieno di feeling esuberante. In questo disco ci sono anche acusticità morbide, e solare è quella che fa da intro a ‘VICTORIUS’, iniziandola in modo suggestivo, per poi deflagrare in una successiva scatenata iperbole sonora dal respiro epico. E con l’elegante ‘IN A MOMENT’ la maestosità epica viene incrementata senza mancare di elettrica tensione. L’assenza di filler è una magia riuscita in maniera totale. ‘NOW AND NEVER’ sembra rifarsi allo stile classico degli Stratovarius, ma meglio e in modo più riuscito di come gli ultimi Strato sono stati nel 2022. Va ribadito che le parti acustiche di questo disco sono fulgide, benissimamente pensate; ma non sono mai brano a sé, bensì fortunatamente sempre associate a parti più rocciose, così avviene nella corale ‘ONE FOR ALL’, maestosa, dura nel riffing e accattivante nello sviluppo. Ecco però giungere un finale di più ampio respiro con la minisuite ‘FAR AWAY’ di oltre sette minuti, che dipinge un affresco di stampo progressive, dai tratti più riflessivi e meno muscolari, ma sempre evitando di abbassare l’irruenza, dato che non si rinuncia anche qui ad accelerare,  e si lavora sulle parti strumentali alzando l’asticella dell’espressività.

Il Power Metal è tradizionalista, ma viene costruito con una ispirazione di alto livello, in grado di sottolineare i passaggi con trovate raffinate. Solo parzialmente screziato di sinfonismi e arie folk, si permane in una area Heavy Metal dove l’afflato Power si lega alle migliori cose del genere. Il virtuosismo esplode in maniera niente affatto trattenuta, con assoli taglienti e drumming poderoso, con un neoclassicismo solista che non è certo una sorpresa ma afferra come non mai. A ciò si aggiunge un riff-rama varie volte cattivo e pesante, che però oltre al suono ha dalla sua anche dei momenti caratterizzanti, atti a rendere peculiari le singole tracce. Ma va anche sottolineato come la performance della singer sia migliorata tanto, non solo nella modulazione e nella tecnica, ma anche nell’interpretazione delle linee melodiche, anch’esse studiate molto meglio del solito.

Nell’appena trascorso 2022 il disco ‘Survive’ degli Stratovarius, a torto, è stato considerato un album di qualità, mentre invece la sua canonicità rassicurante aveva espresso uno dei peggiori lavori della band finlandese. Ecco, se adesso si dovesse prendere un esempio per il miglior Power Metal in corso, questo dei Frozen vince di gran lunga su quello; e naturalmente sapendo che non è una gara, possiamo allora usare un altro metro di paragone: i Frozen hanno con tale lavoro creato un ‘opera ispirata’ e pregnante, mentre gli Stratovarius hanno immesso solo mestiere.

Ciò che è cambiato non è il genere suonato, del tutto dentro l’alveo tipico, ma la bravura di scrivere un songwriting di vera bellezza, con l’attenzione a non accontentarsi di una melodia di base, o di un giro riffico, magari azzeccato, ma semplicemente da ripetere per tutta la song. No, il gruppo pare avere avuto l’obbiettivo di cesellare e modificare l’andamento sfruttando tutte le potenzialità che la canzone avesse presentato, non lasciando nulla di intentato per ampliare e valorizzare le singole song. Se qualcuno si fosse dimenticato di come si deve fuggire la banalità Power, i Frozen l’hanno imparato, così da afferrare il testimone di rappresentanti degni di assurgerne ad esempio.

Roberto Sky Latini

Call of the North
Fire in the Sky
Black Heart
Victorious
In a Moment
Legion
Until the End
Now or Never
One for all
Far away

Giada “Jade” Etro – vocals
Federico Mondelli – guitar / vocals
Fabiola “Sheena” Bellomo – guitar
Francesco “Ikki” Zof – bass
Niso Tomasini – drums