Forgotten Tomb
Nightfloating
Ci sono delle volte in cui il punto di osservazione privilegiato non è affatto quello che ci aspetteremmo: è il caso di un certo ambito musicale, in grado di muoversi nei meandri più reconditi del mondo che appartiene alla cortina grigia, a quella apparentemente assenza di colori e di un focus che sappia imprimere una direzione, a volte il punto privilegiato è l’abisso: la fossa che permette di osservare la colonna dell’animo umano dal punto più basso, dall’inizio della decadenza; già il decadimento è ciò che permette, a volte, di avere una lente d’ingrandimento più potente di un fascio di luce, sguazzare nel torbido offre la visione della verità, ci palesa per ciò che siamo e annulla le maschere che siamo capaci di indossare ogni giorno per mascherare la nostra vera essenza.A volte l’abisso è fonte di conoscenza perché permette di giungere al nocciolo del tutto e non offre giustificazioni o appigli facili per ammorbidire il nostro essere perversi: questo è ciò che si annida nelle composizioni e nella parte testuale dei Forgotten Tomb, band di spicco della scena DSBM, sulla cresta dell’onda da ben venticinque anni e quale modo migliore per festeggiare il quarto di secolo se non quello di regalarsi e regalarci nuove composizioni?
Grazie alla Agonia Records, etichetta che li accompagna da ben tredici anni, possiamo goderci il nuovo Nightfloating, platter che oltre ad inaugurare il venticinquesimo anno di attività della band piacentina capitanata da Herr Morbido, ci fa notare come sembrerebbe che questi venticinque anni non siano affatto passati e non perché le composizioni siano acerbe o poco caparbie, ma perché suonano fresche e dinamiche.Nonostante di musica sotto i ponti ne sia passata davvero tanta (questo è l’undicesimo album in studio per i Nostri), le capacità costruttive e interpretative non sono mai venute meno, anzi la band ha sempre cercato un modo per guardare oltre: dopo aver tracciato un sentiero, loro stessi hanno inserito nuovi elementi a supporto di una proposta sempre coinvolgente e carica di emotività.
Nightfloating è un album che riassume in se tutta la carriera dei nostri andando però ulteriormente a cambiare pelle, andando ad intessere le composizioni di echi psichedelici e dream-pop in grado di dare ulteriore spessore alle composizioni: non si spaventi chi legge, perché di elementi depressive metal il disco abbonda, ma se si ascolta il tutto con molta attenzione ci si renderà conto che il gruppo è cresciuto tantissimo andando ad inglobare alla perfezione influenze stilistiche che fino a qualche tempo fa sembrava impossibile riuscire ad incastonare nella struttura dei brani.La coppia di apertura formata dalla titletrack e dal brano A Chill That You Can’t Tanti, ne sono un fulgido esempio: entrambe si dipanano attraverso una portanza tipicamente depressive black, ma nelle stratificazioni sonore si possono scorgere elementi appartenenti al death rock, al metal classico e alla psichedelica pinkfloydiana legate insieme da elementi sognanti dalla struttura molto vicina al pop che fa sì che i brani prendano forza e non sappiamo di già sentito, offrendo ad un orecchio attento delle dinamiche spettacolari che si aprono nelle melodie di cui l’album è disseminato.
Altra prova dell’istrionismo del trio piacentino è data dalla traccia Drifting, traccia che ci porta nel mondo del Dungeon Synth e si pone quasi come un momento di stasi all’interno dell’album: come se la nostra mente volesse fermarsi a riflettere o ad osservare per comprendere meglio il perché di questa desolante decadenza; quasi che i nostri volessero porci dinnanzi i monito nietzschiano “chi lotta contro i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro. E se tu guarderai a lungo in un abisso, anche l’abisso vorrà guardare dentro di te.”, un momento in cui la mente e l’anima si interrogano sulla bassezza di alcuni istinti e perversioni, ma in un mondo in cui il bene si confonde con il male, in cui l’assenza di colore non consente di definire i confini, la stasi è l’unica cosa che consente la ripresa. Con questo non sto assolutamente asserendo che questo Nightfloating sia un album che lascia intravedere la luce in fondo al tunnel, ma credo, da un’interpretazione testuale che ho potuto estrapolare, che consenta una presa di coscienza, dove il mostro non è più l’essere sconosciuto, ma si è consapevoli di ciò che si è e della storpiatura che siamo.
Nightfloating non è affatto un disco semplice o immediato: è un platter estremamente stratificato, capace di regalare sorprese ad ogni ascolto e in grado di coinvolgere l’ascoltatore in un viaggio lungo la perdizione forse molto più convincente della precedente parte della discografia, perché non ha nessuna intenzione di annichilire chi si pone all’ascolto, piuttosto cerca di portarlo dalla propria parte, portarlo verso il giusto punto di osservazione e questo lo rende un album estremamente maturo e di pregevolissima fattura.
Sta a chi ascolta comprendere che la perdizione non è sempre una volontà o un qualcosa di conscio: c’è una pesante assenza dentro tutti noi e ognuno cerca di colmare il vuoto seguendo le proprie inclinazioni, consce o inconsce che siano.
Daniele “Darklordfilthy” Valeri