Eternal Storm

A Giant Bound To Fall

A volte si parte un po’ prevenuti, infatti arriva la mail con il promo da parte della spettacolare etichetta indiana Transcending Obscurity, in cui ti viene presentata una band spagnola che suona un death metal molto tecnico e di chiara ispirazione nordeuropea, pertanto sei lì che ti fai due domande e cerchi di capire se la descrizione possa realmente corrispondere a realtà o se, come troppo spesso accade, la label si è voluta rivestire di carattere e spararla grossa.

Poi premi play e inizi a capire, inizi a renderti conto che la descrizione della Transcending Obscurity non rappresenta le solite chiacchiere al vento: c’è una grande verità dietro quella descrizione e se vi lascerete prendere dalle note e dalle composizioni degli Eternal Storm, ve ne renderete conto, ma vi accorgerete che l’etichetta una bugia ce l’ha raccontata lo stesso, perché se il tutto si può ricondurre all’ispirazione presa in prestito da band del calibro di Insomnium e Be’lakor, qui c’è molto molto altro e non solo ampi riferimenti a Dark Tranquillity e Opeth o In Mourning, ma la band, attraverso una composizione poco statica, si raffronta con territori che sconfinano in un certo modo di leggere il metalcore.Non ci si lasci spaventare da questa mia ultima affermazione, perché il metalcore qui è usato come espediente per riuscire a dare maggiore groove e brio alle composizioni, le quali godono sicuramente di un incedere progressivo e giocato sui cambi di atmosfera cui ci hanno abituati le band su citate.

A Giant Bound To Fall, questo il titolo della seconda release in studio per i veterani spagnoli, è un disco decisamente deflagrante, tanto riesce ad essere carico di un riffing forsennato quanto di momenti decisamente più rilassati in cui arpeggi acquosi si fondono ad eteree linee melodiche, talvolta accompagnate da soavi voci pulite, talvolta è il contrasto con la ruvidezza della voce distorta a fare da contrasto al momento onirico.Come ho già detto l’ispirazione parte sicuramente dalle fredde lande del nord e principalmente dagli Insomnium, ma il terzetto iberico (il batterista è un session, NdR) si stacca dall’essere derivativi dando vita ad una interconnessione di modi di intendere il death metal melodico, che riesce ad esprimere pienamente il caleidoscopio emotivo che spinge le composizioni della band, composizioni che godono di un dinamismo eccezionale e basterebbe ascoltare la suite posta in apertura (siamo sopra i 13 minuti) per rendersene conto, per poter capire tutto l’impegno profuso in questo secondo album: An Abyss Of Unreason è una traccia davvero spettacolare, capace di mantenere le promesse poste ad inizio traccia grazie ad un crescendo fluido e morbido, costituito da suoni elettronici d’atmosfera sommati ad un arpeggio, a cui si aggiunge in fade-in una batteria forsennata che apre la porta ad un riff di chitarra tagliente e penetrante composto da una melodia malinconica, cui subito dopo si sussegue un esplosione ai limiti del black/death che lancia la band direttamente nell’iperuraneo, salvo poi ritrovarsi nuovamente come se il propulsore che spinge la navicella alla velocità della luce, si spegnesse improvvisamente lasciando il velivolo a fluttuare nello spazio infinito, perché fanno la loro comparsa nuovamente suoni dilatati, dominati dai synth e da effluvi elettronici accompagnati da sognanti chitarre ora in crunch pesantemente effettuati, ora in puliti dilatati: il tutto si avvolge perfettamente in una iperstratificazione veramente degna di nota, perché è come se tutto fosse in un infinito crescendo.

È questo il mood di tutto il disco, un continuo rimbalzare di atmosfere, anche molto differenti tra loro che conducono l’ascoltatore lungo stranianti sentieri poiché sembra di poggiare i piedi su un terreno in grado di cambiare continuamente consistenza e lo fa senza scadere mai nella banalità o nella derivazione senso stretto: anche i momenti in cui i riferimenti alle band di cui sopra risultano piuttosto chiari, sono sempre infarciti di dinamiche ed effetti decisamente personali.Si sente che ogni cosa è estremamente ragionata e che A Giant Bound To Fall è stato preparato in maniera minuziosa, in alcuni momenti anche troppo, se vogliamo, perché si ha quasi la sensazione di assistere ad una ipertrofia di riff, quasi che quelli presenti non bastassero per raccontare ciò che gli Eternal Storm hanno in mente e questo è veramente un peccato perché più che rappresentare un’ingenuità legata a delle necessità comunicative, sembra quasi di essere dinnanzi ad una chiara volontà nell’ affermare: sappiamo fare ancora di più. Il bello, però, è che questa sensazione rimane quasi tale dato che i momenti in cui si presenta sono veramente pochissimi e, credetemi, in un album che dura più di un’ora, infarcito di vene prog e molto altro, non è cosa da poco: ecco perché tendo a sottolineare il come questo disco sia estremamente ragionato e, attenzione, questa nonostante è assolutamente un’accezione negativa, anzi, perché il tutto risulta veramente molto molto omogeneo.

La grande strutturazione del tutto e la sovrapposizione di svariati livelli di suono e di sonorità, riescono ad essere perfettamente intellegibili sicuramente grazie alle capacità dei ragazzi spagnoli ma anche grazie ad una produzione veramente vincente, in grado di amalgamare bene il tutto pur restando ariosa e quasi quadridimensionale, ma soprattutto con una caratteristica importante: portare in evidenza le sfumature, siano ora gli interessanti inserti elettronici, sia ora il cambio di registro vocale o chitarristico, sia ora una morbida linea di basso, sia ora un particolare momento in cui sono i synth a dettare le regole, il tutto viene messo in bella mostra andando a rendere ciò che a primo acchito potrebbe apparire un riempitivo, il vero protagonista del momento, perché è lì che si crea la spettacolare dicotomia compositiva che anima le menti dietro il progetto Eternal Storm.

Melodic Death? Sicuramente, ma è altrettanto certo che c’è molto altro e se avete presenti le capacità death/prog degli Opeth e le sfumature atmosferiche degli In Mourning, avrete un buon metro di paragone con la proposta che si catapulterà nelle vostre orecchie nel momento in cui schiaccerete il tasto play, mentre per quel che concerne il discorso metalcore, che ho introdotto precedentemente, qui è da intendersi più come concezione di una certa dinamicità ed esposizione del riffing, rispetto alla costruzione vera e propria dei riff in quanto tali, anche se è possibile notare qui e lì degli accenni più groove tipici del genere, i quali però non stonano affatto, anzi riescono a creare quel giusto contrasto con il mood di fondo da risultare quasi portanti sotto questo profilo.

A Giant Bound To Fall è sicuramente un disco dinamico ed eterogeneo e non è affatto un disco da primo ascolto: qui il death metal sublima verso una forma d’arte maggiore, pertanto se siete persone che hanno la necessità di essere colpiti al primo ascolto, può darsi che riusciate a trovare pane per i vostri denti, ma vi assicuro che il disco riesce a crescere esponenzialmente con più ascolti.

Daniele “Darklordfilthy” Valeri

An Abyss Of Unreason
A Dim Illusion [feat. Sven de Caluwé]
There Was A Wall
Last Refuge [feat. Kheryon and Paul R. Flys]
Eclipse
Lone Tree Domain
The Sleepers
The Void
A Giant Bound To Fall

Daniel R. Flys –  lead vocals, bass, guitars, keyboard
Daniel Magnato – guitars, bass, additional vocals
Jaime Torres –  guitars, additional vocals, keyboard