Enio Nicolini

and the Otron Suitcase Man

Il panorama artistico del 2025 non cessa di esternare la propria anima profonda, esistono ancora oggi esperienze significative nella musica, e il terzo album di Nicolini, il nuovo ‘Suitcase Man’, è rappresentante interessante di un approccio serio alla composizione. Un disco come questo non può essere lasciato passare inosservato da chi cerca un senso pregnante della musica. C’è sperimentazione e forte personalità, ma nonostante una non immediatezza percettiva, l’energia riesce a farsi tramite diretto di sensazioni e facilità di fruizione. Suoni metal e progressive si mescolano dentro un certa ruvidità di base, ma non tutto è puro afflato metallico; si trova un certo respiro post-rock e una freddezza alla Voivod che genera modernità assoluta. In alcune sfumate sensazioni potremmo individuare anche i Dark Tranquillity ma di certo la scelta è molto meno commerciale rispetto alla loro.La title-track ‘SUITCASE MAN’ mette la tipologia doom come porta d’ingresso dell’opera e lo fa con una buona dose di raffinatezza grazie ad una atmosfera rarefatta che si fa poi sostituire da una accelerazione invadente molto efficace; qui inizialmente canta Palermi che a fine brano viene raggiunto dall’ugola di Bidoli che poi continuerà ad essere il cantante del resto dell’opera.

‘MIRRORS’ è tra quei pezzi che usa un’anima più dark-wave, con una linearità che viene gestita formando una tensione funzionalmente emotiva dall’inizio alla fine, con un basso frizzante che ne sostiene dinamicamente la struttura e accentazioni del sintetizzatore che sembrano scintille di luce. A fare la parte del brano duro ci pensa ‘ESCAPE OUT’ che è un attacco invasivo, abbracciando un senso punk di netta irruenza. ‘SOLITARY JUSTICE’ avanza ossessivamente con una certa fluidità morbida, nonostante la tonicità di fondo, e all’interno della linea cantata gelida, emerge un coro più melodico che amplia lo sguardo sonoro, funzionale all’articolazione del songwriting.L’assenza della chitarra va considerata importante per la caratterizzazione estetica del suono che ne emerge. Questa scelta fa parte integrante del tripode concettuale di questo progetto presente dal 2019 ad oggi, ma non determina vuoti sonori, ciò grazie all’intelligenza degli arrangiamenti studiati in modo da affermare una notevole presenza scenica.

Le tastiere sono eccellenti schegge o strisciate ad effetto, mentre il basso riempie la struttura di differenti toni caldi. Il cantato roco si comporta in modo da rendere le linee vocali piuttosto futuriste attraverso una certa algìa evocativa, che in alcuni casi appare emozionale, ma senza mai farsi troppo caratterialmente cattiva o suadente, mantenendo a distanza l’ascoltatore come spesso fanno i Voivod, così da apparire maggiormente spaziali. Diverse situazioni ricordano le sperimentazioni di gruppi punk-wave già presenti negli anni ottanta, fortemente legati all’underground di quel tempo, anche in seno all’Italia, spesso realizzati allora con una certa ingenuità, ingenuità qui del tutto assente vista la maturità artistica dei nostri.

Quella fu un’espressività che rimase di nicchia, quasi a farsi dimenticare, e oggi il linguaggio che Nicolini coi suoi Otron vive, possiede ancora una dimensione underground, infatti non è certo una forma accattivante quella che viene suonata. Non accattivante in senso largo, ma comunque attraente e di qualità per chi ama l’Arte. Non è una impostazione insomma pensata per il mainstream, non è musica per passare il tempo, bensì necessita di ascolto attento. Attenzione, non sono canzoni difficili da seguire, sono ben fruibili, ma solo un popolo metallico maturo, per quanto minoritario, può apprezzare un lavoro del genere, basato su un modello anticommerciale.

Roberto Sky Latini

Suitcase Man
Inside Voices
Mirrors
Microchip
Drums on the Hill
Escape Out
Endless Resistance
Cosmic Identity
Solitary Justice
Fake Euphoria

Enio Nicolini – bass / drums
Maurizio Bidoli – vocals
Gianluca Arcuri – synth
Luca Nicolucci – drums
Guest:
Luciano Palermi – vocals in ‘Suitcase Man’