Elvenking

Rader of the Runes – Luna

Analizzando la carriera della band italica nei suoi ormai 12 full-lenght (esordirono discograficamente nel 2001), possiamo affermare con cognizione di causa che essa è in assoluto la miglior band folk-metal d’Italia. Con il terzo capitolo della saga iniziata nel 2019, anche il 2025 li conferma gruppo di spicco in tale ambito sebbene non si tratti, in questo caso, di un album all’altezza dei più belli da loro scritti. Come al solito emerge la grande capacità di rimanere Heavy e Power pur coi connotati folk, e questo è stato da sempre un fondamentale punto a loro favore, in quanto ciò permette di avere enorme carica elettrica e dinamismo potente.m La title-track ‘LUNA’ è un bell’orecchiabile metal dal ritmo diretto e lineare che lo rende efficace, con una linea melodica accattivante che è subito afferrabile, e senza cedere a tentazioni commerciali. La dura ‘STORMCARRIER’, metà power, viene addolcita dal gustosissimo violino e stemperata dal ritornello solare, quando invece i riff netti e il canto growl fumano come braci. La natura bivalente del gruppo, che oscilla tra pesantezza e leggiadrìa, emerge chiaramente dall’enfatica ‘ON THESE HAUNTED SHORES’ che sa giocare bene gli equilibri creando un pezzo sia impattante che avvolgente.

E luccica un brano come ‘THE GHOSTING’, più introspettivo nelle strofe ma emotivamente chiaro nel ritornello, aggiungendo però due parti soliste eccellenti dal punto di vista dello spirito evocativo, rendendo il contenuto ancora più pregnante grazie alla piccola magia che emana. La zona più oscura arriva con ‘THE WEEPING’ che tocca corde passionali, e tra le righe vengono espirate volute di tipo Judaspriestiano, percepibili in diversi elementi fra cui la chitarra iniziale, alcuni passaggi riffici e diverse impostazioni vocali, per un risultato ricco di vibrazioni, oltre a veleggiare con un assolo di ampio respiro verso un finale misterioso. Poteva questo ultimo essere utilizzato come brano epico da tipico finale di disco, ed invece è stato anticipato per terminare con una maestosa suite di undici minuti che strappa all’ascoltatore altre emozioni di livello. Si tratta di ‘READER…BOOK II’, un episodio intrigante in grado di mantenere costante l’attenzione nonostante la lunghezza e i diversi caratteri assemblati. Fa ridere al minuto 1.22 sentire il frammento, poi ripetuto, di frase cantata che usa le stesse note della song ‘La Isla Bonita’ di Madonna (1986), non è certo una citazione ma sicuramente un plagio inconsapevole, il quale però ci sta benissimo e non rovina nulla. Il brano contiene centralmente un momento acido e malvagio, e poi si apre ad una sezione orchestrale che sfocia in una cavalcata iper-power con assolo che spara le cartucce ardenti della sei-corde in modo libero, per arrivare ad un finale anche qui degno di coprire il ruolo di termine-disco. Brani minori, ma mai filler, testimoniano la necessità di scrivere canzoni del tutto caratteristiche del genere in senso canonico come fa l’irruente ‘Throes of Atonement’, perfetta per le sessioni live.

Sappiamo che il cantante non è un virtuoso dell’ugola, ma la sua alta bravura sta nell’essere sempre adatto al contesto e nel controllare in modo sapiente le modulazioni sebbene sia presente qualche momento al limite, non perfettissimo; è però un difetto che troviamo solo nelle sfumature degli acuti o in qualche fine-frase (da ascoltare in tal senso ‘Gone Epoch’; ‘Starbath’ e ‘Throes of Atonement’). Ad ogni modo il suo timbro è caratteristico e rende riconoscibile qualitativamente il combo, oltre al fatto che si tratta comunque di una voce in grado di variare con eleganza le diverse linee vocali (e poi ricordiamo che dal vivo è un personaggio iconico dal grande appeal, impossibile da sostituire). Si conferma una sezione ritmica notevole, molto tonica e in grado di reggere ogni passaggio strutturale, con inventiva e spessore. Tanto spazio viene dato, anche se non allo stesso modo in tutte le tracce, alle sezioni soliste, dove oltre al bel violino è la chitarra elettrica a scatenare evoluzioni  piene di feeling. Nel folk, metal o no che sia, i giri sonori usano degli standard difficili da evitare, succede anche qui, ma è il pegno che tocca pagare se si vive in questo ambito, fortunatamente gli Elvenking sanno come non abusarne. E del resto siamo di fronte a maestri della musica metal, in grado di concepire lavori esemplari, da ritenere punti di riferimento, compreso questo. Se all’inizio della recensione si è accennato al fatto che tale band sia da considierare in cima alla graduatoria folk del metal italiano, possiamo arrischiarci a dire che è anche una delle dieci migliori realtà folk-metal a livello mondiale.

Roberto Sky Latini

Season of the Owl
Luna
Gone Epoch
Stormcarrier (feat. Mathias Lillmans)
Starbath
On these haunted Shores
The Ghosting
Throes of Atonement
The Weeping
The Reader of the Runes – Book II

Damna – vocals
Aydan – guitars
Headmatt – guitars
Lethien – violin
Jacob – bass
Symohn – drums