Edge Of Paradise

Prophecy

Nel 2023 il quinto album ‘Hologram’ di questa band statunitense ci aveva regalato delle belle emozioni. Sfornava una verve moderna con anche sfaccettature elettroniche per un goticismo quando orecchiabile, quando duro, in grado di mantenere sempre una tonicità forte di base. Ma soprattutto una interpretazione vocale di una cantante che impronta le sue modulazioni a caratteristiche sia stranianti che sexy. In una eleganza stilistica piuttosto spinta, oggi questi musicisti ci ripropongono quella stessa caratterialità, ma forse meno sopra le righe a favore di una tensione più matura.Molti pezzi appaiono più commerciali, altri più ricchi di groove. I ritmi maggiormente incalzanti sono quelli più bravi a colpire, soprattutto anche perché in questi casi la voce va in parallelo ad accendersi con incremento di animosità e di feeling eccentrico. La cadenzata ‘GIVE IT TO ME’ è un ottimo esempio di questa carica intensa, dove la voce scorre in un saliscendi emotivo, scura e lasciva, con parentesi evanescenti tra impatti crudi; il drumming è teso, e si sottolineano ambivalenze tra il ruffiano e la lacerazione mentale, senza compromessi rassicuranti.

Troviamo nell’opera linee vocali più lineari ma sempre gustosamente increspate, e in questo caso il feeling più appassionato è quello di ‘PROPHECY UNBOUND’, che è anche il pezzo con la riffica meglio congegnata del lotto. Il momento che colpisce per la sua singolare follia, mista a tono insolente e deciso, è ‘THE OTHER SIDE OF FEAR’ che gronda di suoni e ritmo, quest’ultimo anche ballabile, ma dallo spirito rock intransigente; è anche in fondo il brano più divertente. Bravamente intensi sono i due episodi meno duri. La semiballata ‘Sad Life of a Rose’ spinge sulla carta passionale straziante, sopra una struttura che crea una variopinta sonorità in grado di aumentare il tasso atmosferico globale. Poi arriva la traccia soave, la ballata vera e propria, che emana sofferenza e tristezza; ‘Here Me’ è la richiesta di chi non vuole solitudine e soffocamento in un mondo “rumoroso”, e la voce riesce ad esprimerlo con forza vibrante proprio grazie alle modulazioni eclettiche delle corde vocali.

Chiaramente questa band ha sempre appoggiato tutta la sua essenza nelle interpretazioni della singer che forza il cantato in una ecletticità frammista di sospiri, seducenti singulti e ammaliante bisbigliare, il tutto apparendo sia sensuale che sfrontato, anche perché poi ci si accompagna a rimbalzi graffianti e rabbiosi, con l’ugola che arriva ad acuti taglienti, per un modo di usare spesso un tono alto che inonda con onde prolungate o con onde corte che si susseguono incombenti. In effetti l’artista canta con virtuosismo estremo, e i caratteri sono nervosamente diversificati all’interno anche delle singole tracce, per cui prima che finisca una traccia siamo stati già inondati di molteplici emozioni. Non si prova mai a normalizzare il cantato, i cui vocalizzi possono stufare chi cerca melodie più lineari, magari con modularità meno spezzate di quelle che invece vengono proposte.

Ma questa è la specificità del gruppo, ed è facile abituarcisi vista la buona scrittura compositiva e la bravura della cantante. Guardando più in profondità si nota come in realtà le linee melodiche non siano poi così originali, diciamo che si evince invece una propensione alle melodie deformate, ed è infatti proprio quasi solo l’interpretazione a renderle strane e diverse, a renderle eccentriche. Non c’è insomma sperimentazione, se non nel provare a estrarre tutto dalle potenzialità vocali di questa attitudine, tra l’altro già gli In This Moment avevano questa credenziale; solo che Maria Brinks li conteneva in confini ben determinati, aumentandone la teatralità, in certi casi anche con soluzioni più efficaci e dilanianti, teatralità che qui è meno esplicita. Va detto che i riverberi e i riflessi canori qui hanno cercato di contenere l’effetto attrattivo sessuale per invece prediligere respiri più aggressivi o descrittivi rispetto all’album precedente, diminuendo anche il tasso commerciale che in questo disco è meno presente.

Per quanto si veda che c’è la possibilità di cadere nel pop, gli Edge riescono con intelligenza ad evitarlo; si possono trovare afflati Metalcore come fanno anche gli italici Lacuna Coil e gli ucraini Jinjer, è però il goticismo a prevalere, in senso anche noir, con una leggera sfumatura di decadenza stilistica, ma il sound rimane positivamente nell’ambito metal.

Roberto Sky Latini

Death Note
Give It to Me (Mind Assassin) – feat. Ben V. vocals / Ludovico Technique
Prophecy unbound
Sad Life of a Rose
Rogue (Aim for the Kill)
Hear Me
The other Side of Fear
Martyr (Monster)
Relive again
Falling Light

Margarita Monet – vocals, keyboards
Dave Bates – guitars
David Ruiz – guitars
Kenny Lockwood – bass
Jamie Moreno – drums