Eagles

Desperado

Nel 1972 l’esordio della band fu una buona uscita; la qualità, se non in tutto il songwriting, stava nella sensibilità che dava il sentore di grande potenziale, oltre che in alcune ottime song. Il secondo album ‘Desperado’ è invece già una opera d’arte, matura ed esemplare. Si denota una completezza espressiva che non rimane semplicemente buona musica, ma rende chiara ciò che viene chiamata “ispirazione artistica”. Il genere si colora ancora una volta di forti tinte country-folk, sottolineando l’appartenenza netta al mondo culturale USA, ma la verve è moderna.

E’ ormai condiviso da tutti che il vero capolavoro di questo full-lenght sia la title-track ‘DESPERADO’, brano accompagnato dal pianoforte e dai violini, ma che è una bellissima forma melodica e sonora che entra a pieno merito tra le più belle composizioni del mondo, suadente e piena di emozionante pathos; nonostante l’arrangiamento quasi sinfonico, essa è concettualmente una tipica ballata rock. Non mancano comunque altre perle preziose. La prima traccia introduttiva e l’ultima  traccia, collegate dal titolo ‘DOOLIN DALTON’, sono di grande spessore; la prima è una acustica ballata che si dispiega melodicamente ficcante, appoggiata da un arrangiamento guidato dal basso caldo, mentre la seconda ha la stessa sofficità con però un arrangiamento più corposo senza mancare anche qui però di arpeggi acustici, e poi prosegue allacciandosi ad una versione diversa ma altrettanto toccante della title-track ‘Desperado’. ‘CERTAIN KIND OF FOOL’ è un altro pezzo da novanta, ed esso esce fuori dal semplice range country per essere un momento rock, legato a cose più attuali del momento, ricordando che il rock del ’73 era già fortemente pregnante ed evoluto. ‘OUTLAW MAN’ usa tastiere alla Superstramp, e sembra il Neil Young che verrà; canzone meno sognante ma più concreta e dura, anche nella velocità, con chitarra solista che non appare trattenuta come sembrava avvenire nel disco di debutto e come sembra talvolta anche qui, ed il basso, per quanto semplice, ancora una volta si fa sentire nella sua bella presenza.

Raffinatissima l’eleganza della fascinosa ‘BITTER CREEK’ che rimanda ai tempi di C.S.N.&Y. ma senza farne il verso e recuperato stilisticamente anche da Gerry Rafferty anni dopo; un momento magico sia localmente che strumentalmente. Nessun brano minore diventa un semplice riempitivo. Si va verso il classico blue-grass con la tenace ‘Twenty-One’ che diverte e fa muovere il piedino. Bello rockin’rolleggiante il ruvido attacco di ‘Out of Control’ che attizza un fuoco vivace. Una soft-song alla Neil Young culla il fruitore con ‘Tequila Sunrise’ che scorre placida ma corale con anche l’aiuto  delle voci armoniche che la rendono più ricca. La calma di ‘Saturday Night’ è forse uno degli episodi più tradizionalisti, pure viene interpretato con classe senza far cadere l’album nella banalità. Sono assenti le tracce deboli che si trovavano l’anno precedente. Il country-rock di questo lavoro diventa qualcosa di più sostanzioso rispetto alla tradizione commerciale americana, e tocca apici comunicativi che sono da brividi. L’atmosfera percorre gli afflati western della storia che raccontano, ma lo fa con una freschezza che appare piena di un feeling dal carattere accentato, produttore di energia, e non diventa mai stantìo.

Le chitarre sanno giocare molto bene tra accordi e assoli, sempre accompagnati da un martellante basso sostanzioso che assembla il tutto con perfetta precisione. Tre dei membri della band si alternano al canto facendo sempre bella figura, con grande professionalità e personalità. Il valore della musica del disco è incrementato dal valore del concept che tratta l’epopea dei fuorilegge del west. Tra i migliori pezzi e i minori c’è una differenza netta, ma ognuna delle tracce contribuisce a rendere questo disco azzeccato nelle sue espressioni musicali, rendendo di livello tutto l’album. Stranamente il pubblico inizialmente gli diede meno credito rispetto all’esordio che invece aveva fatto subito successo. Ma la storia ha decretato che questa opera è migliore della prima, ed è, anzi, uno dei fondamentali mattoni della storia sebbene non giganteggi in tutti i brani.  E da questo momento la qualità del gruppo diventa un marchio di efficacia ed efficienza. La poetica di fondo, il saper raccontare, l’attenzione ai particolari, decreta la reale bravura di un gruppo cha ora ha una marcia in più. Ancora lontani dall’inserire sospiri pop, non ha ancora virato molto verso il rock, facendo perfettamente bene però ciò che fa, e meritando la fama che avrà. Si festeggia in data 17 aprile il cinquantennale di un disco che è entrato nel cuore di tanti amanti del rock e non solo.

Roberto Sky Latini

Asylum Records
www.eagles.com

Side A
Doolin-Dalton
Twenty-One
Out of Control
Tequila Sunrise
Desperado

Side B
Certain Kind of Fool
Doolin-Dalton
Outlaw Man
Saturday Night
Bitter Creek
Doolin-Dalton/Desperado (Reprise)

Bernie Leadon – guitar banjo mandolin guitar chitarra, banjo, mandolino,vocals
Glenn Frey – guitar keyboards piano vocals
Randy Meisner – bass guitar vocals
Don Henley – drums vocals