Don’t Fuck With Us

Dedicato alla Luna

Il nuovo EP dei Don’t Fuck With Us, “Dedicato alla Luna”, rappresenta un manifesto sonoro di ribellione, autenticità e coraggio creativo. Uscito il 26 novembre 2024, questo progetto segna un punto di svolta per il trio, che ha saputo distaccarsi dalle convenzioni e dar vita a un lavoro che sfida ogni etichetta e confine musicale Quello che emerge è una fusione dinamica di generi che, pur partendo dal rap, si espande senza paura verso sonorità più avventurose, tra jazz, funk e improvvisazione, il tutto arricchito da una componente emotiva potente e profonda.L’EP si apre con “Icaro”, un brano che subito espone la natura del progetto, dove la sperimentazione sonora non è solo un accessorio, ma la linfa vitale che spinge il racconto musicale. La strumentazione varia e arricchita da atmosfere dilatate si mescola a testi che parlano di sfide, sogni e consapevolezza. È la ricerca di un’identità, ma anche di una risposta alla società che tende a livellare, a omologare, a schiacciare la creatività sotto il peso delle opinioni dominanti.Con “Cronico”, in collaborazione con Moder, i DFWU proseguono il viaggio attraverso una tessitura sonora che oscilla tra il funk e il jazz, aprendo uno spazio per rime incisive e veloci che raccontano la lotta con la monotonia del quotidiano. È qui che la componente lirica emerge con forza, segnando un contrasto netto tra la fluidità musicale e l’urgenza dei messaggi.

“Se non la vedi tu” è un altro momento chiave dell’EP, con un beat più morbido e una riflessione sull’isolamento e la difficoltà di percepire il mondo da angolazioni non convenzionali. Il sound diventa etereo, ma mai distante, e invita l’ascoltatore ad entrare in una dimensione introspettiva senza paura di affrontare le proprie paure e incertezze.Il pezzo “Capicannonieri” è una delle tracce più vivaci, un concentrato di energia in cui il rap incontra il groove, mentre “Quello che mi resta” si fa più riflessivo e malinconico, ma sempre lucido, sempre vivo.Il brano che dà il titolo all’EP, “Dedicato alla Luna”, è probabilmente il culmine emotivo del progetto. Con un ritmo lento e ipnotico, il pezzo celebra il coraggio di essere sé stessi in un mondo che sembra premere affinché tutti si adattino. La luna, simbolo di solitudine e di una bellezza misteriosa e distante, diventa il faro di una resistenza all’omologazione.

Il progetto si chiude con l’“Outro”, che sembra quasi una dichiarazione finale, un respiro di liberazione da tutto ciò che è convenzionale.
La sezione strumentale del gruppo, composta da Daniel alla batteria, Lorenzo al basso e Marco al piano, è un elemento fondamentale che eleva il progetto. Le incursioni jazz e l’energia del funk non sono solo un accessorio, ma si intrecciano in modo così naturale con le rime da rendere ogni traccia un’esperienza unica. L’EP scivola tra momenti di introspezione e passaggi esplosivi con una grazia sorprendente, pur mantenendo sempre un’energia viscerale che non lascia mai spazio alla noia.

I Don’t Fuck With Us dimostrano di essere una realtà musicale in continua evoluzione, in grado di dare vita a un sound unico che mescola rap, jazz, funk e una spinta all’individualismo che non ha paura di mettersi in gioco. L’EP è un viaggio emozionale, intimo e potente, che lascia un segno profondo in chi lo ascolta. Un lavoro che celebra la libertà espressiva e l’urgenza di rompere gli schemi, in un contesto musicale sempre più omologato. E, in fondo, è proprio questo che lo rende speciale: la sua capacità di spingere oltre i confini, di non conformarsi mai.

Anna Cimenti

Icaro
Cronico feat. Moder
Se non la vedi tu
Quello che mi resta
Capicannonieri
Dedicato alla Luna
Outro

CREDITI
Testi: Federico Poli
Chitarra e synth: Mattia Mennella,
Sax: Anton Zalata
Basso: Lorenzo Mercuriali
Batteria: Daniel Bruni
Rhodes e pianoforte: Marco Pierfederici
Rec: Andrea Scardovi presso “Duna Studio”
Mix e master: Ivano Giovedì presso “Wave Roof Studio”
Art direction: Marcello PicchioniTromba in “Icaro” e “Outro”: Giovanni Giacometti
Trombone in “Icaro”: Riccardo Brancato
Artwork: Martina Platone