Distant Past
Solaris
I Distant Past sono sono una band Heavy Metal tradizionale fondata in Svizzera nel 2002 da Adriano (basso) inizialmente solo come progetto in studio; poi si è unito successivamente Jvo.
l’ex cantante/chitarrista di un’altra band elvetica, gli Emerald, nel 2014, trasformandoli in una band a tutti gli effetti. Questo nuovo album uscirà a novembre e l’assaggio che ne abbiamo fatto ci riporta il gusto di un disco di heay metal melodico classico e veloce che non prende prigionieri. La voce acuta di Jvo, un po’ tra Udo e Kiske, con ritmiche, cori come l’albionica Harris formation insegna (Sacrifice), la doppia cassa a doppiare i battiti cardiaci accelerati, gli assoli melodici. Il wha che fa capo nella chitarra d’inizio di Rise above fear, forse il pezzone più rock del disco se lasciamo parlare il tempo di batteria, non distoglie dal nodo centrale della produzione di metal classica. A dimostrarlo sono proprio i suoni scelti per le distorsioni delle chitarre, su tutti forse l’unico intermezzo derivante dritto dritto da Killers, per citare sempre le albioniche vergini. Ottima produzione e cura nella stesura delle canzoni. senza tracce di suoni o sintetizzatori moderni, come gli stessi ci ricordano. Chitarre pure, batteria martellante veloce, basso a mitraglia a seguire le voci squillanti, proprio come nei giorni di gloria del metal. I temi trattati, per ammissione dei cinque mettallers sono proprio alieni, antiche civiltà, fantasmi, guerra, società utopistiche, previsioni del giudizio universale, temi religiosi, ma anche fantasy e vecchi classici di fantascienza, portando il feeling dell’headbanging “vecchia scuola” in modo concreto. Fugitive of tomorrow sembra un pezzo preso da Piece of mind dei Maiden, una b-side insomma, non si tratta ovviamente di copia ma di trarre ispirazione dà. La voce pura e cristallina, non rilascia alcuna vibrazione di incertezza, così come il batterista Remo si fa macchina Uli Kusch-iana. Le chitarre di Ben e Lorenz hanno quel suono più vicino alla vecchia scuola che non al power moderno, sempre molto pulite. Speed demon la più ricca di doppie voci, con la batteria ad imbastire una cavalcata e poi una riflessiva digressione dialettica melodica tra il cantante e la chitarra solistica. Il pezzone che si preannuncia un lento è The watchers, un bel lentone con intro lento e poi una insospettabile elaborazione progressive metal dei primordi. Si rientra su terreni power con Realm of the gods, e si chiude con le chitarre armonizzate di Fire and Ice, sul tempo familiare di batteria che riconoscerete sicuramente. Assolutamente niente di nuovo dal Passato Distante, semmai solo conferme di un genere tutt’altro che dimenticato.
Ivanhoe