Dimmu Borghir

Puritanical Euphoric Misanthropia

Siamo nell’anno 2022, quasi 2023, e il mercato è nuovamente in fermento per una nuova uscita da parte dei Dimmu Borgir, realtà ormai ampiamente consolidata e estremamente apprezzata nel panorama metal internazionale, tanto da avere sempre gli slot più importanti nei palchi più importanti dei festival più importanti, ma anche mega tournée che ormai passano in ogni posto nel mondo. I Dimmu Borgir, insieme ad altre band come i Cradle Of Filth, ma in particolare modo i norvegesi, hanno contribuito allo sdoganamento del black metal da un mercato riservato ad una nicchia decisamente ristretta di pubblico, potremmo quasi paragonarli agli Iron Maiden del black metal, data la loro importanza.Tutto questo comporta, ovviamente, che ogni qualvolta si sparga la voce che i Dimmu Borgir stanno per tirare fuori dal cilindro un lavoro, si venga a creare un hype davvero importante, non solo tra gli addetti ai lavori e i forum e le varie pagine social iniziano a riempirsi di news e piccole curiosità, così che da queste curiosità, seguite, in realtà, qualche giorno dopo da un comunicato ufficiale, sì è potuto evincere come la band fosse al lavoro nel rimettere in sesto uno dei loro dischi più importanti, il disco che ha segnato la svolta nella scrittura e nella costruzione dei brani e delle atmosfere, parliamo di Puritanical Euphoric Misanthropia, uscito per Nuclear Blast nel 2001 e sempre tramite Nuclear Blast, il 28 ottobre 2022 è stato riedito il disco in versione remixata e rimasterizzata e il sottoscritto ha l’arduo compito di doverlo recensire.

Parto subito con il dire che ho adorato Puritanical sin dal primo ascolto, trovando il platter come l’evoluzione naturale del precedente Spiritual Black Dimension, altro disco che adoro alla follia e che purtroppo gode di una produzione non proprio all’altezza delle composizioni. È da questo disco, infatti, che i Dimmu Borgir iniziano a virare il sound; certo siamo sempre in territori symphonic black, ma nella costruzione dei brani iniziano a fare breccia passaggi decisamente più thrash e momenti ispirati dalla scena avangarde, capitanata dagli Arcturus, che aveva già iniziato a spopolare negli anni precedenti. A prova di questo si può ascoltare, già dallo stesso Spiritual Black Dimension, la presenza di Vortex, intento ad occuparsi delle parti di voce pulita, Vortex viene preso in prestito direttamente dagli Arcturus e questo può essere il segno di quanto i Dimmu Borgir siano interessati e attratti dal movimento avangarde.Arriviamo finalmente a Puritanical Euphoric Misanthropia che apre completamente alle influenze di gruppi come gli Arcturus e quindi c’è più spazio per la creatività di Mustis che si occupa non solo di tutte le parti di tastiere e sintetizzatori ed effettistica, ma, coadiuvato dal direttore dell’Orchestra Sinfonica di Göteborg, di scrivere tutte le parti sinfoniche, che ovviamente vengono registrate dall’Orchestra stessa.

Il disco è una vera e propria bomba e riesce a raccogliere consensi ovunque, anche i fan più oltranzisti apprezzano il lavoro svolto dai norvegesi, grazie a delle composizioni ottimamente strutturate, varie e soprattutto cariche di ferocia e groove che colpiscono dritte nel segno. Puritanical è un concentrato di reminiscenze del black sinfonico della prima porzione della discografia dei Dimmu Borgir, di thrash metal, di avangarde e di extreme gothic metal e ovviamente le parti sinfoniche non fanno altro che donare quella brillantezza in più a tutte le composizioni. Non c’è un brano che stanchi, che faccia alzare il dito per mandare avanti le tracce, non un riempitivo che non si trovi lì per un preciso motivo e che sia funzionale al tutto; il disco è totalmente ragionato e realizzato secondo una chiara e precisa idea di dove si voglia andare a parare andando a creare una iperstruttura che non ha bisogno di sostegni o altro per reggersi completamente su se stessa.

I Dimmu Borgir partoriscono un vero e proprio capolavoro e allo stesso tempo un disco che funge da spartiacque con tutto ciò che è stato, perché da adesso in poi, parlare di symphonic black metal è estremamente riduttivo.Sono passati ben 21 anni da tanto clamore e da tanta rivoluzione: oggi i Dimmu Borgir, a parere di chi scrive, sono l’ombra di se stessi e sono ormai diversi album in cui la creatività scarseggia, così quando si è saputo che il Nero Castello era in procinto di rimettere le mani su Puritanical ho pensato: ecco l’operazione commerciale di Natale; non solo non hanno più nulla da dire, ma ora devono rovinare anche un disco meraviglioso come lo è il platter in esame. Così quando mi è stata assegnata la recensione del restyling di Puritanical Euphoric Misanthropia ho preso il tutto con grande sospetto e con una certa negatività di fondo: perché decidere di rovinare un disco perfetto così?

Che poi nella realtà perfetto, dal punto di vista della produzione non lo è, ma nel momento in cui uscì, sembrava tutto al posto giusto; poi dopo svariati ascolti, inizi a renderti conto che il tutto è troppo compresso, gli strumenti sono un po’ tutti addosso gli uni agli altri ed è necessario ricorrere a trucchetti da studio per fare in modo che ogni strumento sembri possedere il proprio ambiente: ci sono tonnellate di riverberi vari sparsi qua e là nel disco, compressioni ultra spinte ed equalizzazioni che sono tutte troppo votate verso le frequenze medio-alte. Appena premuto play sul lettore le mie foto orecchie hanno iniziato a ringraziare, infatti già dalla splendida intro si può notare come il tutto suoni più arioso e come ogni strumento occupi le proprie frequenze, senza andare a sovrapporsi ad altri; pertanto inizio a pensare che forse, il disco è appena partito per cui il beneficio del dubbio ci può stare, questo completo stravolgimento di Puritanical non sia proprio solo una manovra commerciale.

Man mano che il disco si dipana attraverso le sue tracce, mi rendo conto che il lavoro fatto è davvero certosino, ogni singola traccia di ogni singolo strumento è stata completamente remixata e rimasterizzata: sono state risolte le pecche che presentava la prima versione e il tutto suona decisamente più armonico e nonostante si sia provveduto ad abbassare i livelli di uscita, nel mastering finale, tutto suona decisamente più compatto con gli strumenti che si sentono decisamente meglio rispetto a prima. I suoni sono meglio bilanciati, andando ad enfatizzare ora le chitarre ora le parti orchestrali o dei sintetizzatori, la batteria non va a sovrastare il tutto ed è regolata su livelli ottimali tanto da dare forza alle chitarre nelle parti più estreme e sostiene la parte ritmica e di groove insieme al basso di Vortex, che finalmente si sente in tutti i suoi passaggi e fraseggi. Le orchestrazioni e tutte le sinfonie hanno, finalmente, il giusto spazio per poter esprimere al meglio le atmosfere create che vanno a fare da contraltare o a dominare le porzioni più metalliche, facendo ulteriormente respirare le composizioni.

Come dicevo un lavoro veramente certosino per un disco che, proprio per la produzione, soffriva un po’ il passare degli anni, mentre Puritanical Euphoric Misanthropia ha nelle sue strutture armoniche e compositive le capacità di non soccombere allo scorrere del tempo e questa nuova veste ne può essere la prova. Insomma, l’idea che in parte si tratti di una manovra commerciale resta, ma se tutte le manovre di tal tipo regalassero gli stessi effetti, sarebbero una cosa fantastica: a questo disco è stata regalata una seconda giovinezza ed è sicuramente un’operazione di pregio e spero davvero che riescano a fare un qualcosa di simile anche per l’altro capolavoro che risponde al nome di Spiritual Black Dimension, perché anche quel disco ha parecchie frecce al proprio arco.

Grazie Dimmu Borgir o grazie Nuclear Blast per aver avuto questa pensata: ho goduto nuovamente della possibilità di ascoltare in cuffia a tutto volume questo disco meraviglioso senza che l’ascolto risultasse faticoso o fastidioso, come poteva accadere per la versione originale.

Daniele “Darklordfilthy” Valeri

Nuclear Blast
www.dimmu-borgir.com

Fear and Wonder (Intro)
Blessings upon the Throne of Tyranny
Kings of the Carnival Creation
Hybrid Stigmata – The Apostasy
Architecture of a Genocidal Nature
Puritania
IndoctriNation
The Maelstrom Mephisto
Absolute Sole Right
Sympozium
Perfection or Vanity
Devil’s Path (re-recorded)
Burn in Hell (Twisted Sister cover)

Shagrath – lead vocals/harsh vocals, lyrics (5, & 12); synth
Galder – lead guitar
Silenoz – rhythm guitar, lyrics (2-4, & 6-9)
ICS Vortex – bass guitar, co-clean vocals (3, 4, 8, 10, & 13), lyrics (10)
Mustis – synthetics and samples
Nicholas Barker – drums and percussion